Basterà superare di poco i limiti fissati con l’accordo climatico di Parigi per scatenare pesanti ripercussioni ambientali

Nel caso in cui le temperature globali dovessero aumentare di appena un grado centigrado in più, andremmo incontro a ondate di caldo, alluvioni e siccità da record.

di James Temple

Nonostante l’ambizioso traguardo fissato con l’accordo climatico di Parigi, è sempre più improbabile che il mondo riesca a impedire l’innalzamento delle temperature entro 2 °C (vedi “È sempre più probabile la peggiore delle ipotesi riguardo il riscaldamento globale”).

Diversi studi hanno scoperto che persino nel caso in cui tutti i paesi si attenessero agli impegni presi per abbattere le emissioni di gas serra – una ipotesi di per sé improbabile – le temperature globali medie potrebbero aumentare di 3 °C nell’arco di questo secolo.

Che differenza potrebbe fare un grado centigrado in più? Tanta, pare. Stando a un nuovo studio, pubblicato il 14 febbraio su Science Advances, la probabilità che ondate di calore, alluvioni e periodi siccità prolungati colpiscano grandi parti del globo potrebbe aumentare dalle tre alle cinque volte.

Dopo la straordinaria stagione di uragani e incendi che hanno travolto gli Stati Uniti lo scorso anno, eventi atmosferici sempre più estremi e frequenti colpiranno sempre più duramente il paese in termini di vite perdute, costi per la ripresa e perdite economiche.

Lo studio, condotto da Noah Diffenbaugh, un professore di scienza dei sistemi per la Terra presso l’Università di Stanford, ha analizzato i registri meteorologici storici e i risultati di 15 modelli climatici sottoposti a molteplici scenari di emissioni (vedi “Cosa è un modello climatico?”). Fra le scoperte più rilevanti figurano:

– Con un incremento delle temperature di 1-2 °C al di sopra dei valori preindustriali, la probabilità di superare le temperature record nelle ore notturne aumenterebbe di tre volte almeno per il 38 percento delle regioni europee. Con un aumento compreso fra i 2 e i 3 °C, però, la probabilità aumenterebbe di cinque volte e arriverebbe a interessare il 50% del continente (le temperature medie globali sono già aumentate di 1 °C).

– In America settentrionale, a seguito dell’aumento delle temperature secondo entro gli stessi valori, la probabilità di incorrere in notti storicamente calde aumenta dalle tre volte nell’1% del continente alle tre volte in oltre il 70 percento, fino a raggiungere un livello di probabilità cinque volte maggiore nell’11 percento del continente.

– La probabilità di segnare un nuovo record per la durata dei periodi di siccità aumenta solo marginalmente nella maggior parte del pianeta con l’avvicinarsi alla soglia dei 2 °C. Con un aumento delle temperature compreso fra i 2 °C e i 3 °C, però, il valore cresce di tre volte nel 3 percento dell’America settentrionale, nell’11 percento dell’Europa, e nel 13 percento dell’America meridionale.

– Per finire, la probabilità che diluvi storici colpiscano molte parti del mondo aumenta a sua volta, specialmente in Asia orientale, dove la probabilità di incorrere in simili eventi cresce da tre volte nell’8 percento della regione a tre volte nel 31 percento della regione, fino a raggiungere una probabilità cinque volte maggiore che colpiscano il 10 percento della regione.

È bene sottolineare come la maggior parte di questi risultati descriva un notevole aumento nella probabilità di eventi atmosferici catastrofici persino nella eventualità in cui riuscissimo a contenere il riscaldamento globale entro la soglia di 2 °C fissata con l’accordo climatico di Parigi. Alcuni scienziati ambientali, difatti, ribadiscono da tempo che si tatti più di un traguardo arbitrario politico che di un limite scientificamente provato: James Hensen, un ex scienziato climatico della NASA, aveva descritto quel traguardo “una ricetta per il disastro globale”. Uno studio di cui è stato coautore nel 2016 sottolinea come il livello dei mari durante il periodo Eemiano, quando le temperature massime raggiunsero pochi decimi digrado in più rispetto ai valori attuali, si fosse alzato di oltre 70 cm.

Nel caso in cui dovessimo superare di 4 °C i livelli preindustriali, le cose si farebbero ancor più complicate. Come descritto da uno studio commissionato dalla Banca Mondiale, le riserve di cibo calerebbero, le temperature medie estive raggiungerebbero livelli estremi in gran parte del mondo e la crescita nel livello dei mari costringerebbe milioni di persone a ricollocarsi.

Immagine: L’uragano Harvey ha causato pesanti inondazioni a Houston

(MO)

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