L’eurobarometro dei media

Proviamo a fare tutti insieme un piccolo esercizio d’immaginazione, scegliamo un posto comodo dove rilassarci un po’: seduti sul nostro divano preferito, sdraiati in un prato a guardare il cielo, in un bar con una tazzina di caffè…a voi la scelta, ma fate attenzione e non distraetevi. Chiudete gli occhi e supponete di entrare in questo preciso istante in una delle case dei cittadini europei: in quale tipica situazione cogliereste all’improvviso una famiglia tipo europea? Con quasi assoluta certezza vi immaginate di trovare qualcuno seduto di fronte al piccolo schermo, pochi davanti al computer e a navigare su Internet, altrettanto pochi a leggere un giornale e poco più della metà di europei ad ascoltare la radio.

di Chiara Badaloni

Per sciogliere ogni piccolo dubbio annidato nelle vostre menti a questo proposito, ci serviremo di uno strumento proprio della Commissione Europea: l’Eurobarometro. è così, infatti, che vengono chiamati i sondaggi dell’opinione pubblica effettuati dalla Commissione sin dal 1973, per raccogliere informazioni sui cittadini dell’Unione. Il sondaggio Eurobarometro viene condotto due volte l’anno in tutti gli Stati membri dell’Unione e fornisce svariate informazioni sul punto di vista dei cittadini dell’Unione, sugli usi e i costumi nei vari paesi membri. Anche se gran parte del lavoro si concentra sulla simpatia del pubblico verso l’Unione Europea e sul livello di informazione in merito, nonché sulle politiche e istituzioni europee, i sondaggi dell’Eurobarometro hanno anche registrato, negli anni, il grado di soddisfazione degli europei rispetto alla vita che conducono e ne hanno descritto le attese per il futuro e le preoccupazioni relative, l’allargamento dell’Europa verso i paesi che si sono candidati a entrare nell’Unione, per limitarsi ad alcuni esempi.

Le inchieste hanno sondato la pubblica opinione su innumerevoli questioni, nel nostro caso la società dell’informazione. Le relazioni vengono pubblicate ogni primavera e autunno a partire dal 1973; vengono intervistati i cittadini dell’UE maggiori di 15 anni, residenti in uno qualunque degli stati membri dell’Unione Europea. Il campione è, per ciascun paese, di 1.000 intervistati, tranne per il Lussemburgo, in cui la numerosità è pari a 500, il Regno Unito (1.000 in Gran Bretagna e 300 in Irlanda del Nord) e la Germania (1.000 in Germania orientale e 1.000 in Germania occidentale). Per aiutarci nel nostro esercizio di immaginazione utilizzeremo il supporto del sondaggio d’opinione dell’inverno 2001 all’interno del quale si registrano informazioni relative al rapporto tra i cittadini nell’Unione Europea e i media. 

LA TELEVISIONE

Scopriremo così che la probabilità di sorprendere un cittadino europeo a guardare un programma alla televisione è, come accennavo precedentemente, altissima. Ben il 97,6 per cento dei cittadini residenti nei 15 paesi dell’Unione Europea ha dichiarato di guardare la televisione. In Italia con il 99,2 per cento, siamo il secondo paese, dopo la Spagna e la Grecia (entrambi con il 99,3 per cento). In Belgio, invece, il 7,8 per cento dei cittadini non guarda la TV. 

L’indagine assume aspetti interessanti se si va poi ad analizzare le scelte che fanno i cittadini dei vari paesi membri. In quasi tutta l’Unione Europea le tipologie di programma televisivo preferite sono quelle che affrontano problemi d’attualità e i notiziari (63,2 per cento), seguiti dai film (62,2 per cento) e dai programmi di sport (34,0 per cento). 

Anche i documentari hanno una percentuale abbastanza alta, 33,4 per cento, e in ben 5 paesi (Danimarca, Lussemburgo, Paesi Bassi, Svezia e Regno Unito) sono considerati il terzo programma preferito. La Danimarca è l’unica a superare la soglia del 50 per cento: con una percentuale del 56,1 per cento distacca decisamente il Regno Unito e la Svezia, che seguono a poco più di 43 per cento. Quest’ultima è anche abitata da una maggioranza di tifosi sportivi. Se nel vostro viaggio con la fantasia capitaste durante l’orario, per esempio, di una partita del campionato svedese, potreste osservare quel 42 per cento di svedesi appassionati. Stupisce inoltre che proprio in Germania, in Francia e in Italia, i paesi cardine dell’Unione, i cittadini siano gli unici a non scegliere, come primo programma televisivo preferito, i notiziari, ma pongano al primo posto, della graduatoria, i film, rispettivamente il 66,3 per cento dei cittadini tedeschi, il 68,5 per cento di francesi e il 71,2 per cento di italiani. Con una simile percentuale gli italiani possono annoverare il primato di maggiori amanti del cinema in TV, seguiti solo dal 68,5 per cento dei francesi. 

