Un gruppo di ricercatori del MIT ha quantificato con precisione l’effettivo impatto dell’automazione sul mercato del lavoro.
di Lisa Ovi
Negli ultimi decenni, in molte parti del mondo, l’automazione ha preso il posto del lavoro umano. Alcuni sono arrivati a prevedere un futuro senza lavoro, mentre altri osservatori sono stati più scettici su tali scenari.
Daron Acemoglu, professore di economia del MIT, e Pascual Restrepo della Boston University, hanno pubblicato su Journal of Political Economy un nuovo studio in cui si riconosce l’impatto reale dell’automazione sul mondo del lavoro, pur scartando l’idea che le macchine possano prendere il controllo.
Acemoglu e Restrepo hanno studiato dati raccolti su 19 settori dall’International Federation of Robotics (IFR), un gruppo industriale con sede a Francoforte che mantiene statistiche dettagliate sulle distribuzioni di robot in tutto il mondo. Gli studiosi hanno incrociato questi dati con dati raccolti negli Stati Uniti su popolazione, occupazione, affari e salari, dall’Ufficio censimento degli Stati Uniti, dall’Ufficio di analisi economica e dall’Ufficio di statistica del lavoro, tra le altre fonti.
La prima informazione degna di nota elaborata dai ricercatori rivela che, sul fronte dell’automazione, gli Stati Uniti sono in ritardo rispetto a all’Europa. Tra il 1993 e il 2007, le aziende statunitensi hanno introdotto circa un robot ogni 1.000 lavoratori, mentre in Europa, le aziende hanno introdotto 1,6 nuovi robot ogni 1.000 lavoratori.
In questo periodo, ciascun robot introdotto tra 1.000 lavoratori negli USA avrebbe alzato il livello medio di disoccupazione dello 0.2%, rimpiazzando circa 3.3 lavoratori per unità robotica. L’introduzione dei robot ha anche abbassato gli stipendi per circa lo 0.4% durante lo stesso periodo.
Pur ammettendo notevoli variazioni geografiche nei livelli di automazione, l’industria più influenzata è quella dell’industria automobilistica. Data la distribuzione non uniforme delle industrie sul territorio, nelle aeree del Michigan più interessate dalla presenza dell’industria automobilistica ciascun robot ha sostituito circa 6,6 lavoratori locali. Allo stesso tempo, l’introduzione dei robot avrebbe portato a vantaggi per i lavoratori di altri settori, riducendo, per esempio, il costo delle merci.
Acemoglu e Restrepo hanno analizzato la possibilità che l’impatto sull’occupazione attribuito ai robot potesse essere influenzato anche da altri fattori, come le politiche commerciali, senza trovare dati a supporto di simili ipotesi. L’influenza dell’automazione sulla disparità di reddito è provocata dal fatto che i compiti assunti dai robot tendono a impattare soprattutto i lavoratori senza molte altre buone opzioni di impiego: è questa la connessione diretta tra automazione e calo dei redditi tra gli operai.
In conclusione, per quanto improbabile sia l’idea secondo cui gli esseri umani saranno completamente soppiantati dalle macchine, la ricerca di Acemoglu e Restrepo conferma un impatto molto reale dell’introduzione dei robot nelle catene di produzione, con significative implicazioni sociali.
Immagine: Nick Little