AIDA: un sistema di difesa planetaria dagli impatti spaziali

Un asteroide in rotta di collisione con la Terra sarebbe un problema enorme, considerando che anche un oggetto spaziale del diametro di qualche decina di metri con il suo impatto potrebbe mettere in ginocchio una città.

di Neel V. Patel 21-09-19

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Finora siamo stati fortunati, perché non abbiamo ancora avuto a che fare con uno scenario in cui un asteroide spaziale si trovi in rotta di collisione con la Terra. Se questo incrocio a rischio si verificasse, forse esiste una possibilità di deviarlo su un percorso più sicuro, ma non abbiamo mai provato nulla di simile prima.

La situazione cambierà presto. Proprio la scorsa settimana, oltre 130 scienziati si sono incontrati a Roma per discutere di una collaborazione informale tra la NASA e l’Agenzia spaziale europea (ESA) chiamata AIDA, l’acronimo di “asteroid impact and deflection assessment, impatto sugli asteroidi e valutazione della deflessione”.

AIDA fa riferimento a una coppia di missioni progettate per colpire un asteroide vicino alla Terra con un veicolo spaziale e studiarne l’impatto con un’altra piccola astronave per vedere quanto sarebbe fattibile per gli umani deviare un asteroide fuori dalla sua traiettoria, se mai dovessimo averne bisogno.

“Oggi, per la prima volta nella storia, disponiamo della tecnologia per deviare un asteroide da un potenziale impatto con la Terra”, afferma Ian Carnelli dell’ESA. “La domanda chiave a cui resta da rispondere è: sono le tecnologie e i modelli che abbiamo realmente affidabili? Prima di guidare un’auto, è necessario disporre di una polizza assicurativa. Bene, AIDA è la polizza assicurativa per il pianeta Terra”.

L’operazione avrà inizio con il doppio test di reindirizzamento degli asteroidi (DART) della NASA. Nel luglio del 2021, un veicolo di metallo di mezza tonnellata verrà lanciato in direzione di 65803 Didymos, un asteroide binario (composto da un grande asteroide orbitato da una piccola luna di 160 metri). Dopo 16 mesi, DART arriverà su Didymos e si schianterà contro la piccola luna a più di 23.500 km all’ora.

La collisione dovrebbe essere sufficiente per cambiare l’orbita e la velocità della piccola luna attorno all’asteroide primario di una frazione percentuale minima, ma comunque misurabile dai telescopi terrestri.

Il cubesat italiano LICIACube si separerà da DART subito prima dell’impatto e riprenderà le immagini della collisione in diretta. Se funziona, sarà la prima volta nella storia che gli umani hanno cambiato fisicamente la traiettoria orbitale di un oggetto spaziale.

DART testerà anche un paio di nuove tecnologie di volo spaziale. La prima è un nuovo sistema di propulsione elettrica solare, chiamato NASA Evolutionary Xenon Thruster-Commercial (NEXT-C), che si basa su un sistema utilizzato nella missione Dawn, risalente a oltre un decennio fa, per studiare i protopianeti Vesta e Cerere.

La seconda è la navigazione autonoma in tempo reale (SMART Nav), vale a dire un nuovo algoritmo per la guida di veicoli spaziali e il controllo della navigazione. SMART Nav indirizzerà il percorso di DART verso la piccola luna.

“Una delle principali sfide di DART è inquadrare in modo affidabile la piccola luna e colpirla, calcolando la distanza dalla Terra di 11 milioni di km”, afferma Nancy Chabot, scienziata planetaria della Johns Hopkins University e coordinatrice di DART. 

Circa un’ora prima dell’impatto, SMART Nav identificherà l’asteroide satellite e quindi dirigerà il veicolo spaziale verso di esso. Hera, la sonda di ESA, non verrà lanciata fino al 2023 e arriverà su Didymos cinque anni dopo.

Hera comprende due cubesat con i propri sistemi di propulsione, uno dei quali tenterà di atterrare su Didymos. Il veicolo spaziale utilizzerà una telecamera, un lidar e una termocamera per fare osservazioni sulla forma del cratere da impatto e valutare cosa è successo all’asteroide dopo il tentativo di deflessione di DART.

Come DART, Hera utilizza un sistema di navigazione autonomo, in questo caso per valutare quali parti dell’asteroide devono essere riprese e capire come muoversi per arrivare a quelle aree.

“Didymos”, spiega Chabot, “non sta per scontrarsi con la Terra, e quindi non rappresenta una minaccia attuale per il pianeta, ma la sua natura binaria consente di misurare la dinamica dell’impatto cinetico di DART”. 

Poiché la piccola luna sta già orbitando attorno a un altro oggetto, abbiamo una postazione da cui valutare l’impatto di DART. Inoltre, quell’orbita, passando sia davanti che dietro l’asteroide primario, offre anche ai telescopi terrestri l’opportunità di studiare l’impatto dalle migliori prospettive.

La NASA, l’ESA e i loro partner stanno facendo progressi. Carnelli e Chabot ritengono che il seminario sia stato un grande successo, soprattutto quando si è parlato delle strategia per consentire a Hera di riprendere le immagini del cratere creato dall’impatto di DART (che ora si ritiene sarà molto più grande delle stime precedenti).

La difesa planetaria è davvero frutto della collaborazione mondiale a livello tecnologico e scientifico”, conclude Carnelli. “AIDA è il tipo di iniziativa che sarebbe necessario intraprendere se realmente un asteroide fosse in rotta di collisione con la Terra”.

(rp)

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