Come mai il numero di vaccinazioni contro il virus HPV rimane basso nei paesi rurali

Il vaccino anti-cancro è in circolazione da un decennio, perché non è accessibile a tutti?

di Emily Mullin

Mandi Price non avrebbe mai creduto di potersi ammalare di cancro a 24 anni. Era una tranquilla studentessa universitaria quando un pap test le diagnosticò un cancro al collo dell’utero in fase 2. I medici individuarono, nelle sue cellule, tracce di papilloma virus umano, un’infezione prevenibile con un vaccino chiamato Gardasil che il suo medico mancò di consigliarle quando era ragazzina.

La Price dovette lasciare gli studi per sottoporsi ad un trattamento chirurgico, chemioterapia e radioterapia, ma un anno dopo, il cancro era ancora attivo e dovette sottoporsi ad altri 6 mesi di chemio. Ora, a 29 anni, è in remissione, lavora a Los Angeles.

Il Gardasil, un vaccino della Merck, venne considerato un grande passo avanti quando ricevete l’approvazione della U.S. Food and Drug Administration nel 2006. Si trattava del primo vaccino capace di proteggere contro svariate forme di cancro. Eppure, dopo un decennio dalla sua immissione sul mercato, soprattutto negli stati del sud degli U.S.A., è così poco utilizzato da non poter impedire la continua trasmissione del virus HPV. Secondo una recente ricerca, nel 2016, solo il 50 percento delle ragazze ed il 38 percento dei ragazzi ha ricevuto tutte le dosi necessarie a garantire una copertura completa, contro l’80 percento auspicato dagli esperti sanitari.

Il Gardasil offre una copertura contro il cancro alla cervice, vulva e vagina in ragazze e donne dai 9 ai 26, contro il cancro anale per uomini e donne e il cancro orale in uomini nella stessa fascia d’età.

Il virus HPV provoca 32,000 casi di cancro all’anno. Electra Paskett, esperta in epidemie di cancro alla Ohio State University, si dichiara stupita: “Se fosse un vaccino contro il cancro al seno, la gente farebbe la coda”. Negli U.S.A., un individuo su 4 è affetto da HPV. Il problema del vaccino è il suo legame con un tabù americano: la sessualità giovanile.

La Merck, intende aiutarne la diffusione lanciando programmi educativi per il personale sanitario. Nell’insieme, le percentuali di giovani vaccinati sono più alte nelle aree metropolitane che in quelle rurali, più conservatrici e possibilmente meno coperte da servizi sanitari, o influenzate da budget familiari sotto la media nazionale che possono rendere economicamente difficile la scelta di somministrare ai propri giovani un vaccino che viene 150 dollari la dose. In alcuni stati, i casi di cancro provocati dal virus HPV sono divenuti i più frequenti, sia fra le donne che tra gli uomini.

Il Gardasil è disponibile solo da un decennio, per cui molti di questi casi coinvolgono ancora individui che non avevano già più l’età adatta ad essere vaccinati, ma ci si può aspettare un peggioramento del problema se il vaccino non comincia ad essere utilizzato.

Un altro ostacolo incontrato dal vaccino, racconta la Paskett, nasce dall’illusione diffusa secondo cui il virus HPV provocherebbe il cancro solo nelle donne. In realtà, ragazzi e uomini possono essere sia portatori che sviluppare cancro all’ano, al pene, alla gola ed alla lingua.

Secondo un sondaggio del 2015 non più di un quarto dei pediatri intervistati incoraggiava l’uso del vaccino, un terzo di essi si dichiarava semplicemente imbarazzato a parlare di malattie a trasmissione sessuale.

Nneka Holder, professoressa di medicina adolescenziale della University of Mississippi Medical Center, trova frustrante il fatto che il vaccino contro l’HPV non venga raccomandato perché i medici temono di dover parlare di sesso con i genitori. Il personale sanitario potrebbe semplicemente presentarlo come prevenzione contro il cancro lasciando perdere la discussione su come si diffonde.

Secondo un sondaggio del 2014 condotto nel Minnesota, invece, il 47 percento del personale sanitario che aveva cercato di affrontare l’argomento non aveva avuto occasione di approfondirlo, mentre 55 percento non era riuscito a convincere i genitori. Secondo William Schaffner, professore di medicina della prevenzione e malattie infettive alla Vanderbilt University, i medici che hanno avuto più successo nel convincere i genitori sono stati quelli che hanno trattato l’argomento più casualmente, infilandolo tra altri senza darvi troppo peso. Con soli 10 anni alle spalle, non si può ancora calcolare quanti casi di cancro il vaccino sia stato in grado di prevenire, ma gli studi clinici dimostravano una copertura quasi totale, ed in piena sicurezza, contro le infezioni di quei ceppi di HPV per cui era stato studiato. Queste infezioni sono calate del 64 percento tra le ragazze statunitensi dal 2006.

Virginia, Rhode Island e Washington, D.C., hanno reso le vaccinazioni obbligatorie a livello scolastico, scatenando gruppi d’opposizione di genitori convinti che i loro figli non siano sessualmente attivi e quindi non abbiano bisogno di copertura contro il virus HPV. Vero è che in molti individui il virus viene eliminato direttamente dal sistema immunitario. Ciò non toglie che in un numero di casi, questo non avvenga ed il virus degeneri in cancro.

L’utilizzo del vaccino contro l’HPV è in graduale aumento, ma gli ostacoli che ha incontrato potrebbero influenzare anche vaccini futuri. Da anni ricercatori stanno studiando un vaccino contro l’HIV, un virus la cui diffusione tocca gli stessi temi tabù: sesso senza protezione e assunzione di droghe per endovena.

Tutto questo in un ambiente in cui la cultura contraria ai vaccini si sta facendo sempre più strada tra i genitori. Per la Price ed altri pazienti affetti da cancro, l’idea di rifiutare il vaccino è follia: “Perché mai rifiuteresti la possibilità di evitare il cancro a tua figlia o a tuo figlio?”

(LO)

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