Al Regno Unito un master in cattiva gestione

Il lancio non riuscito dell’app britannica per il covid-19 avrà delle ripercussioni negative sui sistemi di tracciamento dei contatti digitali in tutto il mondo.

di James Ball

Ci sono vantaggi nell’essere uno dei più grandi sistemi sanitari a pagamento e, per il National Health Service del Regno Unito, i big data sono sempre più uno di questi. Il suo Recovery Trial, avviato all’inizio dell’epidemia di coronavirus per raccogliere informazioni da tutto il sistema, ha portato alla scoperta del desametasone come uno dei trattamenti salvavita più promettenti per il nuovo coronavirus. In altre aree della medicina, il suo archivio di dati sul cancro, ormai vecchio di quasi un decennio, è una delle fonti più ricche al mondo di informazioni cliniche per la ricerca sul cancro.

Non sorprende, quindi, che quando i ministri del Regno Unito hanno proposto un’app per smartphone per tracciare i contatti, i funzionari del NHS hanno visto l’opportunità di creare una tecnologia leader a livello mondiale. Ma pochi giorni fa il governo britannico ha annunciato che stava abbandonando il suo piano originale a favore di un’opzione di backup molto più semplice. Che sta succedendo?

Big data, grandi idee

La tracciabilità dei contatti digitali (notifiche da telefono a telefono che possono avvisare gli utenti di una potenziale esposizione alle malattie) è una nuova tecnologia e l’utilità di tali app per supportare gli sforzi di tracciabilità è decisamente da provare. Ma, se l’app fosse in grado di raccogliere informazioni per aiutare a rintracciare il virus in altri modi, per esempio cercando modelli nel modo in cui la malattia si diffonde, identificando i cluster, trovando focolai in anticipo, o persino aggiungendo dati demografici e altri dati, il suo potenziale potrebbe essere aumentato in modo esponenziale.

Per questi motivi funzionari e sviluppatori del NHS hanno sostenuto un modello centralizzato per la loro app. Credevano di poter raccogliere le informazioni raccolte sui contatti in un archivio dati protetto, con il vantaggio dell’anonimato, in modo che le persone potessero essere avvisate se fossero venute in contatto con qualcuno che presentava sintomi di coronavirus o aveva ricevuto un risultato positivo al test.

L’approccio centralizzato consentirebbe un’analisi dei dati molto più ampia rispetto ai modelli decentralizzati, che forniscono notifiche di esposizione agli utenti, ma non consentono ai funzionari di accedere in profondità ai dati. Quei modelli, come quello proposto da Google e Apple, che ora viene utilizzato dal NHS, sono molto meno invasivi per la privacy. La speranza è che queste protezioni sulla privacy aumentino la fiducia nell’app, portando più persone a utilizzarla.

Ci sono stati altri fattori che hanno portato il Regno Unito a sviluppare un’app centralizzata: il suo apparato di test limitato e l’esiguità del personale di tracciamento implicano che il sistema potrebbe essere rapidamente sopraffatto se fosse avvisato di ogni notifica di un potenziale caso positivo, mentre uno centralizzato basato solo su casi confermati anziché sospetti permette una gestione lineare. 

Inoltre, i funzionari e i ministri erano concentrati sul lancio di un’app “per stupire il mondo“, in modo da imporsi sulla scena globale. Lo slancio verso un sistema centralizzato è diventato inarrestabile e le difficoltà sono state messe da parte.

Problemi tecnici e caos organizzativo

Tra i molti ostacoli tecnici uno dei più seri è stato rappresentato dal Bluetooth. Quasi tutte le app di tracciamento dei contatti si basano sulla funzione Bluetooth di un telefono per tenere traccia di chi è stato in prossimità di chi. In teoria, a costanza di funzionamento, il sistema può essere molto preciso, fornendo risultati affidabili senza inondare le strutture sanitarie di falsi positivi che potrebbero richiedere migliaia di test extra e costringere le persone a autoisolarsi inutilmente. Ma, in pratica, ottenere risulati precisi è difficile e migliorare la loro qualità ha richiesto un notevole lavoro extra da parte dei progettisti di app in tutto il mondo.

L’approccio iniziale del Regno Unito ha anche ignorato un altro fatto importante: Apple e Google avevano delle strategie per proteggere la privacy degli utenti, bloccando in particolare le app dall’esecuzione costante di scansioni Bluetooth e inviando i dati da qualche altra parte. Le due aziende stavano creando il loro toolkit per aiutare le app decentralizzate a fare qualcosa di simile, senza consegnare i dati degli utenti a un’autorità centrale.

Il Regno Unito ha tentato di convincere le più potenti aziende tecnologiche del mondo a lasciargli piena autonomia o a permettere che fosse creata un’app che aggirasse specificamente le protezioni progettate da Apple e Google, senza chiudere le porte alla collaborazione con gli sviluppatori britannici.

