Il Metaverso non decolla e Meta le prova tutte

Davvero basterà aggiungere le gambe agli avatar per convincerci tutti a entrare nel metaverso?

Protagonista del recente Meta Connect, il cosiddetto “stato dell’unione” per l’azienda un tempo nota con il nome di Facebook, è stato Meta Quest Pro. Il nuovissimo visore per realtà virtuale di Meta costa ben $ 1.499,99, un aumento di prezzo non da poco rispetto alla versione precedente, Meta Quest 2, acquistabile per $ 399,99: già caro, ma ancora a tre cifre.

L’aumento di prezzo è in palese contraddizione con le insistenti dichiarazioni dell’azienda che descrive il metaverso come una “piattaforma sociale di nuova generazione” accessibile a tutti. E anche avessimo un migliaio e mezzo di dollari da sborsare per un visore RV, chi lo vuole, lo vorremmo veramente?

Questa è la domanda con cui Meta sembra star facendo i conti. Aumento dei costi a parte, quasi tutte le altre grandi mosse dell’azienda mirano a una linea di base comune e semplice: convincere il pubblico a utilizzare il metaverso.

A caccia di utenti

Il metaverso di Meta non ha precisamente avuto un anno tranquillo. Meno di un anno fa, il fondatore Mark Zuckerberg ha cambiato il nome dell’azienda da Facebook a Meta con l’intenzione di sostenere un cambio di direzione verso quello che doveva essere il futuro delle nostre vite digitali.

Da allora, Meta ha incontrato soprattutto ostacoli e gaffe, incluso un avatar molto sfacciato di Zuckerberg ora caduto nell’oblio, un rapporto che descrive i dipendenti dell’azienda tutt’altro che entusiasti del metaverso e, addirittura, accuse di aggressione sessuale virtuale.

L’attuale strategia dell’azienda sembra essere rilasciare una serie di aggiornamenti volti a studiare cosa potrebbe attrarre il pubblico: un approccio alla “butta il bambino nel fiume e vedi se nuota”.

Nel corso dell’evento, oltre a Meta Quest Pro, la società ha annunciato il lancio di Horizon Worlds, una piattaforma di social media interna al metaverso di Meta accessibile da cellulare e desktop, per chi non possiede le cuffie necessarie a vivere l’esperienza virtuale.

Si tratta di un passo importante: è una tacita ammissione del fatto che i visori VR non stanno avendo il successo auspicato dall’azienda. Senza un numero minimo di utenti che comprendono ed apprezzano l’esperienza del metaverso, Meta non ha alcuna speranza di vendere ipropri prodotti.

L’apertura dei mondi virtuali di Meta ai formati su cui i consumatori sono già a a proprio agio (messaggi di testo, browser, Instagram, ecc.) offre a chi non ha alcuna intenzione di sborsare $ 399,99 — tanto meno $ 1.499,99 — la possibilità di esplorare il nuovo mondo.

Le gambe sono difficili

Un fattore che avrebbe reso difficile la vendita del metaverso sarebbe stata l’esperienza disorientante di vedersi in forma di busto fluttuante senza gambe. Meta ha ora annunciato che non sarà più così.

In un AMA di Instagram, Andrew Bosworth, CTO di Meta, aveva dichiarato che creare avatar del a corpo intero è difficile, soprattutto perchè il monitoraggio VR origina solitamente dagli occhi e dalle mani della vita reale del partecipante.

“Riprodurre correttamente posizione e movimenti delle proprie gambe è molto difficile e sostanzialmente non realizzabile dal punto di vista della fisica con le cuffie esistenti”, ha dichiarato lo scorso febbraio.

Eppure Zuckerberg (o, meglio, il suo avatar dotato di lunghe gambe) ha annunciato all’evento che l’azienda ha intenzione di utilizzare applicazioni di intelligenza artificiale per mappare le gambe nel metaverso, consentendo agli avatar la possibilità non solo di camminare e correre ma anche di indossare abiti digitali dalla vita in giù (un mercato a cui Zuckerberg ha detto di essere ansioso di partecipare; e in cui Roblox, una piattaforma di gioco, ha già una comoda quota di mercato).

Si tratterebbe di un enorme passo avanti per migliorare l’esperienza e l’opinione degli utenti sul movimento nel metaverso e come decidono di rappresentarvisi.

Una vita a fumetti?

Eppure, anche con le gambe, anche con la possibilità di vagare per il metaverso senza dover indossare un complicato copricapo, la domanda chiave rimane: il metaverso di Meta è davvero un prodotto a cui il pubblico può essere interessato? Vale la pena notare che anche i dipendenti di Meta sono scettici sulla visione dell’azienda, con uno che arriva al punto di dire che l’importo speso per questi progetti fino ad oggi gli ha dato il “mal di pancia”.

Una versione gratuita e condivisibile del metaverso accessibile tramite collegamento web aprirà il mondo precedentemente chiuso a persone che potrebbero non avere centinaia di dollari da buttar via, e si tratta di un passo enorme verso la democratizzazione di questo spazio. Potrebbe portare le persone ad accettare, per esempio, l’entusiasmo di Meta all’idea di parlare con una versione a cartoni animati del proprio superiore sul lavoro o, più in generale, che il metaverso è davvero il prossimo piano digitale su cui condurremo le nostre vite.

Ma potrebbe anche accadere il contrario: le persone potrebbero approfittare dell’accesso via cellulare e desktop per poi scoprire che anche nel suo attuale stato progredito, al metaverso mancano, ehm, le gambe per muoversi.

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