Archiviato un altro caso della China Initiative

Il professor Gang Chen del Mit è stato uno degli scienziati più importanti messi sotto accusa nell’ambito dell’ iniziativa politica per il contrasto allo spionaggio economico cinese. Ma, a quanto pare, anche questo caso si è rivelato un non luogo a procedere

di Eileen Guo

I pubblici ministeri federali hanno chiesto al Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti di respingere tutte e tre le accuse contro il professore di nanotecnologia del MIT Gang Chen, ponendo fine a un calvario di due anni per le accuse di aver nascosto i finanziamenti provenienti da organizzazioni cinesi sui moduli in cui si dichiarano le sovvenzioni ricevute.

Chen si era dichiarato non colpevole di tutte le accuse, mentre il suo datore di lavoro aveva indicato che il finanziamento in questione era per l’università e non per scopi personali. Il MIT sta pagando le sue spese legali. Chen è stato uno degli scienziati più importanti messi sotto accusa nell’ambito della China Initiative, un programma federale lanciato nel 2018 per contrastare lo spionaggio economico e le minacce alla sicurezza nazionale portate avanti dalla Repubblica popolare cinese. 

Ufficialmente si sarebbero dovuti perseguire studenti e accademici per non aver rivelato completamente i rapporti con organizzazioni cinesi, in particolare nei moduli di sovvenzione o sul visto. Al di là delle dichiarazione d’intenti, un’indagine di “MIT Technology Review” ha rilevato che la China Initiative si è sempre più concentrata sulle violazioni dell'”integrità della ricerca”, come quella di Chen, invece che sul furto di segreti commerciali. 

L’istanza di archiviazione deve ancora essere depositata e la decisione definitiva spetta al giudice. Secondo il database dei casi della rivista americana, se la mozione fosse approvata, si tratterebbe dell’ottavo caso di integrità della ricerca ad essere archiviato prima del processo. Un altro caso famoso di integrità della ricerca, intentato contro il nanotecnologo Anming Hu dell’Università di Knoxville, si è concluso prima con un errore giudiziario e poi con un’assoluzione totale. 

L’unico caso sull’integrità della ricerca della China Initiative che è stato processato con successo davanti a una giuria è quello di Charles Lieber, che il mese scorso è stato ritenuto colpevole di sei accuse di false dichiarazioni e frode fiscale (si vedano tutti i casi di integrità della ricerca).

Casi di integrità: con il previsto rigetto delle accuse contro il professore del MIT Gang Chen, il 35% (8 su 23) dei casi di integrità della ricerca sarà stato archiviato prima del processo, un caso con assoluzione totale, 6 casi con dichiarazione di colpevolezza e 6 ancora pendenti

L’accusa pubblica ha cambiato idea in corso d’opera

I problemi di Chen sono iniziati nel gennaio del 2020, mentre tornava negli Stati Uniti da un viaggio universitario in Cina con altri docenti e studenti del MIT. Detenuto e interrogato all’aeroporto internazionale Logan di Boston, è stato rilasciato dopo che il suo telefono e il suo computer sono stati sequestrati. 

Un anno dopo, come hanno sottolineato gli avvocati difensori, Chen è stato arrestato con l’accusa di frode sulle sovvenzioni federali e pubblicamente accusato di slealtà nei confronti degli Stati Uniti, come accade nei casi di spionaggio, ma non di frode. Alla fine, contro lo scienziato sono stati sollevati tre capi di imputazione per frode telematica, false dichiarazioni e mancata presentazione di una denuncia su un conto bancario estero. 

Ma il cuore del caso era se il nanotecnologo avesse rivelato contratti, nomine e premi da organizzazioni della Repubblica popolare cinese, incluso un programma per lo sviluppo dei talenti cinesi e oltre 19 milioni di dollari di finanziamenti dal governo cinese, mentre riceveva sovvenzioni federali dal Dipartimento dell’Energia statunitense. 

Questa domanda è diventata meno importante quando un funzionario del Dipartimento dell’Energia ha confermato che i requisiti di sovvenzione nel 2017, quando Chen ha presentato la sua domanda, non prevedevano l’obbligo della divulgazione e che in ogni caso tutto ciò non avrebbe influito sulle sue sovvenzioni, come il Wall Street Journal aveva già segnalato.

I 25 milioni di dollari al centro delle accuse di frode era destinato al MIT per supportare un nuovo centro di ricerca collaborativo presso la Southern University of Science and Technology della Cina, e non a Chen. “Non si tratta di una collaborazione individuale, ma dipartimentale, supportata dall’Istituto”, ha spiegato il presidente del MIT Rafael Reif in una lettera alla comunità del MIT l’anno scorso. Anche i membri della facoltà del MIT hanno scritto una lettera aperta a sostegno dello studioso che rifletteva anche le preoccupazioni più ampie della comunità accademica sulla criminalizzazione dell’attività accademica standard.

Con le accuse contro Chen quasi certamente archiviate, restano pendenti altri sei casi di integrità della ricerca. Nel frattempo, un numero crescente di critici disparati, comprese associazioni scientifiche, organizzazioni per i diritti civili, legislatori e persino ex funzionari coinvolti nella definizione del programma ne hanno chiesto la fine. 

Il Dipartimento di Giustizia sta “riesaminando le politiche per contrastare le minacce poste dal governo della Repubblica Popolare Cinese”, ha detto in un’e-mail il portavoce del dipartimento Wyn Hornbuckle a “MIT Technology Review”. “Prevediamo di completare la revisione e fornire ulteriori informazioni nelle prossime settimane”.

Nel frattempo, il 4 gennaio l’Office of Science and Technology Policy della Casa Bianca ha pubblicato una guida aggiornata sul rafforzamento delle protezioni per la ricerca e lo sviluppo americani contro le interferenze straniere.

Immagine: Gang Chen, MIT

(rp)

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