I pochi giusti

Il problema delle élites in natura.

di Bruno Giorgini

In un passo della Bibbia, il Signore e Abramo discutono della distruzione di Sodoma, decretata dalla volontà divina. Abramo incalza l’Altissimo, se ci sono cinquanta giusti non si può distruggere la città, e con quarantacinque neppure, scendendo fino a dieci, e il Signore acconsente. è noto come finisce la storia, c’è un solo giusto Lot, e non basta, quindi il castigo divino colpisce implacabile.

Si può dire in altri termini, più laici, come il problema delle avanguardie, o delle élites, o della leadership. Quando e come riescono a diventare maggioranza e/o a influenzare la maggioranza. Finora era questione delle scienze umane, e nelle scienze umane è quasi sempre questione di qualità, rarissimamente di quantità.

Recentemente il problema delle avanguardie o leadership che dir si voglia ha acquistato una dimensione quantitativa nell’ambito degli studi sulla complessità. Fenomeni come la dinamica di folla o la congestione del traffico hanno messo in evidenza l’emergenza dell’auto-organizzazione tra il caos spesso incombente nell’evoluzione dinamica e l’ordine rigido dei cristalli che rende tutto statico. Non solo, ma si è visto che piccoli gruppi auto-organizzati sono in grado di generare effetti globali su tutto il sistema.

Per esempio, consideriamo lo stop and go, quel fenomeno per cui in autostrada, spesso senza cause apparenti, si hanno dei rallentamenti o fermate con la formazione di code, quindi delle riprese di movimento e così via. Fenomeno che, quando la densità è elevata, può propagarsi a tutta la rete, arrivando alla congestione fino alla paralisi. La ragione sta nel fatto che, se per un motivo qualunque, io freno fino a 80 km/h, chi mi segue frenerà fino a 79 e così via fin quando uno degli automobilisti non inchioderà a zero, con tutti gli altri in una fila che si propaga all’indietro. Io che ho provocato lo stop, nel frattempo, posso essere già ripartito accelerando ben oltre gli 80, ma via via per tutti gli altri la nuova accelerazione è più lenta della frenata: infatti, ripartire da zero è assai più lento che ripartire da trenta, da trenta è più lento che da quaranta eccetera. Insomma il fenomeno non è simmetrico: si fa prima a decelerare, frenare o fermarsi che ad accelerare o ripartire. Quindi molti stop and go successivi possono collassare in una unica grande congestione, anche se non c’è stata alcuna causa esterna, un grosso incidente o una strettoia, per esempio. Se però ci sono automobilisti virtuosi, ovvero che rispettano le distanze di sicurezza, che non si distraggono rallentando a vanvera o per curiosare nella corsia opposta eccetera, alcune simulazioni compiute dal Laboratorio di Fisica della Città hanno mostrato che gli stop and go a parità di densità sono meno e possono essere risolti più rapidamente. Ma quanti devono essere questi virtuosi per avere un benefico influsso sul nostro arco stradale? All’incirca il 10 per cento del totale considerato, i dieci giusti della strada.

Andiamo adesso in una piazza affollata. Le osservazioni mettono in evidenza il formarsi di microcorrenti che a volte possono confluire in una grossa corrente, oppure sciogliersi, per riformarsi altrove in una dinamica molto complicata e imprevedibile. Per capire qualcosa di più possiamo mettere in campo le simulazioni. Supponiamo che nella piazza degli automi vadano da destra a sinistra, e altri da sinistra a destra, con l’obiettivo di raggiungere le estremità opposte. Gli automi sono dotati di un corpo, di una visione (vista), di un libero arbitrio (free will) e vogliono evitare collisioni con quelli che vanno in direzione opposta. Finchè la densità dei pedoni non è troppo alta, questo corredo cognitivo basta perché si formino delle file ordinate. Aumentando il numero di automi che entrano in piazza, le file tendono a diventare sempre più lente, fino alla paralisi. A questo punto arricchiamo il corredo cognitivo, aggiungendo la proprietà per cui i simili seguono i simili (cooperazione). Allora vediamo comparire singoli automi che si svincolano dalla disciplina della fila e cercano percorsi liberi zigzagando tra la folla. Quando questo avviene dietro di loro si dispongono altri automi simili e nascono delle microcorrenti.

Ovvero l’automa che prende l’iniziativa assume il ruolo di leader temporaneo e inconsapevole (il suo angolo di visione è solo di 180 gradi, poiché non ha gli occhi sulla nuca) per un gruppo più o meno grande e più o meno stabile di suoi simili. In questo caso il numero dei «giusti» pedoni non è determinabile a priori, comunque non sono molti rispetto alla quantità totale, dell’ordine di qualche percento. Ovviamente questa forma di auto-organizzazione che preserva una dinamica di folla flessibile e zigzagante, ma in un certo senso ancora ordinata, vale finché c’è spazio vuoto disponibile, altrimenti il sistema si blocca. Quando la pressione diventa troppo grande abbiamo lo schiacciamento di un certo numero di individui, con gravi conseguenze in una situazione reale per la loro incolumità.

Si potrebbero fare altri esempi provenienti dalle scienze naturali, che suggeriscono come il ruolo dei pochi giusti possa essere una astuzia, o strategia, della natura per riparare ai torti e/o moderare i disastri.

Infine si sta studiando e discutendo molto sull’origine e l’efficacia della cooperazione nel processo evolutivo dei viventi, cui pare non essere estranea la formazione di avanguardie e/o élites, i nostri pochi giusti, ma non troppo pochi, perché allora nemmeno Dio può farci più nulla.

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