L’intelligenza artificiale e altre tecnologie digitali sono state sorprendentemente lente nel migliorare la crescita economica, ma la situazione sta cambiando.
di Erik Brynjolfsson e Georgos Petropoulos
Gli ultimi 15 anni sono stati tempi duri per molti americani, ma ora ci sono incoraggianti segnali di inversione di tendenza. La crescita della produttività, un fattore chiave per standard di vita più elevati, è stata in media solo dell’1,3 per cento dal 2006, meno della metà del tasso del decennio precedente. Ma il 3 giugno, il Bureau of Labor Statistics degli Stati Uniti ha riferito che la produttività del lavoro negli Stati Uniti è aumentata del 5,4 per cento nel primo trimestre del 2021. C’è motivo di credere che questo sia un presagio di un incremento della produttività che eguaglierà o supererà i tempi di boom degli anni 1990 (si veda grafico a fianco) .
L’ottimismo si basa sulla nostra ricerca che indica che la maggior parte dei paesi OCSE sta appena superando il punto più basso della curva della produttività grazie alla spinta dai progressi delle tecnologie digitali, come l’intelligenza artificiale. La curva J della produttività descrive il modello storico di una crescita della produttività inizialmente lenta dopo l’introduzione di una tecnologia rivoluzionaria, seguita anni dopo da una crescita imperiosa.
Da una serie di studi emerge che la tecnologia da sola raramente è sufficiente per creare benefici significativi. Gli investimenti tecnologici devono essere combinati con investimenti ancora più consistenti in nuovi processi aziendali, competenze e altri tipi di capitale immateriale prima che innovazioni così diverse come il motore a vapore o i computer alla fine aumentino la produttività.
Per esempio, dopo l’introduzione dell’elettricità nelle fabbriche americane, la produttività è rimasta stagnante per più di due decenni. Solo dopo che i manager hanno reinventato le loro linee di produzione utilizzando macchinari distribuiti, una tecnica resa possibile dall’elettricità, la produttività è aumentata.
Ci sono tre ragioni per cui questa volta la curva J della produttività sarà più sostenuta e più veloce rispetto al passato.
Il primo è tecnologico: l’ultimo decennio ha prodotto un sorprendente gruppo di scoperte in questo settore. I più importanti sono nell’intelligenza artificiale. Lo sviluppo di algoritmi di apprendimento automatico combinato con un forte calo dei prezzi per l’archiviazione dei dati e miglioramenti nella potenza di calcolo hanno permesso alle aziende di affrontare le sfide della previsione e della diagnosi. Il mercato in rapida crescita del cloud computing ha reso queste innovazioni accessibili alle piccole imprese.
Significative innovazioni sono avvenute anche nelle scienze biomediche e nell’energia. Nella scoperta e nello sviluppo di farmaci, le nuove tecnologie hanno permesso ai ricercatori di ottimizzare la progettazione di nuovi prodotti e prevedere la struttura 3D delle proteine. Allo stesso tempo, la rivoluzionaria tecnologia dei vaccini che utilizza l’RNA messaggero ha introdotto un cambiamento rivoluzionario che potrebbe portare a terapie efficaci per molte altre malattie. Inoltre, importanti innovazioni hanno portato al forte calo del prezzo dell’energia solare e al deciso aumento del suo tasso di efficienza di conversione energetica con importanti implicazioni per il futuro del settore dell’energia e per l’ambiente.
I costi del covid-19 sono stati tragici, ma la pandemia ha anche compresso un decennio di innovazione digitale in aree come il lavoro a distanza in meno di un anno. Inoltre, le diverse esperienze suggeriscono che anche dopo la pandemia, una frazione significativa del lavoro verrà svolta da remoto, mentre sta emergendo una nuova classe di lavoratori dei servizi altamente qualificati, i nomadi digitali.
Di conseguenza, il più grande impatto sulla produttività della pandemia si realizzerà nel lungo periodo. Anche gli scettici della tecnologia come Robert Gordon sono più ottimisti questa volta. La digitalizzazione e la riorganizzazione del lavoro ci ha portato a una svolta nella curva J della produttività.
La terza ragione per essere ottimisti sulla produttività ha a che fare con l’aggressiva politica fiscale e monetaria attuata negli Stati Uniti. È probabile che il recente pacchetto di aiuti per il covid-19 riduca il tasso di disoccupazione dal 5,8 per cento (a maggio 2021) ai livelli storicamente bassi pre-covid intorno al 4 per cento. Far funzionare l’economia con la piena occupazione può accelerare il boom della produttività. I bassi livelli di disoccupazione portano a salari più alti, il che significa che le aziende hanno maggiori incentivi a sfruttare i potenziali benefici della tecnologia per migliorare ulteriormente la produttività.
Mettendo insieme questi tre fattori – i progressi tecnologici, i cambiamenti introdotti in risposta al covid-19 e un’economia che finalmente funziona a pieno regime – gli ingredienti per un boom di produttività sono pronti. Ciò non solo aumenterà direttamente il tenore di vita, ma libererà anche risorse per un’agenda politica più ambiziosa.
Erik Brynjolfsson è professore a Stanford e direttore dello Stanford Digital Economy Lab. Georgios Petropoulos è un dottorato del MIT, ricercatore presso Bruegel e digital fellow allo Stanford Digital Economy Lab.
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(rp)