La lezione della Grande Depressione degli anni 1930 alle Big Tech

Le preoccupazioni sul potere di mercato del settore tecnologico, sul rispetto della privacy e sulle politiche di moderazione dei contenuti, che hanno rappresentato una sfida importante solo fino a pochi mesi fa, hanno perso di valore sotto la spinta della pandemia, ma rimangono un problema da affrontare con politiche coraggiose.

di Nathan Schneider

In aprile, sul “Mercury News”, il giornale locale della Silicon Valley, era scritto: “La risposta al covid-19 metterà fine alle accuse alle Big Tech”. Un articolo pubblicato dalla Brookings Institution alla fine dello stesso mese ha ribadito gli stessi concetti: ‘Il virus ci ha insegnato a smettere di avanzare critiche alla Silicon Valley e amarla per i contatti che ci permette di mantenere’”.

Ma stanno avanzando nuovi motivi di preoccupazione. Un vicepresidente di Amazon si è dimesso a maggio a sostegno dei lavoratori che sono stati licenziati per aver richiesto più misure di sicurezza sul posto di lavoro contro il contagio da coronavirus. I lavoratori a basso salario di altre aziende, tra cui Instacart, Target e Walmart, hanno scioperato per ragioni analoghe. Gli host di Airbnb fanno pressioni per far ottenere rimborsi completi per i clienti che annullano le prenotazioni. 

In momenti di crisi, quando la nuova tecnologia sembra offrire risposte rapide e facili, potrebbe sembrare difficile escogitare una risposta originale al crescente potere delle grandi aziende tecnologiche. Ma gli strumenti per risolvere alcuni dei problemi più profondi della tecnologia sono più vicini di quanto si possa pensare.

Le aziende su Internet possono raccogliere dati sul comportamento delle persone in modi in cui le vecchie aziende telefoniche e i sistemi postali non avrebbero mai potuto: una azienda di telecomunicazione non può ascoltare le conversazioni telefoniche e inviare robocall. Le app di ride sharing hanno iniziato in parte bypassando le normative che i proprietari di taxi dovevano seguire. 

Le piattaforme di gig economy di solito rivendicano il diritto di ignorare le garanzie di lavoro conquistate duramente in passato perché offrono lavoro freelance part-time, anche se in molti casi questo lavoro comporta forme di controllo sui lavoratori simili a quelle di un impiego standard. 

Alcuni sostengono che le vecchie regole non si applicano alle nuove tecnologie. All’inizio di quest’anno, prima dell’arrivo del virus, Michael O’Rielly, un commissario della Federal Communications Commission degli Stati Uniti, ha parlato all’università dove insegno. Ha espresso la speranza che il ruolo della FCC diminuirà esponenzialmente, come ’uno sbuffo di fumo in una giornata ventosa’”. Ma in realtà ci troviamo in un momento in cui le aziende sotto il controllo della FCC occupano un posto più importante che mai nella nostra vita.

In effetti, molte delle principali leggi antitrust statunitensi sono state create per fronteggiare crisi non così diverse da quella che affrontiamo oggi, con magnati super potenti e sconvolgimenti economici diffusi. Queste leggi, ideate per le ferrovie e la Standard Oil, consentono ai regolatori, tra le altre cose, di “spezzettare” qualsiasi azienda che abusa del suo dominio sul mercato. 

Recentemente gli enti regolatori non hanno esercitato questi poteri contro la Big Tech perché per decenni hanno fatto riferimento ai prezzi al consumo come misura per stabilire se esiste un monopolio sul mercato, senza considerare che una misura simile non funziona per servizi gratuiti come Facebook e Google. 

Questa situazione cambierebbe se i legislatori accettassero di vedere fino a che punto il vecchio mandato antitrust contro la manipolazione del mercato è davvero superato. Con molte piccole imprese ora sull’orlo del collasso, il pericolo di consolidamento non è mai stato così grande. Una moratoria sulle fusioni è probabilmente un punto di passaggio obbligatorio.