Solo attraverso un’analisi condotta paese per paese sulla tipologia dei programmi più visti in Europa, riusciamo ad attribuire alla Danimarca a al Lussemburgo il tasso più alto di cittadini dell’Unione interessati ai notiziari e programmi di attualità (rispettivamente l’84,8 per cento e il 77,8 per cento).  

I portoghesi rappresentano invece l’unica popolazione europea a non aver scelto, come prime tre preferenze, i film e ad aver dichiarato di preferire nell’ordine: i notiziari e i programmi di attualità (76,8 per cento), le soap opera e i serial televisivi (38 per cento) e infine lo sport (37,1 per cento). Insieme agli inglesi (42,1 per cento) la popolazione del Portogallo è quella che segue maggiormente le soap opera alla televisione. 

LA RADIO

Dai primi esperimenti che Guglielmo Marconi fece nel 1895 la radio non ha mai smesso di essere ascoltata. I cittadini di tutto il mondo la usano come mezzo di comunicazione e come strumento per far circolare informazioni preziose: la radio è decisamente un collegamento tra culture diverse e lontane, intramontabile e resiste, nonostante i nuovi moderni e molteplici apparecchi elettronici. 

Continuiamo così a fingere di essere invisibili, di attraversare i muri delle case senza essere notati e andare alla ricerca del magico suono proveniente da una altrettanto magica radio. Non so voi, ma io, a essere sincera, mi sono figurata un cittadino dell’Unione Europea molto più radioamatore di quanto non lo sia apparso nella realtà fotografata dal sondaggio dell’Eurobarometro.

Nell’inverno del 2001 solo il 60 per cento dei cittadini dell’Unione Europea ascoltava la radio tutti i giorni e solo in 5 paesi dell’UE (Danimarca, Irlanda, Lussemburgo, Austria e Svezia) la percentuale di ascoltatori giornalieri superava il 70 per cento. Il cittadino irlandese è decisamente il radioamatore più fedele tra quelli europei: ottiene infatti il primato di maggior ascolto con il 77 per cento. Segue il cittadino del Lussemburgo (75,9 per cento) e il cittadino svedese (75,6 per cento). Leggermente più bassi sono invece il tasso di ascolto nella Germania orientale e nell’Austria: per entrambi i paesi la percentuale di radioamatori sfiora il 73 per cento. Infine la Danimarca ottiene un tasso del 71,8 per cento. Noi italiani, invece, abbiamo un basso tasso di ascolto della radio tutti i giorni (41,8 per cento) rispetto agli altri cittadini europei. Ma, se consideriamo la percentuale di ascolto di coloro che dichiarano di accendere la radio qualche volta nella settimana, ci accorgiamo che siamo sopra la media europea (18,3 per cento) e che ascoltare la radio ogni tanto è una abitudine di un italiano su cinque. 

A questo punto è interessante scoprire quali sono i programmi che attirano più di altri l’attenzione degli ascoltatori europei: non stupisce che la maggioranza dei cittadini dell’Unione (86,3 per cento) preferisca ascoltare musica alla radio. I paesi europei dove questo fenomeno è più evidente sono: la Germania orientale con il 94,7 per cento, mentre in Germania occidentale si registra il 93 per cento. In Austria il 92 per cento, nei Paesi Bassi e in Grecia si ottiene un tasso di ascolto pari a 90,8 per cento ed infine supera la soglia del 90 per cento anche il Belgio con una percentuale di radioamatori del 90,7 per cento.

Nel nostro paese siamo leggermente sopra la media europea (86,3 per cento): il sondaggio dell’Eurobarometro mostra sette italiani su dieci che ascoltano musica alla radio. 

