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Ma la misura chiave del governo statunitense, vale a dire il finanziamento per l’elettricità pulita, dovrà affrontare dure prove sia parlamentari sia nel mondo reale, senza una certezza sul risultato finale.

di James Temple

Nelle prossime settimane, il Congresso potrebbe approvare una delle politiche climatiche più importanti nella storia degli Stati Uniti. Il piano di 3,5 trilioni di dollari include una disposizione nota come Clean Electricity Payment Program, che utilizzerebbe un sistema di bonus e sanzioni per incoraggiare i servizi pubblici ad aumentare la quota di elettricità annuale che vendono da fonti prive di carbonio. 

Se funziona come sperato, la legislazione garantirebbe la generazione da parte del settore energetico dell’80 per cento della sua elettricità da fonti come l’eolico, il solare e gli impianti nucleari entro il 2030, tagliando più di un miliardo di tonnellate di emissioni annuali di gas serra. La misura segnerebbe un passo fondamentale nell’ambizioso piano del presidente Joe Biden, che mira a mettere la nazione sulla buona strada per eliminare l’inquinamento climatico dalla produzione di elettricità entro il 2035 e raggiungere emissioni nette pari a zero in tutta l’economia entro la metà del secolo.

Ci sono molti dubbi, tuttavia, sul fatto che il programma raggiungerà i suoi obiettivi ambiziosi. Il modo in cui risponderà effettivamente il complesso settore elettrico della nazione dipenderà in larga misura da come l’agenzia che supervisiona il programma lo implementerà, e in particolare dal sistema di finaziamenti e sanzioni, affermano alcuni economisti. Inoltre, non è ancora chiaro se la misura passerà nella sua forma attuale, o verrà in buona parte modificata.

Cosa prevede il piano

Il programma per il finanziamento dell’elettricità pulita è una svolta rispetto al regolamento standard che numerosi stati hanno implementato e che richiede alle utility di raggiungere determinati livelli di elettricità pulita entro anni specifici. La proposta opta principalmente per finanziamenti e sanzioni rispetto a mandati vincolanti perché ciò potrebbe consentirle di passare grazie a un processo legislativo noto come riaggiustamento di bilancio, che richiede solo la maggioranza semplice dei voti al Senato.

Secondo l’analisi della Clean Air Task Force, una volta che le aziende aumentano la loro quota di elettricità pulita al di sopra di un obiettivo annuale, guadagnerebbero bonus per ogni megawattora aggiuntivo di elettricità che vendono proveniente da fonti prive di carbonio. Chi non riesce a raggiungere tale soglia dovrebbero pagare una tassa.

Il programma non richiederebbe a tutti i fornitori di elettricità di raggiungere gli stessi livelli allo stesso tempo, ma regolerebbe gli obiettivi annuali in base al punto da cui ciascuno parte. L’idea di fondo è far produrre al settore energetico statunitense l’80 per cento della sua elettricità da fonti pulite, in media, nei prossimi nove anni.

La senatrice degli Stati Uniti Tina Smith del Minnesota ha sostenuto la misura, che il Dipartimento dell’Energia probabilmente supervisionerà. Il piano di bilancio include anche incentivi fiscali federali per la costruzione di sistemi di generazione di elettricità più pulita. Con questi crediti, il programma sarebbe finanziato da un budget di circa 150 200 miliardi di dollari, secondo Third Way, un think tank di centrosinistra di Washington, DC.

Le possibili conseguenze

Se le misure raggiungessero l’obiettivo dell’80 per cento di elettricità pulita entro il 2030, la quota di elettricità senza emissioni di carbonio negli Stati Uniti raddoppierebbe e accelererebbe significativamente il ritmo della transizione verso l’energia pulita. Attualmente, circa il 38 per cento dell’elettricità generata negli Stati Uniti proviene da fonti prive di carbonio, più esattamente il 18 per cento da fonti rinnovabili e il 20 per cento dal nucleare.

Spingere il settore energetico all’80 per cento ridurrebbe le emissioni di anidride carbonica dell’86 per cento rispetto ai livelli del 2005, secondo un’analisi del Natural Resources Defense Council, inclusa in un rapporto Evergreen Collaborative pubblicato questo mese. Ciò eliminerebbe ben oltre un miliardo di tonnellate di inquinamento climatico annuale nei prossimi nove anni. In confronto, il settore energetico ha ridotto le emissioni annuali di poco più di 800 milioni di tonnellate nei 14 anni precedenti il 2019, trainato quasi interamente dal passaggio dal carbone al gas naturale e dall’aumento delle rinnovabili.

In che altro modo aiuta?

Questa strategia politica richiede un duro colpo a una delle maggiori fonti di inquinamento climatico degli Stati Uniti. Il settore elettrico produce un quarto dei gas serra totali della nazione, secondo solo al settore dei trasporti con il 29 per cento.  Ripulire il settore energetico rende anche più facile affrontare il problema di altre importanti fonti di emissioni. Garantisce, per esempio, che gran parte dell’elettricità utilizzata per caricare auto elettriche, camion e autobus sia priva di emissioni di carbonio. Lo stesso vale per il riscaldamento e la cucina, se la normativa prevederà che più case e aziende passino a stufe elettriche, pompe di calore e altre tecnologie più pulite.

