Smarrito? Ferito? In giro a fare compere?
Hardware e software in grado di localizzarvi in luoghi all’aperto e al chiuso potranno indicarvi la direzione, venire in vostro soccorso e fornirvi suggerimenti per gli acquisti, offrendo allo stesso tempo lucrose prospettive ai fornitori di tecnologie senza fili.
di ERIC W. PFEIFFER
Amanda siede oziosamente al bar del ristorante più alla moda della città, rigirando tra le mani il bastoncino del cocktail che sta sorseggiando. Apparentemente imperturbabile, in realtà è in preda all’ansia: la persona con cui ha un appuntamento è in ritardo di quasi 15 minuti. Ella sta pensando di chiamarlo, ma non vuole sembrare troppo ansiosa o opprimente. Comunque, estrae il suo cellulare e, invece di telefonare, apre un menu speciale, digita il numero dell’amico e vede che si trova a non più di tre minuti a piedi dal luogo dell’appuntamento. Quando egli entra nel ristorante, Amanda ignora le sue scuse, dicendo di non essersi affatto preoccupata.
è solo una storia fantastica o è realmente impossibile? Affidandosi al calcolo computerizzato della posizione, il settore caldo della tecnologia wireless, che offre nuovi servizi ai clienti e nuovi flussi di entrate alle società che forniscono i suddetti servizi, si potranno anche salvare vite umane. L’obiettivo è produrre telefoni cellulari, PDA e perfino accessori di moda in grado di seguire i movimenti dei loro proprietari, siano essi a passeggiare all’aperto, a lavorare al sessantesimo piano o a fare shopping in un centro commerciale. KDDI, un’azienda giapponese di telecomunicazioni, offre oltre 100 diversi servizi basati sulla localizzazione che fanno uso della tecnologia sviluppata da Qualcomm, produttore di apparecchiature senza fili, dai braccialetti che consentono ai genitori di sapere dove sono i loro figli nel parco ai telefoni cellulari che indicano dove comprare le tagliatelle a buon mercato a Shiniyuku, il quartiere dei grattacieli a Tokyo. In Corea, due milioni di cittadini usano il loro telefono cellulare per rintracciare gli amici più vicini e, per esempio, per trovare piccoli ristoranti economici per un incontro deciso al momento. In Europa, le reti di cellulari possono localizzare gli utenti e fornire loro indicazioni personalizzate per arrivare a Big Ben o alla Torre Eiffel.
Gli Stati Uniti sono ancora abbastanza indietro: AT&T Wireless garantisce un servizio molto richiesto di localizzazione, per la ricerca di un amico, ma solo a qualche centinaia di migliaia dei suoi 21 milioni e 200 mila abbonati. Gartner, la società che si occupa di ricerche di mercato, prevede che il numero complessivo di aziende e consumatori americani che useranno i computer consapevoli della loro posizione saliranno vertiginosamente da 150.000 nel 2002 a 42 milioni nel 2005, con una crescita del giro d’affari da 6 milioni di dollari a 828 milioni di dollari. In tutto il mondo, Gartner stima che il mercato supererà i 26 miliardi di dollari nel 2007. Allora, o poco dopo, è assai probabile che la tecnologia sarà in grado di localizzare le persone dovunque siano – almeno in ambienti esterni – facendoci avvicinare a grandi passi all’era del computer onnipresente. Oltre a favorire gli incontri difficili, i consumatori e i dirigenti affamati, l’informazione sulla localizzazione potrebbe consentire ai pompieri e ad altro personale addetto alle emergenze di trovare le persone imprigionate negli edifici in fiamme. «I servizi basati sulla localizzazione occuperanno una posizione privilegiata tra quelli offerti dai fornitori di servizi ai loro clienti», sostiene X.J. Wang, un esperto dell’azienda di ricerca Yankee Group, con sede a Boston.