Poco più della metà degli europei (52,9 per cento) ascolta, invece, i notiziari o i programmi di attualità. Questo è vero soprattutto per il Lussemburgo (l’unico paese in cui questa è la prima preferenza), che con l’85,5 per cento supera la media europea (52,9 per cento) di 32,6 punti percentuali, e per la Danimarca (81,1 per cento). Gli italiani, infine, con un tasso del 38,6 per cento, sono gli europei che ascoltano meno i notiziari o i programmi di attualità alla radio nell’Unione Europea. 

Al terzo posto nella graduatoria della liste dei programmi, che mediamente i paesi membri preferiscono ascoltare alla radio, c’è lo sport, con un tasso pari a 17,4 per cento. 

Ancora una volta siamo costretti a volare con la fantasia nelle case dei cittadini svedesi per poter scoprire almeno un cittadino su tre sintonizzato su una stazione che trasmette sport, mentre, sconsiglio di andare in Francia (solo nel caso in cui volessimo perseguire questo obiettivo) poiché solo un francese su dieci è sintonizzato su una stazione radio «sport-trasmettitrice».

Sono invece rimasta stupita per il dato italiano: solo il 14,9 per cento preferisce ascoltare lo sport, ben 2,5 punti percentuali in meno rispetto alla media europea.

I QUOTIDIANI

Un’altra inchiesta svolta sul sondaggio dell’Eurobarometro evidenzia come poco meno della metà della popolazione del vecchio continente (46 per cento) legga il giornale 5 o 7 giorni alla settimana e che un cittadino su otto non legga mai un quotidiano. è sorprendente, ma fortunatamente non è un atteggiamento diffuso in egual misura in tutta Europa.

Nei paesi nordici, come la Finlandia e la Svezia, per esempio, il numero di lettori è decisamente più alto della media europea: la percentuale è infatti del 77,8 per cento nel primo caso, del 77,7 per cento nel secondo. Seguono poi altri paesi del centro Europa come la Germania (65,5 per cento) e il Lussemburgo (62,7 per cento). Decisamente diversa la situazione per i paesi del mediterraneo (Spagna e Portogallo). Nella penisola iberica, infatti, un cittadino su quattro dichiara di non leggere mai i quotidiani. Ma non dobbiamo sorprenderci, non ancora, perché se andassimo a visitare la Grecia, la culla della cultura europea, ci accorgeremmo che su cinque cittadini, solo uno di loro legge abitualmente un quotidiano.

Stupiti? Io lo sono stata, ma voglio svelarvi ancora un dato che fin qui ho tenuto nascosto. L’Italia è uno dei tre paesi europei in cui la popolazione non ama trarre le informazione di carattere giornalistico dai programmi televisivi, ma anche la percentuale di utilizzo del quotidiano è inferiore alla media dei paesi dell’Unione: solo il 32,6 per cento degli italiani legge il quotidiano 5 o 7 giorni alla settimana, cioè 13,4 per cento cittadini in meno rispetto alla media europea. 

IL COMPUTER

A questo punto molto probabilmente sarete stanchi, ma rimanete ancora un pò a fantasticare. Molti di voi non possono dimenticare il giorno in cui hanno usato per la prima volta il computer a casa propria oppure a casa di un caro amico. La nostra vita quotidiana ha sicuramente subito un grosso cambiamento.

Se foste stati estratti tra i 1.000 cittadini del vostro paese a far parte del nostro sondaggio d’opinione e vi avessero chiesto: quanto spesso usi il computer o il PC, in quale parte della torta della popolazione europea sareste stati? 

Nel 53,3 per cento dei cittadini che non usano mai il computer o nel 46,4 per cento di fruitori, o ancora nel 0,2 per cento di indecisi? L’Europa è quasi divisa perfettamente in due parti: non è molto sbilanciata, né dal lato di chi usa il calcolatore (46,6 per cento), né dal lato di chi non lo ha mai usato (53,3 per cento.) 

Si può dire, comunque, che mediamente i cittadini del vecchio continente usano il computer soprattutto a casa nel tempo libero, piuttosto che fuori casa, per lavoro o studio. Anche l’Italia ha un basso uso del computer: la media dei fruitori è sotto il livello europeo, 39,2 per cento, ed è soprattutto legata a coloro che utilizzano il calcolatore fuori dal proprio appartamento, per lavoro o per studio.  

