Il futuro dello spazio Expo ha inizio con l’IIT

Oggi, al Piccolo di Milano, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha parlato del futuro di Expo, dell’Italia, dell’Europa e del contributo di IIT.

di Matteo Ovi

È per la storia del Piccolo per Milano e l’Italia che Renzi ha scelto di lanciare da qui il suo messaggio. “Nel ’47 Greppi ebbe qui l’intuizione per far ripartire il paese. Il Piccolo è stato il simbolo della cultura che ripartiva e ci ricorda del rapporto fecondo fra cultura, identità e futuro”, ha detto.

È proprio su quest’ultimo, il futuro, che si è incentrato il discorso di Renzi. Impossibile parlare di futuro senza ricordare il passato ed osservare il presente, però. Renzi ha quindi sollecitato gli ospiti a rivangare quando, negli anni ’90, eravamo soliti consultare I Quindici, fissare gli appuntamenti da un telefono fisso, ascoltare la musica con il walkman o portare con noi i primi modelli di telefono cellulare, così goffi e ingombranti.

“Se chiedessi ai miei figli di non usare Google per le loro ricerche mi prenderebbero per pazzo. I tempi sono cambiati, e così anche la politica italiana. Sono vent’anni che in Italia si parla tutti i giorni di riforme. Negli ultimi 20 mesi abbiamo attuato quelle riforme”, ha detto, aggiungendo che “la politica torna a fare il suo mestiere dopo anni di ubriacatura della tecnica”.

“Si è fatto quello che era stato rimandato. Ora che il percorso è stato fissato, e ormai non si torna indietro, possiamo parlare del futuro. Credevo che Expo sarebbe stato un successo enorme perché ho conosciuto personalmente Milano, capitale di ‘profit’ e ‘no-profit,’ ma anche dell’accoglienza e delle chance”, ha detto.

Expo è stato per Renzi l’opportunità che ci ha permesso di discutere assieme ai paesi europei, ma soprattutto l’opportunità per ricordarci che l’Italia non è fatta solamente di cose che vanno male.
Per questo, Renzi ha precisato più volte che il futuro di Expo sarà nelle mani di tutti.
“Il governo è pronto a intervenire, se richiestogli”, ha detto.

Prima di annunciare il progetto al centro dell’incontro di oggi, spaziando dal microscopico del CERN al macroscopico dell’osservatorio di Paranal, Renzi ha offerto la sua visione della ricerca italiana.
“’Ci sono tanti ricercatori italiani al MIT perché ci sono pochi MIT in Italia’, mi ha detto una nostra ricercatrice che ho incontrato all’osservatorio del Paranal. Bisogna cambiare la dinamica per cui chi va all’estero diventa un cervello in fuga, e comprendere che la globalizzazione è il più grande asset per l’Italia”, ha detto, sottolineando la quantità di risorse culturali e manifatturiere del paese. “Non saremo mai una superpotenza militare, ma siamo certamente una superpotenza culturale”.

Citando l’intervento di Tim Cook all’inaugurazione dell’anno accademico presso l’Università Bocconi, “dobbiamo fare the best, non the most”, ha detto Renzi. Con queste parole ha quindi offerto alcuni numeri sull’impegno e la disponibilità presi dal governo per sostenere lo sviluppo dello spazio Expo nella realtà che ha saputo raccontare.

150 milioni l’anno per dieci anni. Questa è la cifra che sarà messa a disposizione per la realizzazione di un centro di livello mondiale in grado di attirare fino a 1.600 ricercatori ed alimentare non solo la scintilla universitaria, ma anche quella delle imprese.

Le ricerche si focalizzeranno attorno a sei tematiche principali: genomica, nutrizione, modelli matematici e scienza dei dati, bioinformatica, neurogenomica e impatto socioeconomico. Il polo ambirà a favorire l’incontro fra enti pubblici e privati, perché “più player possano fare da attrattori di risorse internazionali”.

Renzi ha sottolineato la necessità di partire subito al fine di trasmettere l’ambizione e il potenziale del progetto. “Steve Jobs ha vinto quando ha fatto una cosa facile e bella che non aveva bisogno di un libretto delle istruzioni. L’Italia deve tornare ad essere facile e bella, ma con progetti mondiali”, ha detto.

Per concludere, Renzi ha ribadito l’interesse del governo ad “aiutare le università che si sono unite e quelle che vorranno unirsi, e la sua apertura verso suggerimenti. “Non interferiremo, a meno che non ci venga richiesto, ma non permetteremo neanche che questo bel progetto diventi una lotta fra campanili. Il governo ha un compito nei confronti della classe dirigente milanese. La città di Milano non deve essere la locomotiva dell’Italia, ma dell’Europa”.

Tutto bene, ma resta il problema della focalizzazione del lavoro di ricerca, che sarà nelle mani di una struttura di guida strategica delle ricerche, per ora assegnata all’IIT, affiancato dai politecnici di Milano e di Torino, dall’Università di Trento e probabilmente in futuro da altri.

L’opportunità è enorme, l’area molto bella e ben strutturata per un ottimo ‘networking’, le risorse importanti, anche se certo non enormi, paragonate a quelle dei grandi centri del mondo. Ma bisogna fare il possibile perché le tante realtà che si troveranno a lavorare fianco a fianco vedano nel potenziale della Interdisciplinarità, evidentemente presente, una grande opportunità da non perdere.

Conoscendo la familiarità di IIT e di Roberto Cingolani che lo dirige, con questo tipo di problemi, siamo fiduciosi che questa opportunità possa essere colta. Noi di MIT Technology Review saremo molto presenti a osservare, raccontare e portare le esperienze di Cambridge all’Area EXPO.

(MO)

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