Durante un discorso di 35 minuti tenuto alla Georgetown University, in cui ha promosso la sua piattaforma come campione di libertà di parola e democrazia, Mark Zuckerberg ha affermato che è giusto “sbagliare per favorire l’espressione di tutte le opinioni”.
di Charlotte Jee
L’amministratore delegato di Facebook ha difeso la recente decisione della sua azienda di non includere annunci politici nel suo programma di verifica dei fatti, affermando che “le persone dovrebbero decidere ciò che è credibile, non le aziende tecnologiche”.
Ha aggiunto di essere stato tentato dall’idea di rimanere fuori dalle pubblicità elettorali, che costituiscono solo una piccola parte delle entrate complessive dell’azienda, ma ha deciso di non farlo, perché tale decisione avrebbe danneggiato i candidati minori ed emergenti. A questo link si può leggere il suo discorso intero.
Zuckerberg ha ripetutamente fatto riferimento alla lotta per i diritti civili, sostenendo che la libertà di parola ne è stata una componente essenziale. Ha menzionato due volte Martin Luther King, attirando una risposta dalla figlia di King, Bernice, che ha twittatoche le campagne di disinformazione lanciate dai politici hanno creato l’atmosfera che ha portato all’assassinio di suo padre.
Perché questo discorso ora? Facebook è stata messa sotto accusa per la sua decisione di “accettare” bugie nelle pubblicità politiche, con il senatore Elizabeth Warren che l’ha soprannominata una “macchina di disinformazione a scopo di lucro”.
Evidentemente, Zuckerberg ha sentito l’obbligo di rispondere. È improbabile che abbia convinto molti dei suoi detrattori, ma il discorso è stato molto ben accolto sul live-stream di Facebook (in misura bizzarra: i commenti erano quasi esclusivamente positivi).
Zuckerberg ha ammesso che chi si preoccupa della potenza mediatica di Facebook potrebbe avere qualche ragione. “Capisco che le persone guardino con attenzione al nostro modo di comunicare e vogliano che le loro idee siano trattate in modo equo”, ha continuato. “Francamente non penso che dovremmo prendere decisioni così importanti su questi temi da soli”.
Zuckerberg ha anche criticato la piattaforma di social video di proprietà cinese TikTok (che, per inciso, non pubblica annunci politici) per aver censurato le menzioni di proteste. Inoltre, più in generale, ha sollevato la preoccupazione che il governo cinese “esporti la loro visione di Internet ad altri paesi”.
Qualche critica l’ha suscitata per aver sostenuto tra le righe che Facebook avrebbe potuto impedire la guerra in Iraq e aver fatto apparire la storia della origine dell’azienda più nobile di quanto sia accaduto in realtà: un sito Web che chiedeva agli studenti di Harvard di fare una lista di quelli più “hot”.
Foto: Mark Zuckerberg AP