Sono, invece, decisamente amanti del computer i paesi del Nord Europa: Danimarca, Svezia e Paesi Bassi. Ancora una volta la Svezia ottiene il primato di maggior uso, così come per la percentuale di cittadini che ascoltano la radio e che leggono i giornali: ben il 73,7 per cento trascorre parte del tempo libero a casa davanti al PC, seguiti dai danesi e olandesi, rispettivamente il 66,6 per cento e il 66,7 per cento. Anche la Grecia e il Portogallo mantengono il primato di minori fruitori superando la soglia del 70 per cento di cittadini che non hanno mai usato il computer (75,3 per cento e 74,7 per cento rispettivamente). Se comunque ti imbatti in quella piccola percentuale di greci o portoghesi che utilizzano il computer, scoprirai che ne fanno uso soprattutto fuori dalla propria abitazione per lavoro o per studio. 

NAVIGARE IN INTERNET

Vi chiedo ora di fare un ultimo sforzo di immaginazione. Chi di voi ha navigato su Internet o mandato una e-mail a un amico? Istintivamente direi tutti voi. Ma farei un errore perché, stando ai dati relativi all’inverno del 2001, non è esattamente così. 

Infatti, solo il 34,5 per cento della popolazione appartenente all’Unione Europea utilizza Internet, di cui il 13,5 per cento naviga abitualmente qualche volta alla settimana e solo l’8,8 per cento naviga, in queste acque, tutti i giorni. 

Ancora una volta i cittadini dei paesi del Nord Europa hanno un diverso atteggiamento rispetto ai cittadini della penisola iberica e si attribuiscono un nuovo primato di maggiori fruitori, in questo caso navigatori. Solo la Danimarca (59,4 per cento), i Paesi Bassi (53,8 per cento), la Finlandia (51,4 per cento) e la Svezia (66,5 per cento) ottengono, infatti, un valore percentuale superiore al 50 per cento. 

I cittadini greci e portoghesi amano invece navigare nelle proprie acque, nel Mediterraneo e nell’Atlantico, pescando con reti tradizionali evitando di imbattersi nella vasta rete di reti chiamata Internet. 

Rispettivamente non hanno mai utilizzato Internet l’84,9 per cento della popolazione in Grecia e l’85,2 per cento in Portogallo. Anche l’Italia è comunque uno dei paesi che naviga meno nelle acque di Internet: il 72 per cento degli italiani non ha mai utilizzato Internet, posizione che condividiamo anche con il Belgio e la Spagna. 

L’UTILIZZO DI INTERNET

Come ultima analisi cercheremo di scoprire la tipologia di attività che vengono per lo più svolte all’interno della Rete. 

La maggior parte dei cittadini europei utilizza Internet per mandare le e-mail alla famiglia, ad amici oppure ai colleghi di lavoro (57,8 per cento): soprattutto in Danimarca (77 per cento) e in Svezia (76,3 per cento). L’Italia continua, anche in questo caso, a rimanere tra i paesi dell’Unione Europea il cui comportamento è poco sotto la media: il 51,2 per cento degli italiani utilizza generalmente Internet per e-mail a familiari o ad amici e colleghi. 

Al secondo posto nella graduatoria tra le ragioni che spingono maggiormente i cittadini appartenenti ad uno dei 15 paesi membri dell’Unione emerge «la ricerca di informazioni su argomenti specifici»: esiste infatti un 41,5 per cento di europei che dichiara di usare Internet per questa ragione. I Paesi Bassi e la Svezia (rispettivamente il 49,8 per cento e il 48,1 per cento) sono ancora la maggioranza, mentre emergono meno pescatori di «informazioni su argomenti specifici» in Grecia (27,3 per cento) e in Irlanda (26,7 per cento). In Italia la percentuale è di 37,5 per cento. 

La terza ragione che spinge gli europei a utilizzare Internet è il lavoro (40,3 per cento di cittadini dell’Unione).

Superano la media europea, la Francia, la Finlandia, la Svezia, la Germania e l’Austria, ma solo le ultime due superano il 45 per cento (rispettivamente con il valore di 48,3 per cento per la Germania e 46,6 per cento per l’Austria). L’Italia è ancora poco sotto la media con una percentuale pari a 34,8 per cento. 

A questo punto saremo decisamente stanchi o affamati: bisogna solo tornare a casa, dopo questo lungo viaggio immaginario nella vita di noi cittadini membri dell’Unione Europea, con la voglia di informarsi, di leggere e diventare anche un popolo di navigatori di Internet.

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