Una nuova ricerca esplora gli effetti del neurofeedback sull’umore.
di Lisa Ovi
Una nuova ricerca della Duke University di Durham, nella Carolina del Nord, esplora come ci si possa sentire motivati grazie al Neurofeedback.
Secondo la pubblicazione apparsa su Neuron, basterebbe un allenamento davanti ad uno scanner RMF (Risonanza Magnetica Funzionale), una macchina capace di individuare con precisione la parte del cervello più attiva al momento dell’osservazione.
La squadra della Dr.ssa Alison Adcock, una psichiatra che guida la ricerca della Duke, indaga da anni su come calibrare la funzionalità del cervello a partire da comportamento e pensieri.
I neuroscienziati sanno che le capacità di essere motivati e sentirsi gratificati originano dalla zona del cervello che prende il nome di Area Tegmentale Ventrale.
Nei loro test, i ricercatori hanno mostrato ai soggetti dello studio l’immagine in tempo reale dell’area in questione e li hanno incoraggiati a sentirsi motivati, a qualunque costo. C’è chi ha pensato all’incoraggiamento ricevuto da uno sposo, chi ha ricordato il proprio addestramento militare, chi una canzone dei Queen. L’elemento più efficace è risultato differente per ciascun individuo. Unica costante: quell’immagine sullo schermo doveva “accendersi”.
In altre parole, ciascun soggetto ha potuto scoprire la miglior fonte motivazionale necessaria alla conduzione dei propri compiti quotidiani. Secondo i ricercatori, si tratterebbe del risultato di un’azione congiunta tra capacità di apprendimento e mnemonica.
Le applicazioni più immediate per questo genere di studi si possono immaginare nel campo della psicoterapia cognitivo-comportamentale, una tecnica utilizzata per la cura di svariati disturbi psicopatologici secondo cui si può ottenere una modifica del comportamento per mezzo di esercizio costruttivo dei processi mentali e comportamentali.
Fonte: NPR
(MO)