La difesa si organizza su Instagram 

Dopo una serie di crimini d’odio, la comunità asiatico americana si è rivolta ai social media per impedire che le persone più anziane e vulnerabili siano esposte ad attacchi di matrice razzista.

di Tanya Basu

Un pomeriggio di febbraio, una donna asiatica di 50 anni stava aspettando in coda in una panetteria nel Queens, a New York, quando un uomo le ha lanciato contro una confezione di cucchiai, procurandole una ferita che ha richiesto dieci punti di sutura in testa. In un video di sorveglianza, un gruppo di persone guarda l’uomo che attacca la donna, senza fare nulla mentre la colpisce e poi si allontana. 

L’assalto nel Queens è stato solo uno di una serie di attacchi contro asiatici-americani anziani o vulnerabili che sono stati ripresi in video virali negli ultimi mesi. A marzo, la strage con armi da fuoco di otto persone ad Atlanta, sei delle quali erano asiatici-americani, è stata il punto di rottura.

Teresa Ting, una residente di Flushing, nei dintorni del Queen, si è rivolta a Instagram Stories, le raccolte effimere di video o foto dell’app. Ha avanzato l’idea che un gruppo di attivisti del quartiere si incontrino sulla Main Street di Flushing in gruppi di quattro per tenere sotto controllo episodi violenti. In pochi giorni aveva riunito un gruppo di 100 volontari addestrati ad adottare forme d’intervento pacifiche per pattugliare Main Street in gruppi per tre ore ogni sabato e domenica e fare attenzione a possibili crimini d’odio.

Tradizionalmente l’attivismo di Instagram rientra in una delle due categorie: manifestazioni di solidarietà (un post quadrato nero per Black Lives Matter, un selfie in bianco e nero per il femminismo) o raccolta fondi (collegamenti e informazioni a piattaforme di donazione come Venmo o GoFundMe). Ma gli asiatici-americani come Ting, sentendosi impotenti e diffidenti nei confronti della polizia, stanno ora usando Instagram e altre piattaforme per proteggere se stessi e la loro comunità in modo più diretto. (Si veda link)

Dopo le sparatorie ad Atlanta, Kenji Jones, esperto di comunicazioni digitali, ha utilizzato il suo account Instagram per una campagna per distribuire bombolette spray al peperoncino per lo più ad anziani asiatici-americani a New York. In tre giorni Jones ha raccolto 18.000 dollari, sufficienti per quasi 3.000 contenitori. (Si veda link)

Come Jones, Carolyn Kang sta distribuendo un dispositivo di protezione: allarmi di sicurezza che si agganciano a portachiavi ed emettono una suono da 140 decibel che penetra nell’orecchio quando vengono attivati. L’attivismo di Kang è nato da un’esperienza sconvolgente: un uomo si è lanciato verso di lei in metropolitana e ha urlato: “I cinesi stanno rovinando questo fottuto paese!” Kang è rimasta illesa, ma scossa. “Mi sentivo completamente impotente, quindi volevo fare qualcosa che potesse aiutare concretamente la mia comunità”, spiega. “Molti di noi hanno paura di camminare per strada di notte o di prendere la metropolitana da soli”.

Alcuni attivisti asiatico-americani affermano che il loro passaggio alle campagne su Instagram è guidato dalla sfiducia delle autorità nel saper rispondere efficacemente ai crimini d’odio. Le vittime sono spesso (ma non sempre) immigrati anziani che in genere non hanno molta familiarità con il sistema legale o si sentono a disagio nel richiamare l’attenzione sulla propria persona. Ciò ha fatto sì che i crimini d’odio siano ampiamente sottostimati. 

Gruppi come Main Street Patrol di Ting sono sorti nei quartieri asiatici in tutti gli Stati Uniti. Queste pattuglie riuniscono gruppi di volontari che comunicano tramite l’app walkie-talkie Zello, che consente agli utenti di parlare tra loro in tempo reale senza un numero di telefono e si affidano a periodi formazione per i partecipanti per disinnescare le interazioni potenzialmente violente.

“Stiamo prestando attenzione a non avere reazioni eccessive” dice Farrah Zhao, una volontaria di Main Street Patrol, “ma il NYPD [dipartimento di polizia di New York] dovrebbe essere più reattivo nella risposta a questi crimini d’odio. E’ triste dover essere di pattuglia con Zello ogni fine settimana”.

All’inizio della pandemia, le slideshow di Carrd e Instagram  erano popolari come un modo per educare il grande pubblico sulla giustizia razziale. Queste presentazioni non stanno scomparendo, ma si stanno evolvendo. Esther Lim dirige l’account @hatecrimebook su Instagram, un progetto che distribuisce opuscoli tascabili in otto lingue asiatiche più l’inglese, consigliando le persone su come denunciare un crimine d’odio.

“Instagram è l’unica piattaforma su cui ho condiviso i miei opuscoli per la prima volta l’anno scorso”, mi ha detto Lim via e-mail. I testi erano spesso lunghi, quindi Lim ha lavorato con i volontari per distillarli in informazioni essenziali e ha utilizzato una piattaforma di e-booklet, Flipsnack, per trasformare i PDF online in opuscoli fisici compatti. Circa 34.500 dei suoi opuscoli sono stati ora distribuiti a Los Angeles, San Francisco e New York.

“Ovviamente la condivisione di contenuti digitali è più conveniente, ma la stampa di opuscoli è ancora essenziale per le persone che non hanno accesso a Internet o non sanno dove trovare risorse come questa”, afferma Lim. “La maggior parte di questi gruppi sono anziani che non parlano inglese, quindi è mio dovere badare a loro”. (Si veda link)

Mentre alcuni progetti di raccolta fondi utilizzano approcci collaudati (Kang sta usando GoFundMe e Jones ha i suoi handle di PayPal, CashApp e Venmo visualizzati in modo prominente nelle sue storie), altri stanno diventando creativi: @cafemaddycab, un account avviato da Madeleine Park per servizi di taxi gratis per gli asiatici-americani che potrebbero sentirsi insicuri in metropolitana, utilizza i link di WeChat tramite Instagram e un poster di Google disponibile pubblicamente in cinese per raggiungere chi non parla inglese.

Sebbene l’attenzione dei media ai crimini d’odio anti-asiatici sia diminuita, gli attivisti sono preoccupati. Lo scorso fine settimana, Jones ha finito le bombolette spray al peperoncino e ha dovuto dire di no a tante richieste. Ha quindi deciso insieme a Lim e un altro attivista di Instagram di unire le forze per ospitare un altro evento a metà maggio dove distribuiranno spray al peperoncino e opuscoli, offriranno screening sanitari e organizzeranno una campagna di registrazione degli elettori. Gli attivisti dicono che c’è una lunga strada davanti alla comunità asiatico-americana e l’organizzazione generata dall’emergenza deve continuare.

“Viviamo nella paura ogni giorno”, dice Lim. “Se si verifica un attacco a uno di noi, l’intera comunità subisce un contraccolpo”.

Foto: Ms Tech

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