“Se vogliamo ottenere tagli reali e profondi delle emissioni, dobbiamo farlo attraverso l’elettricità pulita”, afferma Leah Stokes, ricercatore di scienze politiche all’Università della California, a Santa Barbara, che ha collaborato al piano. Nel frattempo, altri studi hanno scoperto che il passaggio a circa l’80 per cento di elettricità senza emissioni di carbonio stimolerebbe 1,5 trilioni di dollari di investimenti in energia pulita, creerebbe centinaia di migliaia di posti di lavoro e salverebbe centinaia di migliaia di vite nei prossimi decenni attraverso la riduzione dell’inquinamento atmosferico.

Ma porterà davvero all’80 per cento di elettricità pulita entro il 2030?

“Chi lo sa?” afferma James Bushnell, economista ambientale ed esperto d’energia dell’Università della California, a Davis. Lo svantaggio di andare con incentivi su mandati rigidi è che non si può garantire il risultato finale. Il governo dovrà fare alcune previsioni imperfette, o valutare e perfezionare continuamente le modalità dei sistemi di premi e sanzioni per ottenere i cambiamenti desiderati, afferma Bushnell.

Dovrà anche progettare attentamente il programma per impedire all’industria di fare giochi strani: scenari in cui i servizi pubblici potrebbero mettere insieme grandi aggiunte di elettricità pulita in alcuni anni e perdite limitate in altri, in modi da ridurre al minimo le sanzioni, massimizzare i finanziamenti e rallentare l’avanzamento del programma.

Un altro problema è che gran parte dei dati odierni sulla produzione e vendita di elettricità negli Stati Uniti sono basati su autodichiarazioni e la “pulizia” dell’elettricità acquistata nei mercati in tempo reale non è sempre chiara. Quindi il governo probabilmente dovrà istituire processi rigorosi di monitoraggio e verifica per certificare o tracciare l’origine e la destinazione dell’elettricità senza emissioni di carbonio.

Quali sarebbero le implicazioni per i prezzi dell’elettricità?

La maggior parte delle valutazioni del programma di bonus per l’elettricità pulita arrivano a concludere che il sistema ridurrà i prezzi al consumo perché è finanziato dal governo federale e le società di servizi pubblici dovrebbero utilizzare i pagamenti a vantaggio dei clienti. “In un contesto tradizionale, il costo è trainato dalle tariffe dell’elettricità, e quindi dai clienti delle utenze”, osserva il rapporto Evergreen, che Stokes ha co-scritto. Al contrario, il programma di bonus proteggerebbe gli americani dall’aumento delle bollette dell’elettricità, afferma il rapporto.

Ma Bushnell afferma che anche se tali finanziamenti vengono utilizzati per ridurre i prezzi, è comunque possibile che possano aumentare in alcuni casi. Ciò potrebbe accadere in quanto le utility saranno tutte in competizione per fonti limitate di elettricità pulita sia vecchia che nuova, il che farebbe aumentare i prezzi. I prezzi dell’elettricità “sporca” potrebbero diminuire per gli stessi motivi di domanda e offerta. Ma resta da vedere come si sviluppano i rapporti tra un mercato e l’altro, spiega.

Perché non muoversi solo con mandati?

Mentre il semplice obbligo alle utility di vendere determinati livelli di elettricità pulita in determinati orari offre un percorso più chiaro verso il risultato desiderato, il piano di bonus proposto ha un potente vantaggio: è politicamente fattibile. In particolare, potrebbe consentire ai legislatori di includere la proposta nel processo di riaggiustamento del bilancio. 

Ciò consente al Congresso di approvare la legislazione su determinate questioni, relative alle tasse e alla spesa, con 51 voti al Senato, esattamente il numero che i Democratici hanno se il vicepresidente Kamala Harris interviene per esprimere il suo voto. Una norma regolamentare non rientrerebbe nel riaggiustamento, obbligando ad assicurarsi 60 voti per superare la minaccia di ostruzionismo.

Allora passerà sicuramente?

Non è così semplice. Esistono rigide restrizioni su quali tipi di misure possono essere incluse nel processo di riaggiustamento, secondo la cosiddetta regola di Byrd. Tra le altre cose, il Senato non può prendere in considerazione disposizioni “estranee” che richiedano proposte di modificare la spesa federale o le tasse in modi che siano più che incidentali ad altri obiettivi politici. Quindi c’è sempre la possibilità che il parlamentare del Senato possa decretare che alcune misure non rientrano nel quadro previsto, togliendole del tutto dal disegno di legge finale.

Nel frattempo, il Senato ha approvato poche settimane fa il pacchetto di bilancio, avviando un processo in cui varie commissioni iniziano a determinare le diverse misure. “La situazione è questa”, afferma Marcela Mulholland, direttore politico di Data for Progress. “Dobbiamo assicurarci che il programma di finanziamento dell’elettricità pulita continui a essere incluso come è ora e che sia implementato in modo equo e nei tempi necessari”.

Ma potrebbe essere difficile. La misura è all’esame della commissione per l’energia e le risorse naturali del Senato, sotto la supervisione del senatore Joe Manchin del West Virginia. Il destino del programma di finanziamento dell’elettricità pulita è quindi nelle mani di un democratico di tendenza conservatore di uno dei principali stati del carbone, che ha già criticato i livelli di spesa del pacchetto.

Immagine di: Pixabay

(rp)