Premio Nobel per la Medicina 2018 a James Allison e Tasuku Honjo: scoprirono le basi dell’Immunoterapia

James Allison e Tasuku Honjo hanno aperto nuove strade nella lotta contro il cancro scoprendo come inibire la regolazione immunitaria negativa.

di MIT Technology Review Italia

Il premio Nobel per la medicina 2018 va a James Allison e Tasuku Honjo.

Il cancro uccide milioni di persone ogni anno. Quando scoprirono come scatenare la forza del nostro sistema immunitario contro le cellule tumorali, l’americano James Allison e il giapponese Tasuku Honjo hanno aperto le porte a nuovi principi per la lotta contro il cancro.

James P. Allison, della University of California, Berkeley, approfondì gli studi di una proteina nota per la capacità di porre freno alle attività del sistema immunitario, chiamata CTLA-4. Mentre altre squadre indirizzarono la ricerca alla formulazione di terapie contro le malattie autoimmuni, Allison intuì il potenziale insito nel liberare le cellule immunitarie dai propri freni e scatenarle contro le cellule tumorali. Il primo esperimento, condotto su topi a fine 1994, fu un successo. Le ricerche proseguirono nel disinteresse delle case farmaceutiche fino al 2010, quando la squadra di Allison ottenne i primi risultati contro il melanoma umano.

Nel 1992, Tasuku Honjo individuò sulla superficie delle cellule T una proteina fino ad allora ignota, che prese il nome di PD1. Dopo anni di ricerca nei laboratori della Kyoto University, Honjo scoprì che la nuova proteina era anch’essa dotata di funzioni inibitorie, sebbene funzionasse secondo meccanismi differenti. Nel 2012, la squadra di Honjo arrivò a dimostrare l’efficacia di terapie formulate utilizzando la PD1 nella lotta contro il cancro, in particolare contro situazioni di cancro metastatico, fino ad allora reputate incurabili.

La malattia che chiamiamo genericamente cancro prende numerose forme, tutte accomunate dalla proliferazione incontrollata di cellule anomale. Altri premi Nobel sono già stati assegnati a precedenti pionieri nella cura contro il cancro, eppure la malattia rimane difficile da trattare, particolarmente in stadio avanzato.

L’idea di utilizzare il sistema immunitario risale alla fine del 19° secolo, inizio 20°, ma i tentativi fatti allora per attivarlo a questo fine infettando i pazienti con batteri non ebbero che modesti risultati. La funzione primaria che guida il funzionamento del sistema immunitario è la capacità di distinguere cellule proprie al corpo da cellule ad esso estranee. Protagoniste di questa capacità selettiva sono le cellule T, governate da un sottile equilibrio tra proteine che accelerano la risposta immunitaria in presenza di corpi estranei e proteine che la frenano, impedendo reazioni autoimmuni distruttive per il corpo.

Da allora, gli studi sui checkpoint immunitari e lo sviluppo di immunoterapie ha cambiato radicalmente il destino di pazienti affetti da forme di cancro in stadio avanzato. Non sono mancati gli effetti collaterali, anche fatali, dovuti a condizioni di iperattività della risposta immunitaria. La ricerca volta ad affinare queste tecniche non è terminata.

Nuovi test clinici hanno inoltre dimostrato che combinare i due approcci e controllare sia la CTLA-4 che la PD-1, porta ai risultati migliori, motivo per cui Allison e Honjo hanno incoraggiato questo nuovo approccio collaborativo. Le terapie basate sui checkpoint immunitari hanno rivoluzionato l’approccio della medicina al cancro.

Immagine: Premio Nobel per la Medicina 2018, Niklas Elmehed

(lo)

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