Se queste sono le aspettative, non c’è da meravigliarsi che aziende che vanno da Qualcomm a Intel, insieme a un gruppo di startup, si siano lanciate nell’arena dei servizi di localizzazione. IN FUTURO, ALCUNE RETI SAPRANNO SEMPRE DOVE SIAMO, COSA STIAMO CERCANDO E ANCHE DOVE STIAMO ANDANDO. Ma la parola chiave è «previsti». Prima che questi servizi siano realmente operativi, sarà necessario superare una serie di ostacoli. Le tecnologie devono ancora raggiungere i livelli di accuratezza e affidabilità necessari per fornire i servizi più avanzati, specialmente nei luoghi chiusi, dove le pareti e altri tipi di ostacoli impediscono la trasmissione dei segnali. Sono necessari standard sia per indirizzare l’informazione di localizzazione a diverse reti senza fili, sia per la formattazione dei dati in arrivo a un cellulare o a un PDA. Le preoccupazioni per la salvaguardia della privacy costituiscono un ulteriore scoglio. Gli utenti vogliono veramente che i loro amici siano a conoscenza dei loro spostamenti? Avranno la possibilità di disat- tivare questo servizio premendo un semplice bottoncino?
Ben pochi nel settore, comunque, hanno dubbi sul fatto che lo sviluppo della tecnologia permetterà di superare queste difficoltà. Noi utenti avremo allora a disposizione una serie di tecnologie che collaboreranno per assicurare che qualcuno – o qualche rete – sappia sempre dove siamo, cosa stiamo cercando e dove stiamo andando. Si potrebbe definire una specie di Grande Fratello basato sul consenso dell’utente, un fratello maggiore con un buon senso dell’orientamento.
TU SEI QUI
Le tecnologie di localizzazione si sono sviluppate in Europa e in Asia (si veda Il sol levante della localizzazione, a pag. 43) per i vantaggi che offrivano, mentre negli Stati Uniti finora la spinta principale è venuta dalla sicurezza. Sei anni fa, la Federal Communications Commission stabilì che i fornitori di servizi per i cellulari dovevano automaticamente identificare il luogo di provenienza delle chiamate d’emergenza al 911. Queste aziende dovranno essere in grado di localizzare la chiamata con un margine di errore che oscilla tra i 50 e i 100 metri (a seconda della tecnologia usata) entro il dicembre del 2005. «Centinaia di milioni di telefoni cellulari hanno l’obbligo di sapere dove si trovano per legge. Una simile direttiva rappresenta una spinta enorme allo sviluppo della tecnologia», afferma Larry Smarr, direttore del California Institute for Telecommunications and Information Technology, che sta contribuendo a mettere a punto, tra le altre cose, la prossima generazione di tecnologie senza fili. Al momento, comunque, non è ancora chiaro quale tecnologia di localizzazione giocherà il ruolo principale nella infrastruttura che la FCC ha reso obbligatoria. Tutte presentano vantaggi e svantaggi, che spesso ruotano intorno al livello di accuratezza – il margine di errore relativo al luogo dove si trova una persona – al consumo d’energia e al costo. Ognuna offre una soluzione diversa al problema del rilevamento della posizione dell’utente nei suoi spostamenti esterni e interni, per non parlare delle difficoltà di localizzare qualcuno che si sta spostando dal quinto al cinquantacinquesimo piano in ascensore. L’infrastruttura finale «sarà una combinazione di una serie di contributi differenti», dice Jonathan Spinney, un dirigente di ESRI, un’azienda di Redlands, in California, leader nella cartografia e nel posizionamento.
Il primo ostacolo da superare – quello che crea al momento le minori difficoltà – è la rilevazione della posizione in ambiente esterno. Due degli strumenti di localizzazione più promettenti sono costituiti dal sistema GPS e dalle reti cellulari esistenti. Il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha lanciato la rete di satelliti nel 1978 per migliorare la precisione delle armi; ora migliaia di macchine con a bordo apparecchi GPS consentono ai cittadini di muoversi nel traffico urbano. I ricevitori determinano la posizione calcolando il tempo di trasmissione dei segnali radio ad almeno 3 dei 24 satelliti GPS che girano intorno alla Terra in orbite conosciute. Brad Parkinson, un ingegnere astronautico della Stanford University, è stato nel 1972 il primo direttore del programma GPS. «Già allora avevamo intuito che ci sarebbero state numerose applicazioni, soprattutto in ambito civile», egli afferma. «Sapevamo anche che il GPS migliorava i servizi di localizzazione, ma siamo rimasti sorpresi dal livello di accuratezza che ora siamo riusciti a conseguire».