Si è verificata una amnesia simile nel diritto del lavoro. Le piattaforme di gig-economy hanno quasi ammesso che la loro attività dipende dalla violazione sistematica del sistema di protezione del lavoro. Recentemente la California ne ha preso atto, approvando una legge che riclassificava molti gig worker come impiegati. Soprattutto ora, le persone con redditi precari che stanno rischiando la salute, fornendo servizi essenziali, dalla consegna di generi alimentari all’assistenza agli anziani, meritano ogni protezione che la società possa loro ragionevolmente offrire.

Le normative da sole, tuttavia, non sono sufficienti. La politica dovrebbe consentire più di quanto impedisca. Negli anni 1920 e 1930, i legislatori statunitensi hanno messo in pratica questo principio. In seguito al crollo del mercato azionario del 1929, fu chiaro che le banche non erano responsabili nei confronti dei propri clienti e molte aree del paese non disponevano di servizi bancari. 

Oltre ai nuovi regolamenti che riguardavano le banche, il Federal Credit Union Act del 1934 trasformò alcuni esperimenti locali di finanza comunitaria in un sistema garantito dal governo. Cooperative di credito di proprietà dei soci o gestite da loro proliferarono. Queste iniziative hanno assicurato standard più elevati per le banche e hanno portato servizi finanziari in luoghi dove prima non esistevano.

Allo stesso modo, due anni dopo, il Rural Electrification Act ha contribuito a portare l’elettricità nelle aree rurali isolate, trascurate in precedenza dagli investitori. I prestiti a basso interesse attraverso il Dipartimento dell’Agricoltura hanno permesso alle comunità di organizzare cooperative, delle quali quasi 900 operano ancora oggi. Il programma di prestito ha consentito di guadagnare molto più del suo costo. Allo stesso modo le politiche abitative dell’epoca per garantire mutui trentennali sono state un tipo di intervento pubblico che ha consentito lo sviluppo di un’ampia proprietà privata.

Questi sono stati alcuni dei più potenti programmi di sviluppo economico nella storia degli Stati Uniti. Hanno introdotto dinamismo e decentralizzazione nei mercati che rischiavano di essere schiacciati dal monopolio e dallo sfruttamento. Se vogliamo un’economia tecnologica più inclusiva, l’eredità del New Deal sarebbe un buon punto di partenza.

Gli utenti di Internet hanno bisogno della capacità di stabilire forme di cooperazione alternative alle piattaforme e alle infrastrutture dominanti. Un modello simile a quello delle società elettriche cooperative, per esempio, potrebbe essere utilizzato per portare la banda larga di proprietà dei clienti nelle comunità sottoservite. Alcune vecchie cooperative elettriche rurali offrono già la fibra ottica a domicilio.

Inoltre, i gig worker e i clienti che si affidano a loro attualmente devono utilizzare piattaforme di proprietà degli investitori. Una proposta di legge in California, la Cooperative Economy Act, consentirebbe ai lavoratori delle piattaforme di organizzare cooperative che potrebbero negoziare collettivamente con le piattaforme e forse persino costruire piattaforme proprie. Ciò consentirebbe a questi lavoratori, molti dei quali sono ora essenziali in quanto conducenti e addetti alle consegne, di ottenere salari e condizioni di lavoro migliori.

La quarantena e il lavoro remoto lasciano molte persone più dipendenti che mai dalle piattaforme di comunicazione, che in genere raccolgono dati personali per scopi non trasparenti. Si potrebbe evitare. Con strumenti gratuiti e open source come NextCloud per la condivisione di file e Jitsi per la videoconferenza, i gruppi possono gestire i propri sistemi di protezione della privacy e decidere autonomamente come vengono utilizzati i propri dati. 

Gli investimenti pubblici in progetti come questo potrebbero garantire che, come nelle cooperative di credito, le persone dispongano dei mezzi per organizzare alternative quando le grandi piattaforme non soddisfano le loro esigenze o rispettano i loro valori.

Internet può avere poteri quasi magici che possono aiutarci a superare la crisi del coronavirus, ma rendere responsabili le aziende tecnologiche a partire dalle lezioni apprese dall’ultima grande depressione. Una buona politica per il settore deve partire dal riconoscimento del fatto che la tecnologia è solo un altro modo di esercitare potere.

Immagine: Sophy Hollington

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