La geoingegneria ottiene il via libera dagli scienziati federali

Per la prima volta, fondi stanziati dal governo degli Stati Uniti d’America potrebbero essere indirizzati verso approcci artificiali alla risoluzione del problema climatico.

di Jamie Condliffe

Per la prima volta nella storia, i consulenti scientifici del governo degli Stati Uniti hanno intimato al Congresso la necessità di finanziare la ricerca federale nel campo della geoingegneria per la lotta al cambiamento climatico.

Questo drastico cambio di posizione è comparso in una tabella di marcia per i fondi federali destinati alla ricerca ambientale che è stata aggiornata e pubblicata questa settimana dallo U.S. Global Change Research Program. Il rapporto segnala che tale ricerca potrebbe fornire “indizi sulla scienza necessaria per comprendere potenziali interventi climatici o opere di geoingegneria e sulle possibili conseguenze, previste e impreviste”.

Attualmente, esistono due principali approcci di geoingegneria nella lotta al cambiamento climatico. Il primo consiste nell’estrarre anidride carbonica dall’atmosfera per ridurne gli effetti sul riscaldamento globale; la seconda consiste nell’incrementare la quantità di luce solare riflessa dal pianeta. La nuova tabella di marcia propone l’investigazione di entrambi gli approcci.

L’idea di utilizzare tecniche artificiali per alleviare gli effetti del cambiamento climatico non è nuova ma, seppur promossa da diversi scienziati, si è rivelata controversa. Gli scettici hanno avvertito che il collaudo su larga scala di tecnologie per la geoingegneria sarebbe troppo rischioso, perché nessuno sarebbe in grado di prevederne gli effetti.

Nel 2015, un rapporto della National Academy of Sciences avvertiva che la geoingegneria limiterebbe solo in parte l’impatto dei gas serra e introdurrebbe nuovi problemi. Allo stesso tempo, lo stesso rapporto invitava gli scienziati a sviluppare esperimenti atti a testare tecnologie per la geoingegneria in modo da determinarne l’efficacia. Ora, a quanto pare, i consulenti scientifici della Casa bianca sembrano essere tutti d’accordo fra loro.

Nel frattempo, Science ha espresso i suoi timori che la decisione di ricorrere alla geoingegneria possa fornire all’amministrazione Trump una scusa per evitare di attuare tagli sulle emissioni. Se dovessimo riuscire a risucchiare CO2 dall’atmosfera e riflettere la luce solare, perché smettere di bruciare combustibili fossili?

Il nuovo rapporto è piuttosto chiaro a riguardo. “L’intervento climatico non può sopperire alla necessità di ridurre le emissioni di gas serra e adattarci ai cambiamenti già in atto del clima”, dice, ma “alcune forme di intervento deliberativo potrebbero un giorno rientrare nel portfolio di strumenti utilizzati per gestire il cambiamento climatico”.

(MO)

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