Nuove speranze contro il dolore cronico

Ricercatori rivelano quali circuiti cerebrali vengono modificati dal dolore cronico, al fine di sviluppare terapie mirate per ripristinare le condizioni originali del cervello.

di Lisa Ovi

Nature pubblica i risultati di uno studio condotto da ricercatori della University of Calgary e della Stanford University sulle modifiche subite dai circuiti cerebrali in seguito a lesioni. Lo studio è stato diretto dal dott. Gerald Zamponi professore di fisiologia, farmacologia e biologia cellulare.

Quando si prova un forte dolore, come in occasione di una frattura, un’intera rete di recettori del corpo, localizzati tra il sito della lesione, il sistema nervoso, la colonna vertebrale e il cervello reagisce all’evento. Questo sistema entra in allerta in caso di lesione, e solitamente torna alle proprie condizioni originali durante la guarigione. Quando questo non avviene, si rilevano un danno ai nervi ed un’alterazione permanente del cervello.

Il dolore cronico può affliggere non solo persone che abbiano subito un danno ai nervi periferici e mancano soluzioni definitive al problema. I ricercatori hanno utilizzato un approccio optogenetico per studiare le connessioni neuronali nel cervello dei topi. L’optogenetica consente agli scienziati di usare la luce per colpire i singoli neuroni nel cervello e controllarne le attività. La squadra è quindi riuscita a mappare il percorso dei segnali del dolore tra i neuroni che ne elaborano il messaggio per poi trasmetterlo alla colonna vertebrale e quindi al cervello.

Gran parte della ricerca sul dolore cronico si era finora concentrata sul midollo spinale, studiando le fibre nervose in cui viene elaborata la risposta al dolore. Il trattamento con gli attuali farmaci antidolorifici è, però, spesso inefficace e può avere gravi effetti collaterali. Questo recente studio sul circuito di segnalazione del dolore può consentire agli scienziati di sviluppare nuove terapie farmacologiche e trattamenti mirati di stimolazione cerebrale per affrontare il dolore cronico.

Comprendere i meccanismi grazie ai quali il cervello ripristina le proprie connessioni significa poter contribuire al ripristino della rete neurale danneggiata. Gli studiosi hanno dimostrato su topi che interagire con determinati percorsi del cervello può interrompere il segnale del dolore e portare sollievo al paziente e Zamponi prevede che i risultati ottenuti si dimostrino validi anche sugli esseri umani. La squadra sta già studiando come questo circuito cerebrale interagisca con altre parti del cervello coinvolte in comportamenti più complessi come l’interazione tra percorsi del dolore e dipendenza, depressione e ansia.

(lo)

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