La Russia vuole scollegare il paese da Internet

La disconnessione programmata rientra in una esercitazione bellica per assicurare che la Russia possa ancora operare in condizioni di isolamento.

di Charlotte Jee

La notizia: Autorità russe e internet provider condurranno un test per assicurarsi che i dati trasferiti fra i cittadini del paese e le organizzazioni restino all’interno del paese invece di essere reindirizzati attraverso canali internazionali. Secondo quanto riportato da ZDNet, la data esatta per il test non è ancora stata rivelata, ma dovrebbe aggirarsi intorno al mese di aprile.

Perché? Lo scopo di questa esercitazione è scoprire la reale fattibilità di una nuova proposta di legge, per cui gli ISP nel paese dovrebbero garantire la continuità dei servizi persino in caso di disconnessione a seguito di un attacco informatico esterno. La bozza di legge, presentata al parlamento lo scorso dicembre, richiederebbe inoltre alle società telecom di reindirizzare l’intero traffico internet interno su punti approvati da Roskomnadzor, responsabile delle operazioni telecom della Russia.

Interruzione di servizio: Per quanto nessuno degli internet provider del paese si sia detto contrario a questa legge, la sua implementazione provocherà gravi interruzioni nel traffico internet, spiegano su ZDNet. Le interruzioni di servizio sono un problema che può costare caro: un’analisi del 2016 descriveva come una interruzione delle attività online di un paese, seppur breve, potesse causare perdite per miliardi di dollari.

Il Grande Firewall: Nel 2017, ufficiali russi hanno annunciato piani per reindirizzare il 95% delle attività internet del paese all’interno dei suoi confini entro il 2020. Questa esercitazione rientra negli sforzi che il governo russo ha perseguito da allora per introdurre un sistema di filtraggio del traffico ispirato al modello cinese.
Eppure, Roskomnadzor continua a conservare una lista nera di app e siti banditi, all’interno della quale figurano LinkedIn e Telegram. Allo stesso tempo, servizi americani quali WhatsApp, Facebook e Google continuano a operare.

(MO)

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