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A corredo del servizio dedicato alla 10 tecnologie che promettono di cambiare il modo di vivere e di convivere, pubblicheremo alcune delle testimonianze previsionali di illustri studiosi, cominciando dalla autorevole meteorologa della Università di Berkeley, Inez Fung.

di Inez Fung 

Molti desidererebbero informazioni sul modello climatico, ma non hanno una idea precisa di ciò che vorrebbero sapere. Quindi a loro rispondo: «Supponiamo che io vi dica che un evento accadrà con una probabilità del 60 per cento nel 2030. Sarà sufficiente per voi o avreste bisogno del 70 per cento? O magari del 90 per cento? Quale livello di informazione in merito alle proiezioni dei modelli climatici potrebbe essere utile?».

Sono entrata a far parte del gruppo di Jim Hansen nel 1979 e ho potuto partecipare a tutte le prime proiezioni climatiche. Posso quindi affermare che da allora le modalità di previsione non sono granché cambiate. Ciò che abbiamo fatto è stato di aggiungere ricchezza di rappresentazioni e una risoluzione più elevata, ma le proiezioni restano basate sullo stesso tipo di dati, di fisica e di osservazioni.

In effetti, ci sono ancora molte cose che ci mancano. Per esempio, non abbiamo ancora una vera e propria teoria delle precipitazioni. Ma recentemente si sono aggiunti due fattori strumentali assai interessanti.

Il primo consiste nella è disponibilità di osservazioni satellitari: la possibilità di osservare direttamente i sistemi nuvolosi non è ancora del tutto utilizzata. 

Il secondo concerne il fatto che prima non erano disponibili modelli regionali delle precipitazione nel corso della storia, mentre ora ne possiamo disporre. Gli scienziati hanno scoperto alcune caverne in Cina e altrove, in cui trovano spesso numerose stalagmiti che, tagliate e portate in laboratorio, consentono straordinarie rilevazioni relative all’uranio-torio e agli isotopi di ossigeno nel carbonato di calcio. Ciò consente di interpretare gli andamenti storici delle precipitazioni. I dati sono incredibili: sono oggi disponibili informazioni su oltre mezzo milione di anni di precipitazioni in tutta l’Asia.

Per quanto mi riguarda, non credo che sia possibile ridurre i combustibili fossili entro il 2030. In effetti, non stiamo riducendo la CO2 o il metano atmosferico. 

Per altro, circa 1,2 miliardi di persone nel mondo in questo momento non hanno accesso alla elettricità. Quindi auspico che la crescita delle energie alternative possa migliorare le condizioni di vita nelle parti del mondo prive di elettricità. Si tratta di un auspicio importante perché si può tradurre in educazione, salute e tutto ciò che è associato a uno standard di vita occidentale. In questo scenario sto riponendo le mie speranze.

foto: Fotografia di Leah Fasten.