Oggi il margine di errore oscilla tra i 5 e i 20 metri, ma poiché il GPS richiede una visuale con i satelliti, il meccanismo non funziona bene nelle strade strette delle grandi città. Per rimediare a questo inconveniente, alcuni fornitori di servizi senza fili utilizzano una tecnologia conosciuta come GPS assistito, in cui la rete cellulare esistente affianca i ricevitori GPS, che possono impiegare qualche minuto a localizzare i satelliti. La rete velocizza questo processo di ricerca e aiuta il lavoro del GPS in aree che altrimenti rimarrebbero scoperte, identificando i satelliti più vicini e agendo più o meno come il classico segnale «Tu sei qui». I fornitori di servizi giapponesi e coreani hanno largamente adottato il GPS assistito e Qualcomm ha colto l’occasione per vendere milioni di cellulari abilitati al GPS a clienti asiatici. In una tecnologia molto simile – GPS con abilitazione TV – Rosum, una startup di Redwood City, in California, sta usando la diffusione di potenti segnali televisivi invece di quelli cellulari, per triangolare la posizione. I segnali teletrasmessi sono in questo caso preferibili perché già coprono una larga area geografica e penetrano negli edifici più facilmente. Rosum sta collaborando con la californiana Trimble, leader nel GPS, per integrare la sua tecnologia con il GPS.
Ma qualsiasi tipo di GPS prevede che gli utenti acquistino microtelefoni compatibili; ciò potrebbe richiedere diversi anni prima di arrivare a formare una massa critica, almeno negli Stati Uniti. Così alcuni fornitori di servizi senza fili hanno sviluppato modi ingegnosi di utilizzare le loro reti esistenti solo per localizzare con esattezza dove si trova il cliente. Poiché le reti telefoniche senza fili sono suddivise in celle che si passano tra loro le chiamate, ogni cella usata da chi chiama fornisce un’indicazione approssimativa della sua posizione. In ogni caso la precisione è scarsa: una ricerca di Gartner parla di un margine di errore che varia dai 30 ai 150 km, a seconda delle condizioni. Se si sta cercando un ristorante cinese a New York, potrebbe esserci qualche problema.
Un metodo chiamato «differenti tempi di arrivo» può migliorare la situazione. Simile alla triangolazione GPS, questa tecnologia rileva la posizione misurando il tempo impiegato da un segnale di un telefono cellulare ad arrivare a tre o più stazioni cellulari fisse e calcolando le differenze. Se sono presenti solo due siti cellulari, come succede spesso nelle aree rurali, allora gli angoli dei segnali in arrivo possono fornire un’ulteriore informazione sulla posizione.
A differenza dell’Asia, dove l’indiscutibile vincitore è stato il GPS assistito, gli Stati Uniti stanno sperimentando un approccio ibrido: AT&T Wireless e Cingular, per esempio, usano i differenti tempi di arrivo, mentre Sprint e Verizon utilizzano il GPS assistito. Anche se le tecnologie cellulari di localizzazione non prevedono l’acquisto da parte dei clienti di nuove apparecchiature, non si sono ancora dimostrate accurate quanto il GPS, con risoluzioni soltanto di 120 metri circa, secondo Spinney di ESRI. Pur rispettando le indicazioni governative relative al 911, queste tecnologie non sono abbastanza precise da offrire servizi per la navigazione. Questa è la ragione per cui Spinney ritiene che nel lungo periodo il GPS assistito prevarrà globalmente. «Tutte le strade portano al GPS assistito», egli dice.
I SERVIZI DI LOCALIZZAZIONE POSSONO AIUTARE CHI è IN DIFFICOLTà. MA GLI UTENTI VOGLIONO CHE ALTRI VENGANO A CONOSCENZA DI OGNI LORO MOVIMENTO?
