Squadra di ingegneri fa scintillare gli amiloidi

ChemBioChem pubblica uno studio volto a rendere meno invasiva la ricerca delle proteine alla radice del morbo di Alzheimer dell’Huntington

di MIT Technology Review Italia

Una squadra di ingegneri della Washington University in St. Louis ha sviluppato una nuova tecnica capace di rendere temporaneamente luminosi gli amiloidi per facilitarne l’individuazione.

Gli amiloidi sono minuscole strutture proteiche capaci di agglomerarsi in placche nel cervello e ritenute responsabili dell’insorgere di malattie quali Alzheimer e Huntington. Invisibili ai microscopi convenzionali, vengono solitamente rese osservabili grazie ad abbondanti quantitativi di un materiale fluorescente che le mette in luce sotto ad un microscopio a fluorescenza. È purtroppo ignoto quanto il materiale utilizzato possa alterare la struttura di base ed il comportamento degli amiloidi.

Matthew Lew, del Preston M. Green Department of Electrical & Systems Engineering alla School of Engineering & Applied Science ha deciso di cercare un metodo non invasivo per osservare queste strutture, non solo nei loro particolari in nanoscala, ma anche nel loro comportamento sul lungo termine, per poter studiare come si agglomerano e arrivano a formare strutture di dimensioni crescenti.

Lew, specializzato in microscopi a super risoluzione e in imaging monocellulare, ha collaborato in questa ricerca con Jan Bieschke, un collega della Washington University ora al University College di Lonra. Insieme hanno ideato una nuova tecnica capace di far scintillare gli amiloidi e l’hanno chiamata Transient Amyloid Binding (TAB) Imaging.

La TAB utilizza un colorante organico comune chiamato tioflavina T, che si lega agli amiloidi solo temporaneamente. L’amiloide emana luce solo fintanto che la tioflavina vi rimane attaccata, provocando un effetto simile a quello di una distesa di lucciole. I ricercatori possono quindi osservare e registrare i piccoli bagliori di luce con un microscopio a fluorescenza per poi ricostruire un’immagine precisa della struttura esatta degli amiloidi.

La squadra ha testato la TAB su diverse strutture di amiloidi, ottenendo un’immagine precisa di ciascuna, lungo un arco di tempo prolungato ed a vari stadi di aggregazione. Conoscere meglio queste strutture proteiche, comprenderne le forme e l’evoluzione non può che avvicinare la ricerca ad una comprensione di come si relazionino con i neuroni e con la loro successiva morte cellulare.

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