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Almeno un milione di specie andrà incontro all’estinzione nei decenni a venire, metà delle quali insetti che sono alla base di intere catene alimentari.

di Leigh Cowart

È buio. La decomposizione vegetale è sospesa nell’aria, intrappolata sotto le viscere di un faggio abbattuto. Uno scarabeo saproxilico incunea il guscio duro del suo esoscheletro attraverso la polpa che si ammorbidisce, le sue gambe si muovono ritmicamente. I chemosensori sulle antenne e sull’apparato boccale emettono un flusso costante di informazioni e il suo piccolo corpo da coleottero si sposta per mangiare frammenti di albero morto che gli danno una deliziosa sensazione gustativa. L’animale, vorace e ignaro di ciò che lo circonda vive nel sottobosco di una foresta europea temperata.

Di fronte alle estinzioni di una lunga serie di specie, i ricercatori di tutto il mondo stanno cercando di valutare lo stato della biodiversità del pianeta su larga scala. Devono lavorare velocemente: gli habitat vengono rapidamente distrutti dallo sviluppo commerciale e dai cambiamenti climatici. Si stima che almeno un milione di specie andrà incontro all’estinzione nei decenni a venire, metà delle quali insetti. 

I coleotteri da soli costituiscono da un quarto a un terzo di tutte le specie animali conosciute, e forse anche di più. Senza insetti, intere catene alimentari crollano. Non ci sono pomodori estivi o zucche invernali senza impollinatori, nessuna rimozione delicata di animali morti senza i coleotteri dermestidi che li assistono. Il pianeta si riempirebbe di marciume e decadimento. Senza gli insetti che fungano da braccio mobile di molte strategie riproduttive vegetali, gli esseri umani morirebbero di fame.

Ma c’è un barlume di speranza che arriva da un luogo inaspettato: lo spazio. E non richiede sensori fantasiosi o nuovi costosi satelliti. Come hanno riferito i ricercatori dell’Università di Würzburg in Radar Vision in the Mapping of Forest Biodiversity from Space, un documento del 2019 pubblicato su “Nature Communications”, risulta che i dati radar disponibili gratuitamente possono essere utilizzati per capire dove vivono anche gli insetti più piccoli. 

I satelliti sono ora in grado di monitorare la popolazione di scarabei dall’alto. Getty

Per fare in modo che funzioni, gli scienziati eseguono innanzitutto studi completi sullo stato reale delle cose. Danno uno sguardo approfondito a quali insetti vivono in una zona, attirandoli usando luci intense o creando trappole per contenerli. Da queste indagini biologiche sul campo, costruiscono un quadro della biodiversità degli insetti. Successivamente forniscono tali dati a un algoritmo di apprendimento automatico, insieme ai dati radar e lidar dei satelliti che hanno scansionato la stessa area. 

In questo modo si addestra l’algoritmo a correlare variabili come la ricchezza e la composizione delle specie di un’area con modelli specifici delle immagini satellitari, che non sono necessariamente evidenti o comprensibili all’occhio umano. Quindi, mentre guardiamo le immagini dal satellite Sentinel-1 e vediamo scorrere pixel di grande interesse su uno schermo, l’algoritmo potrebbe visionare quegli stessi pixel e, in base a ciò che ha appreso da altri input, fare previsioni sulla distribuzione delle specie nel luogo esaminato. 

Se l’imaging rispecchia la reale condizione forestale, i ricercatori potrebbero dedurre la situazione attuale della diversità tra gli insetti e applicare queste conoscenze a situazioni ambientali simili. Affinché gli esseri umani possano sopravvivere in futuro, dobbiamo sapere dove si sta verificando più rapidamente la perdita di biodiversità. 

Il monitoraggio delle specie di insetti aiuterà i ricercatori e i responsabili politici a formulare un piano d’azione. Dall’inizio dell’era industriale, è probabile che circa il 5-10 per cento di tutte le specie di insetti si siano estinte. Solo negli ultimi 25-30 anni, l’80 per cento della biomassa di insetti del pianeta è scomparsa. Ma, non ancora, il piccolo scarabeo.

Immagine: Rose Wong