ALL’INTERNO DEGLI EDIFICI
Rilevare la posizione di un utente in un luogo chiuso è molto più impegnativo. Il GPS assistito può perdere molta della sua precisione per via dei soffitti, delle pareti e di altri ostacoli, mentre le tecnologie cellulari non hanno bisogno di così tanta accuratezza: un margine d’errore di 120 metri può ancora permettere di individuare un segnale lampeggiante di un ristorante in un isolato urbano, ma una differenza di soli 5 metri in un grattacielo può far localizzare un utente in un piano invece che in un altro. Anche se non è un problema in molte applicazioni, una modesta mancanza di precisione potrebbe voler dire la differenza tra la vita e la morte per i soldati che stanno cercando di identificare amici e nemici in uno scenario di guerra urbana o per vigili del fuoco alla ricerca degli scampati a un incendio.
Allora che tipo di tecnologia si può usare quando una persona entra in un edificio e prende l’ascensore per spostarsi? Una possibilità è costituita dalla popolare tecnologia di reti senza fili conosciuta come 802.11 o Wi-Fi. Numerosi fornitori di servizi senza fili hanno cominciato a installare ricetrasmettitori Wi-Fi in hotel, ristoranti e altri edifici commerciali per consentire l’accesso a Internet ad alta velocità agli utenti mobili. Questa infrastruttura in espansione può anche essere usata per localizzare persone in ambienti chiusi, afferma Antti Korhonen, dirigente di Ekahau, a Helsinki, in Finlandia, che produce software che consente al Wi-Fi di effettuare la localizzazione. La scorsa estate, la società di consulenza Accenture ha utilizzato il software di Ekahau in un progetto pilota per il Metropolitan Museum of Art di New York: i visitatori che si aggiravano per le cavernose sale del Met e si fermavano davanti ad alcune dei due milioni di opere d’arte presenti nel museo potevano ricevere informazioni sulle singole opere premendo un tasto di un PDA.
Per realizzare questo docente virtuale, i dipendenti di Accenture hanno realizzato una mappa dettagliata dell’area di esposizione, un processo che può richiedere un’ora per ogni 1.000 metri quadrati coperti, dice Korhonen. Una volta che la mappa è stata caricata nel computer, i dipendenti hanno attraversato il museo cliccando sulla mappa ogni tre metri e registrando l’intensità del segnale di rete. Le diverse posizioni sono state combinate all’intensità specifica del segnale, così quando i visitatori del museo accedono alla rete, il sistema sa dove essi sono. Con un livello di accuratezza che oscilla da 1 a 20 metri, sostiene Korhonen, il rilevamento Wi-Fi è in genere più preciso della triangolazione cellulare. Le grandi applicazioni commerciali cominceranno a emergere quest’anno, egli dice; per esempio, una catena al dettaglio tedesca sta usando Wi-Fi in un progetto pilota per portare l’informazione agli acquirenti a seconda del punto del locale in cui si trovano. Poiché le apparecchiature al primo piano di un edificio misureranno intensità di segnale significativamente differenti da quelle degli altri piani, la tecnologia di Ekahau è in grado di risolvere anche il problema degli spostamenti su e giù nei luoghi chiusi. «Non esiste alcuna possibilità di poter sbagliare piano», conclude Korhonen.
Comunque, se la posizione viene calcolata unicamente in base al punto d’accesso Wi-Fi più vicino e non su mappe di intensità di ricezione accuratamente assemblate, la tecnologia spesso colloca le persone al piano sbagliato. Dovunque lo si usi, all’interno o all’esterno, un ricetrasmettitore Wi-Fi copre un’area geografica limitata, con un raggio di soli 90 metri. è anche soggetto a interferenze sul segnale che possono limitarne la precisione e non è particolarmente sicuro: soggetti male intenzionati potrebbero localizzarvi sulla base del vostro segnale. Secondo Bill Yeager, un ingegnere di Sun Microsystems che lavora ai computer consapevoli della propria posizione, qualcuno che scopre che siete in una pizzeria invece che a casa potrebbe dire: «Facciamo un salto in quella casa e portiamo via tutto ciò che riusciamo a prendere».
