Opportunità di trattamento precoce delle infezioni provocate dalla fibrosi cistica

I microbi responsabili delle infezioni provocate dalla fibrosi cistica cambiano rapidamente entro due o tre anni dalla prima infezione. Si profilano nuove strategie di trattamento per la prevenzione della cornicità delle infezioni.

di MIT technology Review Italia

Nature Communications pubblica i risultati di una ricerca condotta per 10 anni su 39 giovani affetti da fibrosi cistica. Si tratta del più imponente studio longitudinale mai condotto sullo sviluppo, le caratteristiche e la genetica dei microbi coinvolti nelle ricorrenti infezioni che accompagnano la malattia in pazienti alle prime prese con la malattia.

I pazienti affetti da fibrosi cistica sono portatori di un difetto genetico che li conduce ad avere un muco nei polmoni disidratato e appiccicoso, esponendoli a ricorrenti infezioni, in particolare provocate da Pseudomonas aeruginosa. I ricercatori hanno dimostrato come, in soli due, tre anni dalla prima infezione, i batteri di P. aeruginosa risultino perfettamente adattati al proprio ambiente.

La ricerca è stata guidata da Jennifer Bartell e Lea Sommer, ricercatrici del Novo Nordisk Foundation Center for Biosustainability (DTU Biosustain).

In tutti i pazienti osservati, entro tre anni i batteri hanno rallentato la loro velocità di riproduzione e ridotto la propria sensibilità alla ciprofloxacina, uno dei primi farmaci utilizzati per trattare pazienti affetti da fibrosi cistica. Secondo i ricercatori questo indica la possibilità che si possa evitare la ricorrenza di future infezioni concentrandosi su questo primo periodo.

La resistenza dei batteri agli antibiotici è calcolata in base alla loro capacità d resistere a concentrazioni sempre maggiori del farmaco. Pochi batteri si sono dimostrati capaci di sviluppare una simile resistenza all’antibiotico nel periodo iniziale dell’infezione. I ricercatori sospettano che questo grado di resistenza iniziale possa essere valutato come marcatore dell’evoluzione della malattia e non solo per la fibrosi cistica, ma anche per malattie quali la broncopneumopatia polmonare ostruttiva.

La ricerca ha monitorato anche l’evoluzione della capacità dei batteri di produrre una copertura protettiva simile a muco, nonché la capacità di attaccarsi ad una superficie ed aggregarsi in biopellicole, segni di infezione cronica. I ricercatori hanno osservato come le ultime due caratteristiche sembrino evolvere in maniera particolarmente consistente. Potrebbero rappresentare segni affidabili per la valutazione del progresso dell’infezione.

I ricercatori intendono proseguire studiando come i batteri in corso di adattamento rispondano ad una scelta più ampia di antibiotici con l’obbiettivo di creare una mappa dei loro processi evolutivi che possa condurre a forme di trattamento personalizzate per ciascun paziente affetto da infezioni ricorrenti.

(lo)

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