I progressi dell’app del Regno Unito in realtà sono andati meglio di quanto alcuni scettici pensassero: gli sviluppatori hanno trovato alcune tecniche vincenti, almeno sui telefoni Android. Ma “alcune” non è sufficiente per uno strumento destinato a una diffusione su larga scala durante una crisi sanitaria globale.

Quindi, più di un mese fa, il governo britannico ha incaricato un team di iniziare a sviluppare una seconda app con il modello decentralizzato. I due sistemi concorrenti sono stati sviluppati in tandem, con costi sostenuti. Ciò ha coinciso con una riorganizzazione caotica al vertice dei sistemi di track-and-trace del Regno Unito. Sono arrivati nuovi capi e le agenzie responsabili delle diverse iniziative sono state cambiate, il che ha portato al disorientamento assoluto: in più passaggi gli script forniti a chi operava sul territorio non corrispondevano a quelli delle app.

Questa settimana, il governo ha reso pubblico ciò che era già evidente dietro le quinte: il Regno Unito avrebbe rinunciato alla sua app centralizzata a favore del backup decentralizzato, come confermato dal contratto operativo aggiudicato una settimana prima. Il Regno Unito non sta più cercando di “stupire il mondo”, ma si accontenta di produrre un’app con funzionalità simili a quelle di altri paesi. Dato il suo ritardo e il fatto che altri paesi hanno avuto un successo parziale con le loro app di tracciamento decentralizzate, non è chiaro se il nuovo sistema svolgerà mai qualcosa di più di un ruolo marginale.

Errori costosi

Che lezione se ne ricava? In primo luogo, la copertura mediatica dei tentativi del Regno Unito è stata spesso confusa, il che a sua volta rende difficile capire cosa è andato storto. Molteplici rapporti hanno riferito che il Regno Unito ora utilizzerà un’app sviluppata da Google e Apple, confondendo un toolkit per sviluppatori con un’app completamente formata e non tenendo conto che il Regno Unito ha già un’app decentralizzata ben avviata.

I social media hanno rivolto maggiore attenzione al ruolo di Dominic Cummings, il consigliere capo profondamente divisivo del primo ministro, che ha un deciso interesse all’uso politico dei dati, come ha fatto con successo nella campagna pro-Brexit. Numerosi tweets virali affermano che l’approccio del Regno Unito era di fatto un’offerta aziendale per acquisire dati, mentre chi collaborava allo sviluppo effettivo dell’app sostiene che si è trattato di un sincero tentativo di utilizzare la solida esperienza del servizio sanitario nazionale nei dati per rendere l’app più utile.

Altri critici vedono il fallimento dell’app centralizzata in termini di uno scontro tra il governo del Regno Unito e i giganti della tecnologia, con questi ultimi vincenti. Le ostilità forse ci saranno, ma non è chiaro quali fossero in passato. Il Regno Unito non ha ostacolato in alcun modo Google o Apple. Si è limitato a chiedere loro di indebolire volontariamente le protezioni sulla privacy. I giganti della tecnologia, vedendo numerosi altri paesi felici di adottare un approccio decentralizzato, hanno deciso di mantenere la propria posizione. Il Regno Unito alla fine si è ritirato dallo scontro.

Questi problemi sono specifici della situazione del Regno Unito, il che rende difficile trarre conclusioni più ampie dai fallimenti del NHS. Ma alcuni dati rimangono evidenti. Innanzitutto, il team si è concentrato sui potenziali lati positivi di un’app centralizzata e inizialmente ha ignorato tutte le altre sfide che comportava. Le preoccupazioni esterne, esposte pubblicamente, sono state ignorate. Il progetto è stato quindi gestito in modo caotico ed è diventato oggetto di discussioni burocratiche. Il risultato è stato uno spreco di tempo.

La posta in gioco per le indecisioni e gli errori è estremamente elevata, soprattutto se si considera che la Gran Bretagna è uno dei paesi più colpiti al mondo, con oltre 40.000 morti a oggi confermati a causa del covid-19. Indipendentemente dalla posizione generale del piano originale rispetto alla tracciabilità dei contatti digitali, è chiaro che la mancanza di una comunicazione puntuale da parte delle autorità del Regno Unito ha danneggiato il potenziale di qualunque tecnologia sia attualmente in atto.

L’unica consolazione è che non esiste un’alternativa, il che significa che la situazione non è un fallimento totale, come si sarebbe potuto temere. Il governo avrebbe potuto decidere di continuare a sostenere il suo prototipo problematico, nonostante i numerosi ostacoli e le preoccupazioni. Ma l’NHS ha capito la situazione e ha iniziato a sviluppare un piano B. Sarebbe potuto andare molto peggio.

James Ball è redattore cdel Bureau of Investigative Journalism e autore di Post-Truth e Bluffocracy. Il suo prossimo libro, The system: who owns the Internet and how it owns us, sarà pubblicato nell’agosto del 2020.

Immagine: Edward Howell / Unsplash

(rp)

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