Non è difficile immaginare applicazioni che richiederanno maggiore accuratezza, per non parlare di affidabilità e sicurezza. Fortunatamente un’altra tecnologia senza fili viene in soccorso: la banda ultralarga. La banda ultralarga usa raffiche intermittenti di energia lunghe solo miliardesimi di secondo a una potenza estremamente bassa (un miliardesimo di quella del tradizionale telefono cellulare) su un largo spettro di frequenza. Queste minuscole raffiche consentono alla tecnologia di trasmettere i dati alla velocità di centinaia di megabit al secondo e di fornire localizzazioni molto accurate. E, come nel caso del GPS e del Wi-Fi, la banda ultralarga può essere incorporata in un cellulare o in un PDA.
La distanza si può determinare misurando quanto tempo impiega un impulso ad arrivare dal trasmettitore a banda ultralarga al ricevitore e la posizione si ricava attraverso la triangolazione, nel caso siano ricevuti almeno tre segnali. «Se si dispone di 4 localizzazioni, si può fare un rilevamento verticale», sostiene Bruce Watkins, presidente e responsabile della gestione operativa di Pulse-Link, un’azienda di San Diego che crede fermamente nella banda ultralarga. Ciò consente al sistema di calcolare a che altezza dal terreno si trova un oggetto e quindi a quale piano di un hotel o di un grattacielo sia una persona. Poiché la tecnologia – a differenza del Wi-Fi – si affida a impulsi brevissimi, il ricevitore può determinare il tempo di arrivo in picosecondi, consentendo di localizzare la posizione con uno scarto di pochi centimetri, secondo Watkins. Tuttavia, non avendo la banda ultralarga raggiunto il livello di sviluppo e diffusione del Wi-Fi, Spinney di ESRI, per esempio, la vede svantaggiata in molte applicazioni, come il rilevamento della posizione di un utente nei centri commerciali o negli aeroporti, dove i sistemi Wi-Fi sono già stati installati e propongono offerte promozionali. ESISTE UNA GRANDE VARIETà DI TECNOLOGIE DI LOCALIZZAZIONE, MA MANCA ANCORA UN APPROCCIO UNIFICATO PER RILEVARE LA POSIZIONE DI CHIUNQUE IN QUALUNQUE LUOGO.
SENZA STANDARD è IL CAOS
In un mondo ideale, un telefono cellulare o un PDA dovrebbero automaticamente passare, per esempio, dal GPS al Wi-Fi quando l’utente si trova in un luogo al chiuso, garantendo continuamente l’informazione aggiornata sulla posizione occupata. Nel mondo reale, invece, questo passaggio non avviene in modo indolore. «Abbiamo una serie di tecnologie di localizzazione, ma non c’è una strategia unificata valida per le diverse situazioni», afferma Smarr del California Institute for Telecommunications.
In generale il problema non è d’ordine tecnologico: Wi-Fi e radiocellulari, per esempio, si possono integrare in un singolo apparecchio. Symbol Technologies, una società di apparecchi computerizzati mobili, con sede a Holtsville, nello stato di New York, ha sviluppato un portatile per UPS che può accedere a entrambi i tipi di rete. La difficoltà risiede nel mettere in piedi tipi di servizi e contratti che consentano agli utenti di usufruire di servizi di localizzazione quando si spostano da un luogo all’aperto a uno al chiuso. Transat Technologies, a Southlake, in Texas, che integra cellulare e Wi-Fi, e Gemplus, un’azienda con sede in Lussemburgo, leader nel settore delle smart-cards, hanno cominciato ad affrontare il problema con un software speciale incluso nelle smart cards. Appena i fornitori inizieranno a offrire servizi con cellulare e Wi-Fi integrati, gli utenti del mobile potranno inserire queste carte da credito nei loro telefoni cellulari e avere l’accesso a tutte e due le reti e, presumibilmente, ai servizi di localizzazione disponibili. Nel breve periodo, comunque, incombe un problema ancora più serio: se chi chiama vuole accedere a servizi di localizzazione che usano le reti cellulari multiple, per esempio, AT&T Wireless e Sprint PCS, invece di una singola rete integrata Wi-Fi/cellulare del fornitore? Gli standard di software che consentiranno a chi chiama di usare i servizi di localizzazione sulle due tecnologie cellulari statunitensi (conosciute con gli acronimi CDMA e TDMA) dovrebbero essere ratificati a breve, secondo Paul Hebert, direttore della produzione a Openwave Systems, a Redwood City, in California, che vende applicazioni basate sulla localizzazione ai fornitori. Standard di roaming simili per il GSM, l’altro grande sistema wireless al mondo, potrebbero essere approvati il prossimo anno, egli dice. Il problema di fondo, tuttavia, è se i fornitori condivideranno i loro servizi con i clienti delle altre aziende. «Per i servizi di localizzazione i problemi da risolvere sono quelli commerciali», non tecnologici, sostiene Hebert.
