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Il candidato democratico alla presidenza, Pete Buttigieg, ha adottato posizioni più favorevoli al fracking, all’energia nucleare e alla rimozione dell’anidride carbonica rispetto ai suoi rivali più progressisti.

di James Temple

Il candidato presidenziale democratico Pete Buttigieg non ha presentato le proposte più radicali sul clima, non spinge per aumentare la spesa pubblica, non chiede tempi più stretti per ridurre le emissioni di gas a effetto serra e neanche un maggior intervento dello stato nella produzione di elettricità.

Ma l’ex sindaco di South Bend, nell’Indiana, ha comunque avanzato un piano ambizioso, accuratamente progettato, che è probabilmente più pragmatico di quelli dei suoi rivali più progressisti. La sua proposta incorpora una gamma più ampia di tecnologie che possono essere cruciali per ridurre rapidamente e in modo economico le emissioni e si impegna a garantire decise politiche di sostegno da parte della sfera pubblica.

Ma è difficile capire come le sue audaci proposte potrebbero diventare realtà anche se vincesse la corsa alla presidenza. Il piano da 2 trilioni di dollari di Buttigieg quadruplicherebbe i fondi federali per la ricerca e lo sviluppo sull’energia pulita nel prossimo decennio e impegnerebbe 250 miliardi di dollari per finanziare la costruzione di progetti relativi alle infrastrutture, principalmente nei quartieri poveri. 

Lo stesso importo sarebbe destinato ad aiutare le nazioni povere per progetti di energia pulita e adattamento ai cambiamenti climatici, basandosi soprattutto sulla tecnologia esportata dagli Stati Uniti.

Farebbe rientrare gli Stati Uniti nell’accordo sul clima di Parigi, eliminerebbe i sussidi per i combustibili fossili e fermerebbe i nuovi contratti di locazione di petrolio e gas su terre pubbliche. Vuole anche estendere o creare crediti d’imposta per le energie rinnovabili, i progetti di energy storage e le moderne linee di trasmissione.

A differenza dei senatori Elizabeth Warren e Bernie Sanders, Buttigieg non sta chiedendo un divieto immediato per il fracking del gas naturale, evitando di proporre una misura profondamente divisiva – ed economicamente dannosa – negli stati decisivi per le elezioni come la Pennsylvania, che ospita le principali industrie del gas. Alcuni esperti di energia ritengono inoltre che un blocco repentino avrebbe un disastroso effetto indesiderato: prolungare la vita delle centrali a carbone più inquinanti delle centrali a gas naturale.

Il piano di Buttigieg fa anche del suo meglio per aiutare il paese a muoversi in direzione di industrie più pulite e prepararsi a fronteggiare le minacce climatiche, come le inondazioni che hanno devastato il suo stato negli ultimi anni. La sua agenda prevede: pagare gli agricoltori per passare a coltivazioni che immagazzinano più carbonio nel suolo; fornire formazione e altra assistenza ai lavoratori fuoriusciti dal settore dei combustibili fossili; investire in progetti infrastrutturali per rafforzare le protezioni contro le catastrofi climatiche in tutta l’America rurale e non solo nelle città costiere minacciate dall’innalzamento del livello del mare.

Buttigieg è l’unico candidato rimasto sul campo a promuovere con decisione macchine in grado di rimuovere l’anidride carbonica dall’atmosfera e per sviluppare modi per utilizzare quel carbonio e immagazzinarlo efficacemente in componenti di automobili, materiali da costruzione e altri prodotti. La maggior parte della ricerca sul clima ora rileva che oltre a ridurre rapidamente le emissioni, dovremo eliminare enormi quantità di gas a effetto serra per evitare livelli di riscaldamento davvero pericolosi.

Di seguito elenchiamo alcuni punti delle posizioni di Buttigieg su altre questioni energetiche chiave.

Elettricità: il suo piano raddoppierebbe la produzione di energia pulita della nazione entro il 2025 e raggiungerebbe zero emissioni del settore elettrico entro il 2035.

Veicoli: tutti i nuovi veicoli passeggeri dovrebbero soddisfare lo standard a zero emissioni nello stesso anno, mentre tutti i nuovi camion, autobus, treni, navi e aerei dovrebbero essere carbon free entro il 2040.

Altre industrie: i settori agricolo, manifatturiero e industriale, compresa la produzione di acciaio e cemento, dovrebbero raggiungere emissioni nette pari a zero entro il 2050.

Imposta sul carbonio: Buttigieg chiede una tassa sul carbonio progressiva di anno in anno che si applicherebbe a chi inquina in ogni settore dell’economia. Ma vuole attutire il colpo di eventuali aumenti di prezzo grazie alla ridistribuzione del denaro alle famiglie a basso e medio reddito attraverso i dividendi.

Nucleare: Sul “Washington Post” Buttigieg ha dichiarato che non è a favore di nuove centrali nucleari. Ma a differenza di Warren e Sanders, non sta chiedendo il ritiro graduale delle strutture esistenti, che rimangono la più grande fonte di energia senza emissioni di carbonio della nazione.

“Ciò di cui dobbiamo preoccuparci di più è la riduzione delle emissioni di CO2, almeno per ora, il nucleare aiuta a farlo”, ha detto al “Boston Herald” la scorsa primavera.

Questo piano di circa 2 trilioni di dollari potrebbe essere molto più fattibile di quello di Sanders, per esempio, che si attesta a 16 trilioni di dollari, ma non è probabile che passi, a meno di importanti cambiamenti nel potere politico a Washington, DC, e di decise pressioni popolari.

I repubblicani possono condividere alcune di queste proposte, tra cui il finanziamento dell’innovazione, la cattura diretta dell’anidride carbonica dall’aria e la non interruzione immediata delle operazioni nucleari e di fracking. Ma le aziende si opporranno sicuramente a molte altre proposte costose e ambiziose, tra cui l’aumento della tassa sul carbonio e la scadenza di 15 anni per l’azzeramento delle emissioni nel settore dell’energia.

Link ai diversi programmi sul clima:
Natural Resouces Defense Council
Data for Progress
Third Way

Foto: Pete Buttigieg, candidato democratico alle presidenziali statunitensi, ex sindaco di South Bend, Indiana. Getty