La marcia degli amiloidi dalle profondità del cervello

Ricercatori hanno osservato le placche amiloidi emergere dalle strutture profonde del cervello verso la superficie seguendo specifici circuiti.

di Lisa Ovi

Un nuovo studio, condotto dai neuroscienziati del MIT sui processi mnemonici e dell’apprendimento, ha individuato le regioni del cervello in cui fanno la loro prima comparsa le placche amiloidi. Pubblicato da Communications Biology, i ricercatori hanno anche dimostrato come il grado di accumulo di placche senili in una di queste regioni del cervello umano è in diretto rapporto con la progressione della malattia.

Il morbo di Alzheimer prende il via molto prima dell’emergere dei sintomi caratteristici, come la perdita della memoria. La ricerca si sta da tempo concentrando su scoprire da dove il morbo abbia origine per poter intervenire sempre più tempestivamente.

Il nuovo studio è stato condotto su modelli murini 5XFAD del morbo che hanno permesso un’osservazione imparziale del cervello sin dal primo mese di vita. Dai risultati ottenuti, i ricercatori hanno scoperto che la progressione dell’amiloide ha inizio in regioni cerebrali profonde come i corpi mammillari, il setto pellucido e il subicolo, prima di farsi strada lungo specifici circuiti cerebrali che conducono all’ippocampo, regione chiave del cervello per la memoria, ed alla corteccia cerebrale, fondamentale per le funzioni cognitive.

La ricerca è stata resa possibile dall’utilizzo di una nuova tecnologia chiamata SWITCH, sviluppata da Kwanghun Chung,  co-autore senior dello studio e professore associato di ingegneria chimica, nonchè membro del Picower Institute e dell’Institute for Medical Engineering and Science. La nuova tecnologia ha reso possibile etichettare le placche amiloidi e schiarire l’intero cervello dei topi di modo che potessero essere ripresi nel dettaglio a età diverse. I ricercatori hanno ripetutamente osservato le placche emergere inizialmente dalle strutture cerebrali profonde per poi trasmettersi lungo circuiti come il circuito mnemonico di Papez per poi diffondersi in tutto il cervello nell’arco di 6-12 mesi. La dissezione post-mortem dei cervelli umani non permette simili osservazioni.

Di particolare importanza è la conferma del fatto che, essendo i corpi mammillari un un luogo d’origine delle placche amiloidi, la densità di tali placche aumenta in proporzione con la progressione del morbo. Quando i ricercatori hanno studiato con SWITCH i corpi mammillari di cervelli umani post-mortem in diverse fasi della malattia, hanno riscontrato questa precisa relazione tra progressione del morbo e densità delle placche senili nei corpi mammillari.

Uno dei tratti distintivi della malattia di Alzheimer è il circolo vizioso tra l’eccessiva attività indotta nei neuroni dagli amiloidi e il conseguente aumento nella produzione di amiloidi da parte dei neuroni eccitati. I ricercatori hanno verificato nei topi 5XFAD la correlazione tra l’accumulo di placche e il morbo mettendo a confronto la suscettibilità dei loro neuroni con quella riscontrata in topi sani. In un’anteprima di una potenziale strategia terapeutica, i ricercatori hanno geneticamente silenziato i neuroni del corpo mammillare di alcuni topi 5XFAD e riscontrato una diminuzione nella produzione di amiloide.

Il morbo di L’Alzheimer è una malattia neurodegenerativa, che comporta la perdita di neuroni. All’emergere dei sintomi provocati da tale perdita è già troppo tardi per avviare una terapia. Individuare i circuiti e le regioni cerebrali affetti per primi faciliterà lo sviluppo di terapie efficaci.

Immagine: Placche amiloidi nel cervello, Flickr

(lo)

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