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I ricercatori del Karolinska Institutet in Svezia hanno sviluppato una nuova strategia per identificare potenti anticorpi in miniatura per combattere le varianti emergenti di SARS-CoV-2

di MIT Technology Review Italia

Già da qualche anno si è capito che le piattaforme di selezione in vitro di nanocorpi sintetici possono costituire un valido mezzo nel mettere a punto strumenti profilattici, terapeutici e diagnostici per contrastare il virus. Con l’aiuto di queste tecniche di laboratorio avanzate, si è oggi infatti in grado di produrre una nuova classe di proteine terapeutiche in grado, grazie alle loro proprietà strutturali e alla loro stabilità, di dare risultati al momento non raggiungibili con i tradizionali anticorpi terapeutici.

Da tempo, accanto ai vaccini, che con efficacia diversa stanno consentendo di fronteggiare l’infezione nei Paesi ricchi e rappresentano i risultati più evidenti della ricerca, i ricercatori sono impegnati sul fronte dei prodotti per la diagnostica, gli anticorpi monoclonali e i primi farmaci antivirali. La disponibilità di questi ultimi, assieme ai vaccini, ha giocato un ruolo importante nell’eradicazione del virus, oltre che per la predisposizione di un certo numero di terapie comunque somministrabili in caso di insorgenza di varianti virali resistenti ai vaccini disponibili.

Ma nonostante questi passi avanti, la necessità di terapie efficaci contro la diffusione del virus pandemico rimane elevata. I frammenti di anticorpi che si trovano naturalmente nei camelidi possono essere adattati per l’uomo e rappresentano candidati terapeutici promettenti in quanto offrono numerosi vantaggi rispetto agli anticorpi convenzionali. Due vantaggi importanti sono costituiti dalle loro proprietà biochimiche favorevoli e dalla possibilità di produrli a costi contenuti su larga scala.

Negli studi ora pubblicati, i laboratori di Gerald McInerney e Ben Murrell, entrambi del Department of Microbiology, Tumor and Cell Biology (MTC), al Karolinska Institutet, identificano diversi potenti nanocorpi derivati da un alpaca immunizzato con antigeni SARS-CoV-2. Il primo studio, su “Nature Communications”,  descrive un singolo nanocorpo, Fu2 (dal nome dell’alpaca Funny), che ha ridotto significativamente la carica virale di SARS-CoV-2 nelle colture cellulari e nei topi. 

Usando la criomicroscopia elettronica, i ricercatori hanno scoperto che Fu2 si lega naturalmente a due siti separati sulla proteina spike virale, inibendo così la capacità del virus di entrare nella cellula ospite. Questa parte dello studio è stata condotta in collaborazione con Hrishikesh Das e Martin Hällberg del Department of Cell and Molecular Biology at Karolinska Institutet.

I ricercatori hanno poi approfondito il repertorio di nanocorpi dell’alpaca combinando una gamma di tecniche di laboratorio avanzate e metodi computazionali, ottenendo una libreria di nanocorpi descritti in dettaglio.

I risultati, presentati in “Science Advances”, hanno rivelato ulteriori nanocorpi che nelle colture cellulari e nei topi hanno efficacemente neutralizzato in modo incrociato sia il virus originario che la variante beta di SARS-CoV-2 e hanno persino neutralizzato l’ormai lontano SARS-CoV-1.

I ricercatori stanno attualmente applicando le stesse tecniche per identificare quali nanocorpi di questo set sono in grado di neutralizzare meglio l’omicron, la variante SARS-CoV-2 ora dominante. Una volta stabilite, queste librerie possono essere ampliate e utilizzate per trovare nanocorpi alla base di farmaci antivirali in grado di ostacolare i meccanismi  di replicazione e trascrizione del virus, che sono essenziali per la sua riproduzione e propagazione.

(rp)