Partendo dal presupposto che i problemi commerciali sono sempre risolvibili, Intel sta cercando di migliorare l’interoperabilità tra tecnologie. Mentre gli standard proposti consentirebbero a chi chiama di usare i servizi di localizzazione offerti da differenti reti cellulari, l’idea di Intel è di consentire all’utente di passare indifferentemente dalle reti cellulari a quelle Wi-Fi e a banda ultralarga. Il sistema di Intel che sfrutta più rilevamenti della posizione potrà anche compensare le imprecisioni delle varie tecnologie per ottenere una localizzazione più esatta, afferma Gaetano Borriello, direttore di Intel Research Seattle. «La ragione per cui stiamo spingendo sul modello a più rilevamenti è mantenere (la ricerca della posizione) indipendente da una specifica tecnologia», dice Borriello. «Vogliamo fornire l’infrastruttura che consentirà ad altri di sperimentare e trovare le applicazioni vincenti».
LE APPLICAZIONI VINCENTI
Quando l’infrastruttura per il rilevamento della posizione e gli standard saranno realtà, sostengono gli esperti, il mercato statunitense dei servizi di localizzazione decollerà. Le offerte includeranno, senza dubbio, la ricerca di amici e le tagliatelle a buon mercato, ma anche una serie di altri servizi ora in via di sperimentazione o in fase di progettazione. Anche se tutti hanno da dire qualcosa su quella che sarà l’applicazione vincente nella localizzazione, non si va oltre lo stadio delle ipotesi. «Ci sono cose che spuntano fuori all’improvviso», dice Borriello.
In sostanza i servizi che si affermeranno forniranno alle persone informazioni che miglioreranno la loro vita e consentiranno un risparmio di tempo o, come ritiene Spinney di ESRI, «prevederanno l’imprevedibile», facilitando, per esempio, un facile scorrimento attraverso ingorghi cittadini e strade interrotte. Poiché la tecnologia di localizzazione in luoghi aperti è più matura, i primi servizi offerti sono stati quelli relativi alla ricerca di amici o ristoranti. Ma per i fornitori non si tratta che della prima ondata di una varietà di servizi di localizzazione che «possono vendere per incrementare le entrate», afferma Arnold Gum, un dirigente della produzione di Qualcomm, il cui lavoro è prefigurare come le nuove tecnologie possano aiutare i fornitori di wireless a fare più soldi. In alcuni casi, gli utenti pagheranno in proporzione alla quantità di dati di cui faranno uso: chi usufruisce del servizio di ricerca degli amici di AT&T, per esempio, paga 2 dollari e 99 al mese più le spese d’uso, che dipendono dal numero di amici cercati. In altri casi, i clienti pagheranno una tassa fissa per ogni richiesta.
Ma per quali altri servizi i consumatori, le aziende e perfino i governi saranno disposti a spendere? Un PDA o un telefono cellulare che conosce la sua posizione potrebbe mostrare previsioni del tempo ben localizzate: «Seri temporali nel tratto meridionale della strada interstatale a metà pomeriggio». Digital Cyclone, a Minnetonka, in Minnesota, sta sviluppando un software che nei prossimi anni farà esattamente questa cosa, usando il GPS e la telefonia mobile con accesso a Internet.
