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Il taglio dei fondi destinati a programmi quali l’ARPA-E e l’Office of Energy Efficiency metterebbe a repentaglio l’avanzamento delle energie rinnovabili e costerebbe migliaia di posti di lavoro.

di James Temple

Sulla base delle intenzioni dichiarate da Trump riguardo una lunga serie di programmi del Dipartimento dell’Energia, i ricercatori che operano nel settore si stanno preparando al taglio dei fondi federali destinati allo sviluppo di forme di energia sostenibile.

In questo momento, sono poche le certezze sulle iniziative interessate dai tagli, oltre che sulla portata di questi tagli. Riduzioni significative, però, potrebbero comportare una vasta serie di effetti sulla ricerca energetica e ambientale, mettendo in crisi la creazione di nuovi posti di lavoro e la riduzione di gas serra.

Il personale e gli scienziati dei laboratori del DoE sono rimasti particolarmente perplessi da un articolo comparso a gennaio su The Hill, secondo cui l’amministrazione Trump avrebbe intenzione di ridurre drasticamente il dipartimento. Questa notizia, e diverse altre pubblicazioni successive, sostengono che le basi di questa transizione si troverebbero in un rapporto inoltrato nel 2016 dalla Heritage Foundation contenente la proposta di eliminare interamente il programma dell’ Advanced Research Projects Agency–Energy program (ARPA-E), l Office of Energy Efficiency and Renewable Energy (EERE) e l’ Office of Fossil Energy, che si occupa prevalentemente di sforzi atti alla cattura e sequestro di anidride carbonica, “clean coal” incluso.

Fonti governative, ricercatori del settore, ed esperti di politiche normative sostengono che l’articolo non descriva tanto una proposta definitiva, quanto un’apertura a quello che diventerà certamente oggetto di un contenzioso dibattito sui budget stanziati per il 2018.
Vi è un consenso generale sull’intenzione della Casa Bianca e del Congresso Repubblicano di applicare notevoli tagli alle ricerche nel campo delle energie rinnovabili e del cambiamento climatico, settori che erano costantemente cresciuti sotto la presidenza Obama. Resta da chiarire cosa, dove, e in che misura, passerà dalla Casa Bianca.

Si teme che ARPA-E, EERE, e le ricerche condotte per il Biological and Environmental Research Program siano particolarmente vulnerabili, soprattutto considerato che erano già state prese di mira dai repubblicani prima ancora che Trump entrasse nella Casa Bianca.

Dal 2009, quando è stata fondata, l’ARPA-E ha investito in centinaia di progetti di ricerca di energie pulite, batterie, smart grid, stoccaggio termico, sequestro di anidride carbonica, biocombustibili, efficienza dei mezzi di trasporto ed altro. Diversi progetti si sono trasformati in imprese private, incluse la Fluidic Energy e la 1366 Technologies.

Nel frattempo, l’EERE fornisce l’80 percento dei finanziamenti destinati al National Renewable Energy Laboratory (NREL) di Golden, Colorado. Il laboratorio assume quasi 1.700 persone, pubblica oltre 1.000 paper scientifici l’anno, ed ha sviluppato oltre 800 brevetti o tecnologie in fase di registrazione, stando al suo sito Internet.

“Spero che il presidente riconosca il valore di questi laboratori nel promettere scienza al servizio dell’interesse pubblico”, dice Andrew Beebe, direttore responsabile della Obvious Ventures e membro del consiglio di amministrazione degli investimenti per NREL. “Una energia più economica, sicura ed affidabile non è questione di pareri soggettivi”.

In una e-mail, la portavoce del NREL Heather Lammers ha detto che il laboratorio non era in grado di elaborare alcuna interpretazione sul potenziale impatto delle decisioni di Trump, visto che non sono ancora chiare. Anche il Dipartimento dell’Energia brancola nel buio a riguardo.

Il rapporto della Heritage Foundation mira anche a circoscrivere le operazioni del Biological and Environmental Research Program, dell’ Energy Innovation Hubs e dell’Office of Electricity Deliverability and Energy Reliability, che sta lavorando per modernizzare la rete elettrica nazionale. Oltretutto, il piano promuovere tagli sui fondi destinati all’Office of Nuclear Energy e al programma Basic Energy Sciences.

La proposta giunge in un momento in cui i pericoli del cambiamento climatico, e la necessità di passare rapidamente a tecnologie a zero emissioni, stanno diventandosemprepiù chiari. Diversi studi concludono che il raggiungimento dei crescenti requisiti energetici pur riducendo le emissioni di gas serra richiederanno significativi progressi nelle tecnologie per le energie rinnovabili. Diversi problemi continuano ad affliggere il settore dei combustibili liquidi sostenibili, la cattura e il sequestro di anidride carbonica, lo stoccaggio di energia, le tecnologie per smart-grid, l’efficienza e il costo delle energie rinnovabili – proprio il genere di problemi che i programmi del DoE stanno cercando di risolvere.

Secondo Dan Reicher, direttore esecutivo dello Steyer-Taylor Center for Energy Policy and Finance di Stanford, molte delle proposte presentate dal rapporto della Heritage Foundation incontrerebbero la resistenza politica dello stesso partito repubblicano. Del resto, le rinnovabili costituiscono una porzione crescente dei settori d’impiego e tassazione in diversi stati rossi. In particolare, la crescente industria eolica nello stato dell’ex governatore del Texas Rick Perry, oggi segretario per l’energia di Trump.

I tagli al DoE andrebbero certamente contro le promesse fatte da Trump quanto la creazione di nuovi impieghi, visto che le ricerche condotte nei laboratori del paese si traducono spesso in nuove professioni per il settore privato. Le prospettive di trovare un impiego nel settore eolico e solare e fare carriera sono in rapido aumento. Oltretutto, l’attuale transizione verso tecnologie per la riduzione delle emissioni, incluse nuove centrali nucleari, potrebbe generare quattro milioni di posti di lavoro entro il 2030, stando a un precedente studio della University of California, Berkeley.

“Se mettiamo da parte le ideologie, cose che questa amministrazione non sembra in grado di fare, è evidente che queste cose creano lavoro”, dice Daniel Kammen, direttore del Renewable and Appropriate Energy Laboratory della UC Berkeley. “Vi aspettereste un certo livello di buon senso da queste persone, ma la Casa Bianca, purtroppo, deve ancora dimostrare di averne”.

(MO)