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Il browser internet Brave, incentrato sulla privacy, ha sviluppato la nuova funzione per promuovere la sua criptovaluta Basic Attention Token (BAT), basata su Ethereum.

di Mike Orcutt

La criptovaluta BAT è stata creata nel 2017, all’apice della frenesia per le ICO. Nel maggio di quello stesso anno, la società dietro Brave ha venduto BAT per un valore di $35 milioni in meno di un minuto , diventando quella che CoinDesk descrive come “la ICO originale da tutto esaurito”. Da allora, per quanto il token possa essere scambiato, non è che uno strumento di speculazione.

Man mano che i progetti di ICO vengono sottoposti a un crescente controllo regolamentare, progetti come Brave stanno cominciando a ricevere pressioni per dimostrare che i loro token hanno una utilità reale e non sono semplicemente uno strumento per ammassare milioni di dollari in pochi secondi.

Il browser Brave, che blocca inserzioni e tracciatori, è in circolazione dal 2016 e da allora ha raggiunto 6 milioni di utenti. Finora, i BAT potevano essere donati a siti web e personalità di YouTube come metodo per finanziare direttamente i contenuto letti o visti; ora, gli utenti possono optare per una nuova hanno a disposizione una nuova opzione: osservare inserzioni basate su Brave nella forma di notifiche sul desktop anziché banner. Scegliendo di guardare queste pubblicità, gli utenti riceveranno un pagamento.

Il CEO Brendan Eich ha detto a Wired che Brave ha dichiarato che distribuirà il 70% dei suoi ricavi nelle inserzioni ai portafogli crittografici dei suoi utenti, per un importo che potrebbe aggirarsi intorno ai $5 al mese. Secondo CoinDesk, la società starebbe pensando di fornire agli editori uno strumento per accettare micropagamenti per post individuali piuttosto che per abbonamenti periodici.

Nel mondo della crittografia non esiste quasi nulla di semplice, e la BAT non è un’eccezione. Inizialmente, il browser non consentirà ai suoi utenti di ritirare i fondi così raccolti; potranno solamente utilizzarli per pagare i giornali online che li accetteranno. Prima di autorizzare prelievi, Brave dovrà definire un processo di identificazione degli utenti. Nel frattempo, il valore della valuta è destinato a fluttuare; nell’arco dell’ultimo anno il suo prezzo è oscillato fra i 13 e i 50 centesimi.

Brave ha veramente bisogno di un token per funzionare? I regolatori vedranno nei BAT una garanzia? Utenti e editori vogliono veramente essere pagati in criptovalute dal valore volatile? Queste pressanti domande sono diffuse fra i progetti che hanno raccolto finanziamenti attraverso una ICO. L’idea dietro questo progetto – che le blockchain possano permettere di stabilire nuove forme di rapporto finanziario con editori e inserzionisti – pare sufficientemente attraente da resistere alle prove del mercato, in un modo o nell’altro.