A difesa dei dati personali

Apple e Google hanno deciso di non permettere l’ascolto delle registrazioni degli assistenti vocali da parte delle aziende a cui hanno concesso il servizio in appalto, anche se la misura è solo temporanea.

di Charlotte Jee

La scorsa settimana, il “Guardian” ha rivelato che circa l’1 per cento delle conversazioni con Siri viene ascoltato dal personale delle ditte appaltatrici, senza che Apple fornisca alcuna notifica o richieda il consenso degli utenti.

L’azienda di Cupertino ha dichiarato che sospenderà il servizio in tutto il mondo e ha promesso di rivedere il processo di controllo di qualità. Ha annunciato inoltre il lancio di un aggiornamento software per dare agli utenti la possibilità di scegliere se partecipare al programma.

Anche Google, sorpresa a sua volta a condividere le registrazioni degli assistenti vocali con gli appaltatori, ha deciso di interrompere il servizio per tre mesi ma solo nell’Unione europea, molto probabilmente a causa delle leggi più severe sulla protezione della privacy e delle dichiarazioni dell’autorità tedesca per la protezione dei dati: “L’uso di assistenti vocali automatici di Google, Apple e Amazon si sta dimostrando molto rischioso per la privacy delle persone”.

Amazon, che è stata la prima azienda che ha utilizzato i contractor esterni per ascoltare le registrazioni di Alexa, non ha ancora detto se cambierà qualcosa delle sue procedure.

Queste registrazioni a volte includono conversazioni altamente personali, dettagli medici privati delle persone o l’ascolto di quanto dicono mentre hanno rapporti intimi. Lo sdegno è derivato dal fatto che chi utilizza l’assistente vocale non è stato informato né gli è stato chiesto il consenso.

Nel caso di Apple, è un duro colpo al prestigio di un’azienda che si è ripetutamente vantata di essere l’unica big tech a porre particolare attenzione al problema del rispetto della privacy.

(rp)

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