Inoltre, se questi temporali sono accompagnati da forti venti e lampi, provocando l’incendio di un edificio, la banda ultralarga potrebbe aiutare a localizzare le persone intrappolate e a fornire informazioni ai pompieri per aiutarle. «Con questa tecnologia si sa esattamente dove si trovano le persone», dice Watkins di Pulse-Link. La tecnologia sarà disponibile solo tra qualche anno, anche se il Dipartimento per la Sicurezza nazionale sta accuratamente studiando come utilizzare la banda ultralarga in situazioni d’emergenza.
L’agenzia DARPA statunitense è interessata alla tecnologia, al punto da destinare una buona parte dei 7 milioni di dollari di finanziamento all’ AEther Wire and Location di Nicasio, in California. Il dirigente Patrick Houghton dice che la sua azienda ha prodotto apparecchi cercapersone dimostrativi per localizzare i soldati – e chiunque altro – con un margine di errore di un centimetro a chilometri di distanza.
Guardando ancora più lontano, Salil Pradhan , dirigente e scienziato dei Hewlett Packard Labs, ha prodotto «Websign», una tecnologia che consegna automaticamente pagine Web a telefoni cellulari o PDA, ma non una qualsiasi pagina Web. I collegamenti a queste pagine sono contestualizzati nell’ambiente. Si prenda, per esempio, la popolare escursione domenicale alla ricerca di una casa. Nel mondo di Pradhan, il vostro cellulare con accesso a Internet dovrebbe riferire la vostra posizione in un particolare quartiere della città. Quando puntate il telefonino su un cartello di vendita di un agente immobiliare, in alto appare una descrizione dettagliata della casa che avete di fronte. Appena si oltrepassa l’ingresso interviene una tecnologia per l’interno come il Wi-Fi, che informa dei pregi della casa stanza per stanza e spiega, per esempio, chi è l’agente, quali sono le condizioni del tetto e se la cucina è stata ristrutturata.
LE DIREZIONI FUTURE
Quando le reti e gli apparecchi sapranno localizzarci, una domanda sorgerà naturale: siamo sicuri di volerli? I servizi di localizzazione possono rappresentare un vantaggio per utenti e fornitori, ma solo se viene prima risolto il fastidioso problema della privacy. Non vogliamo che i nostri amici sappiano sempre dove siamo, né tantomeno essere seppelliti dagli avvisi pubblicitari. Prima o poi, probabilmente prima, gli utenti chiederanno di scegliere di non essere trovati. Anche Parkinson, uno degli inventori del GPS, è preoccupato: «Entro cinque anni i servizi di localizzazione diventeranno molto più invadenti di quanto siano ora. Sarà inevitabile», egli sostiene.
Gum di Qualcomm comprende il bisogno di privacy e crede che la risposta migliore sia fornire agli utenti la possibilità di eliminare dai loro telefonini la funzione ricerca, come la tecnologia di Qualcomm già prevede. Allo stesso modo, il servizio per la ricerca degli amici di AT&T offre all’utente l’opzione per diventare «invisibile».
Inoltre, i server che gestiscono i servizi di localizzazione possono essere programmati con regole molto rigide relativamente a chi può trovare chi e quando (si veda Il problema della privacy, in basso).
Nel lungo periodo, gli esperti del settore ritengono che i vantaggi dei computer che sanno dove sono superino gli svantaggi. «Ci sono molte cose interessanti da fare con la localizzazione», afferma Gum. Da una parte, egli prevede, potremo dimenticarci carte stradali o indicazioni stradali, lasciando alla tecnologia il compito di preoccuparci di dove siamo. «Non dovrò perdere molto tempo con i segnali stradali», confessa con un sorriso. In futuro, egli aggiunge, i nostri cellulari capiranno che stiamo arrivando a casa e chiederanno ai server domestici di accendere le luci.
Entro cinque anni, concorda Spinney, il rilevamento della posizione diventerà onnipresente. «è sul punto di diffondersi e chi sviluppa le applicazioni non si lascerà scappare l’occasione e lo userà. Una volta che si è messo in movimento, c’è tutto il potenziale perché si trasformi in un servizio di successo». A quel punto sarà veramente difficile perdersi.