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Un nuovo studio si addentra nell’intricata relazione tra esposizione ambientale, regolazione genetica e sviluppo umano.

di MIT Technology Review Italia

È ormai chiaro che esiste una correlazione diretta tra salute e qualità dell’ambiente in cui viviamo. Pre-pandemia, in Europa i decessi prematuri attribuibili all’inquinamento toccavano il 13%, con picchi con picchi record proprio in Lombardia.

Quando si tratta di salute, però, il concetto di ambiente non è circoscritto alla sola qualità dell’aria o dell’acqua o del terreno. L’esposoma, la descrizione delle influenze ambientali a cui siamo esposti, abbraccia anche fattori sociali e stile di vita nell’analisi che possono avere su variazioni genetiche, epigenetiche e metaboliche negli organismi viventi.

Nel caso della gravidanza, per esempio, è noto da tempo l’impatto sullo sviluppo del feto di età e consumo d’alcol della madre. Un nuovo studio condotto dal Van Andel Research Institute e pubblicato da PNAS, identifica l’influenza di questi stessi fattori nell’alterazione epigenetica dello sviluppo degli ovuli umani durante l’anno precedente al concepimento.

Per alterazione epigenetica si intende un cambiamento nella struttura chimica del DNA che non ne modifica la sequenza codificante. Un campo in rapida evoluzione, l’epigenetica sposta l’attenzione della ricerca medica dalle mutazioni nel DNA alle variazioni nell’espressione genica ed è oggetto di particolare interesse per la ricerca sull’invecchiamento.

Nel nuovo studio, i ricercatori hanno puntato l’attenzione su di un gene chiamato nc886, elemento appartenente al patrimonio dell’imprinting genomico materno. I geni sottoposti ad imprinting trasmettono importanti etichette chimiche originate dalla madre o dal padre prima del concepimento. Il risultato è una sorta di “memoria epigenetica” https://www.technologyreview.it/il-cervello-e-dotato-di-una-memoria-immunologica attraverso la quale informazioni non genetiche, come l’età materna, possono avere un impatto diretto tra genitori e figli.

Sotto la direzione di Peter A. Jones, direttore scientifico del Van Andel Institute, i ricercatori hanno analizzato i dati di 1.100 coppie madre-figlio originari del Sud Africa e scoperto , Jones e colleghi hanno scoperto un incremento nell’imprinting del gene nc886 nel caso di madri più anziane e ridotto nel caso di madri che avessero ingerito alcolici l’anno prima del concepimento. La squadra ha studiato anche il fattore fumo, senza riscontrare alcun impatto sull’imprinting di nc886.

Sebbene quest’ultimo studio non abbia identificato gli effetti fisici finali di queste alterazioni, una precedente ricerca pubblicata da Jones e collaboratori nel 2018 aveva dimostrato che esiste un legame diretto tra il mancato imprinting del gene nc886 ed una maggiore massa corporea nei bambini all’età di cinque anni. Ricerche simili hanno correlato l’alterazione nell’imprinting del gene nc886 con una maggiore possibilità di sopravvivenza per gli individui affetti da leucemia mieloide acuta, ed una risposta ridotta a un farmaco antidiabetico.

Come spiega Jomes, il nuovo approfondimento sull’intricata relazione tra esposizioni ambientali, regolazione genetica e sviluppo umano, “Favorisce la nostra comprensione della salute e della malattia e – un giorno – potrebbe essere la base per nuove misure di prevenzione delle malattie”.

(lo)