Le nuove norme per la sicurezza informatica in Cina rischiano di bloccare l’innovazione occidentale

Diversi critici sostengono che le nuove norme introdotte dal governo cinese ostacoleranno le operazioni dei giganti tecnologici statunitensi nel paese.

di Jamie Condliffe

La Cina ha recentemente annunciato una nuova raccolta di norme sulla sicurezza informatica che potrebbero ostacolare le operazioni delle società tecnologiche straniere nel paese.

Le norme, annunciate poche settimane fa, forniranno alle autorità del governo centrale cinese il potere di controllare dati e hardware. Queste leggi esporranno le società a un maggiore scrutinio da parte del governo per l’investigazione di crimini e forniranno il totale accesso ai dati in caso di necessità. Sarà inoltre richiesto loro di dimostrare che i loro sistemi sono in grado di resistere ad attacchi informatici.

Le nuove norme, approvate dal Comitato Permanente dell’Assemblea Nazionale del Popolo e previste per il giugno del 2017, sarebbero un primo tentativo della Cina di rispondere al crescente numero di attacchi hacker e minacce terroristiche da parte di paesi stranieri. La Cina aveva denunciato da tempo di essere soggetta ad attacchi informatici, e la frequenza di queste violazioni è andata aumentando. Stando a Reuters, Yang Heqing, membro del Comitato permanente, avrebbe detto che “in quanto uno dei paesi esposti ai maggiori rischi sulla sicurezza informatica, la Cina ha bisogno di stabilire e perfezionare i sistemi legali a supporto della sicurezza della rete”.

Non che il paese sia solamente vittima. Per quanti attacchi possa aver subito, la Cina ne ha perpetrati altrettanti a sua volta. Come avevamo riportato di recente, l’accordo siglato fra il Presidente Obama e il Presidente Xi Jinping per limitare lo spionaggio informatico potrebbe aver ridotto il numero di attacchi, ma portato a un miglioramento degli attacchi perpetrati.

Resta da considerare l’impatto che le nuove regole avranno sulle società occidentali interessate a lavorare in Cina. James Zimmerman, presidente della Camera di Commercio degli Americana in Cina, ha detto a Bloomberg che “il governo cinese ha ragione a voler garantire la sicurezza dei sistemi digitali e delle informazioni del paese, ma questa legge non raggiunge questo obiettivo”. Piuttosto, avverte, “creerà barriere agli scambi e all’innovazione”.

Norme stringenti rappresentano certamente un nemico per il progresso economico. Probabilmente, però, i giganti tecnologici saranno più preoccupati per la richiesta di mettere i propri dati a disposizione delle autorità. In passato, Yahoo, Google e Microsoft si sono prostrate davanti alle pressioni del paese, censurando dati o condividendoli con gli funzionari governativi. Per questo loro atteggiamento, le società statunitensi sono state pesantemente criticate dal Congresso. Nel 2010 Google ha interrotto i propri tentativi di sbarcare in Cina per timori legati alla sicurezza e alla censura.

Contro ogni previsione, Facebook continua a cercare di aprirsi un varco in Cina, anche se il suo sito è bloccato dal 2009. Vedremo presto se saprà mantenere l’entusiasmo una volta entrate in vigore le nuove norme.

(MO)

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