Snapchat ha un piano per contrastare le fake news: separare il Social dal Media

La piattaforma di messaggistica offre un approccio pragmatico al problema della disinformazione online. Funzionerà?

di Jamie Condliffe

Un tempo, Snapchat era di fatto un’app di messaggistica istantanea. Da quando è stata aggiunta la funzione Stories, che consente agli editori di inoltrare contenuti agli utenti, ha sempre più a che vedere con i contenuti media. Ora, Axios riporta che Snapchat ha ridisegnato la sua app nel tentativo di separare nuovamente le due parti. In un post separato su Axios, Evan Spiegel, CEO della società madre di Snapchat, Snap, spiega che la decisione porta con sé grandi ambizioni:

Il feed di notizie personalizzate ha rivoluzionato il modo in cui le persone consumano e condividono contenuti. Siamo onesti, però: il prezzo da pagare è stato alto per i fatti, le nostre menti e l’intera industria dei media – Crediamo che il percorso migliore verso questo garbuglio fra Social e Media consista nel fornire un feed personalizzato di contenuti basato su quello che volete vedere, non su quanto viene condiviso dai vostri amici.

Per trasformare questo concetto in realtà, spiega Spiegel, Snapchat comincerà a sfruttare alcuni trucchi, presi in prestito dall’apprendimento automatico, simili a quelli adoperati da Netflix per generare contenuti da suggerire agli utenti. L’idea è comprendere quali contenuti sono stati graditi in passato, piuttosto che segnalare contenuti messi in evidenza da amici o dalla rete (Snap non dice quali dati verranno trangugiati dalla sua IA; ha solamente detto ad Axios che “dozzine” di segnali verranno dati in pasto alla bestia). Il contenuto che comparirà nel feed gestito dall’IA, la nuova sezione Discover, verrà gestito da una redazione di … udite udite … esseri umani.

L’operazione pare alquanto sensibile, specialmente a confronto con i sistemi implementati da Facebook per gettare i suoi utenti in un labirinto di disinformazione. Sarà interessante osservare questa strategia all’opera. Il pericolo più evidente è che un algoritmo di apprendimento automatico servano agli utenti la stessa porzione di contenuti identici e prevedibili. A riguardo, Spiegel precisa che “è importante ricordare che sono gli esseri umani a scrivere gli algoritmi pensati per offrire molteplici forme di contenuti e rispondere a punti di vista differenti”.

Staremo a vedere.

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