Catturare l’anidride carbonica: in Islanda è già realtà

Le tecnologie di cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica giocheranno un ruolo importante nella lotta alle emissioni. Un impianto in Islanda ha già avviato le operazioni, ma ne serviranno molti altri

di Lisa Ovi

In una semplice manciata di secoli, le emissioni provocate dalle attività umane hanno portato il pianeta nel pieno dell’attuale crisi climatica, mettendo a grave rischio la sopravvivenza delle specie. L’ultimo rapporto rapporto dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA)  parla chiaro: abbiamo tempo fino al 2030 per poter ancora fare la differenza.

Si parla di accelerare l’elettrificazione decarbonizzata delle economie mondiali, migliorare l’efficienza energetica, ridurre le emissioni e sostenere l’innovazione necessaria alla transizione verso un’economia net-zero e circolare, ma si studiano anche tecnologie capaci di compensare, ricatturare, i gas climalteranti rilasciati. Perché foreste, mari e oceani, carbon sink (pozzi di assorbimento del carbonio) naturali del pianeta, da soli non ce la fanno più.

Le tecnologie di cattura e sequestro (CCS) o cattura e utilizzo (CCU) del carbonio sono nuove, per lo più ancora in fase di sviluppo e sperimentazione, ma sulla cima di un vulcano in Islanda è stato recentemente attivato un primo impianto capace di aspirare anidride carbonica dall’aria come un grande aspirapolvere.

Con il nome di Orca, dalla parola islandese per energia, la creazione dell’azienda svizzera Climeworks, è un esempio di “impianto di cattura diretta del carbonio nell’aria”, attualmente il più grande del mondo, secondo il suo operatore. Gestite in collaborazione con l’azienda islandese Carbfix, le macchine dell’impianto utilizzano filtri chimici per catturare i gas. La CO2catturata dall’aria viene quindi miscelata all’acqua, in una sorta di acqua frizzante, e pompata in profondità nel sottosuolo dove reagirà con formazioni rocciose favorevoli alla formazione di minerali di carbonato solido, in un processo naturale che dura circa 2 anni.

Affinché la tecnologia Carbfix funzioni, è necessario quindi soddisfare tre requisiti: rocce favorevoli, acqua e una fonte di anidride carbonica. A questi parametri, il sito islandese aggiunge la prossimità alla centrale geotermica di Hellisheiði, da cui l’impianto di Orca si alimenta di sola energia prodotta da fonte rinnovabile. Attivato lo scorso autunno, l’impianto rimuove circa 10 tonnellate di CO2 al giorno, equivalente alla quantità di carbonio emessa da 800 auto al giorno ed assorbita in un anno da 500 alberi. Per contro, però, le attività umane emettono circa 35 miliardi di tonnellate di gas serra l’anno.

È ormai chiaro che la semplice riduzione nel nostro utilizzo dei combustibili fossili non sarà sufficiente ad evitare la catastrofe; sono necessarie anche soluzioni che ci permettano di riparare i danni già fatti e tuttora in corso. Ogni proposta che permetta di alleggerire l’atmosfera del pianeta dalle emissioni che ne stanno alterando irreparabilmente gli equilibri merita di essere esplorata.

(lo)

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