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I robot prendono spunto dal modo in cui le cellule viaggiano attraverso il flusso sanguigno per andare a guarire delle ferite.

di Charlotte Jee

Come funziona: Il cluster è composto da 25 robot a forma di disco, ciascuno equipaggiato con magneti e ingranaggi lungo le estremità per riuscire ad “attaccarsi” fra loro. Sono solamente in grado di muoversi in due modi: espandendosi o contraendosi.

Con la dovuta sincronizzazione, questo movimento permette a ciascun robot di spingersi e tirarsi a vicenda per effettuare un movimento coordinato.

I robot, descritti questa settimana in un paper su Nature, sono equipaggiati di sensori che permettono loro di rilevare e muoversi verso fonti di luce.

I benefici? Collaborando a questa maniera, i robot sono in grado di navigare attorno agli ostacoli, passando per fenditure piccole e continuando a lavorare persino quando una unità individuale riscontra un’avaria.

A detta dei ricercatori, questi “sciami” di robot promettono di essere reattivi, flessibili e robusti. Un paper pubblicato nel dicembre 2018 descriveva già la capacità dei robot di raggrupparsi in sciami comunicando fra loro con segnali a infrarossi.