Anche se ci sono ancora molti dubbi sulla validità e veridicità dei risultati ottenuti, l’intelligenza artificiale è in grado di analizzare e comprendere emotività e sentimenti; se riuscirà a superare i problemi legati alla privacy e all’utilizzo che ne viene fatto da parte dei governi, nel giro di pochissimi anni la tecnologia avrà partita vinta.
di MIT Technology Review Italia
Il riconoscimento delle emozioni è l’ultima novità nelle tecnologie di sorveglianza, come si è potuto vedere alla International Automatic Identification Technology and Equipment Exhibition, a Shenzhen, in Cina. Ma, mentre in Europa queste piccole e diffuse «macchine della verità» sono limitate dalla regolamentazione sulla privacy, in posti come la Cina è già in corso una sperimentazione su larga scala.
Il riconoscimento facciale è senza dubbio una modalità di pagamento molto agevole, ma presenta alcuni problemi, potenzialmente molto seri. “C’è un rischio molto grande che lo stato utilizzi questi dati per sorvegliare, monitorare e tenere traccia dei dissidenti politici e per profilare le persone in base all’etnia come nel caso degli minoranza Uiguri [un’etnia di religione musulmana] nella regione dello Xinjiang”, spiega Adam Ni, un ricercatore della Macquaire University di Sidney, interpellato dal “Guardian”.
Nello Xinjiang, dove sono detenuti circa un milioni di persone nei campi di internamento, sono stati installati sistemi di riconoscimento delle emozioni che identificano i segni di aggressività e nervosismo, nonché i livelli di stress e valutano se una persona è potenzialmente in grado di attaccare gli altri. Secondo gli esperti, uno dei problemi è che non funzionano ancora molto bene.
Nel Regno Unito, vi è la preoccupazione di creare un quadro giuridico adeguato per l’uso del riconoscimento facciale nella vita di tutti i giorni. L’Ente britannico per la protezione dei dati ha esortato le forze dell’ordine a non utilizzare questa tecnologia nei luoghi pubblici, fino a quando il governo non fornirà nuove indicazioni legali.
The House of Commons Science and Technology committee, Il Comitato scientifico e tecnologico della Camera dei Comuni, ha chiesto “di emanare una moratoria sull’attuale uso della tecnologia di riconoscimento facciale e di non prendere ulteriori iniziative fino a quando non sia stato introdotto un quadro legislativo chiaro e siano state stabilite linee guida sui protocolli di prova e un sistema condiviso di supervisione e valutazione”.
In Russia è entrata in vigore una legge che permette allo stato di controllare le comunicazioni su internet. La legge dà al governo la possibilità di interrompere le connessioni a un server che si trova in Russia o quelle ai server che si trovano in altri paesi, «in caso di emergenza», ed è il governo stesso a stabilire quando ci sia «un’emergenza».
La legge obbliga le aziende dei provider di internet a installare dei dispositivi per identificare le fonti del traffico su internet e filtrare i contenuti. Tali dispositivi permetteranno al Roskomnadzor – l’agenzia federale del governo russo che si occupa di telecomunicazioni – di bloccare un sito più facilmente e in generale permetteranno al governo di limitare i contenuti visibili agli utenti senza che sia necessario l’intervento di un tribunale.
Negli Stati Uniti, come riferisce Reuters, il comitato per gli investimenti esteri negli Stati Uniti (CFIUS), che esamina gli accordi degli acquirenti stranieri per valutare i potenziali rischi per la sicurezza nazionale, ha iniziato a riesaminare l’accordo per l’acquisto dell’app per social media Musical.ly da parte di ByteDance Technology Co, proprietaria di Tik Tok, preoccupati che l’azienda cinese possa censurare contenuti politicamente sensibili e gestire i dati personali.
Cape, una startup di Redwood City, in California, che fornisce droni per decine di enti statali e locali di pubblica sicurezza, smetterà di lavorare con i produttori di droni cinesi, citando ufficialmente “problemi di sicurezza”.
È un duro colpo per DJI, il più grande produttore al mondo di droni che ha passato anni a cercare di far passare la paura che i suoi prodotti potessero essere usati per spionaggio.
L’azienda di sicurezza informatica FireEye afferma che un gruppo di hacker con collegamenti allo stato cinese ha intercettato messaggi di testo di governi stranieri e ha cercato di colpire obiettivi militari. Lo scorso 11 luglio, giorno precedente la sentenza del tribunale dell’Aia sulla sovranità nel Mar Cinese meridionale, conteso da Cina e Filippine, funzionari di un governo straniero in visita a bordo della portaerei Usa “Ronald Reagan”, di pattuglia nell’area, sono stati inondati di mail infettate dal malware Enfal. Lo svela il “Financial Times”, che ha raccolto le dichiarazioni di FireEye, secondo la quale responsabile dell’attacco informatico è un gruppo di hacker con base in Cina che in passato ha provato a compromettere le reti di difesa di Usa e Vietnam.
Come riportato dalla nostra rivista, Microsoft, che ha vinto il grande contratto cloud JEDI con il Pentagono il mese scorso, si è trovata di fronte alla contrarietà dei suoi dipendenti ad accettare un contratto di collaborazione a progetti militari, come era già successo ad altre grandi aziende tecnologiche. L’inquietudine legata ai rapporti tra le tecnologie di riconoscimento e più in generale di controllo e il loro utilizzo, come si evince dalle diverse situazioni, scuote a fondo tutti i paesi.
Immagine: Pixabay.com