Un esempio dagli Stati Uniti dimostra che non si sta facendo abbastanza.
di Mark Paul e Nina Eichacker
Alcuni politici sono schierati a favore della ‘politica industriale’ ben definita dall’economista Mariana Mazzucato. In un ambito di politica industriale, i governi si fanno carico di investimenti che il settore privato non è disposto o non è in grado di fare, per aiutare il proprio paese nel conseguimento di determinati obiettivi socialmente desiderabili.
In breve, la politica industriale rappresenta una forma di pianificazione governativa volta a creare o supportare industrie strategiche. Questo tipo di strategia, fondamentale durante la seconda guerra mondiale e nei primi anni ’80, è oggi un pilastro fondamentale del Green New Deal statunitense.
Al centro del dibattito c’è il ruolo del governo nel sopportare e coprire gli investimenti a rischio attraverso programmi di garanzia sui prestiti, una nuova banca pubblica e il sostegno diretto della Federal Reserve per mantenere bassi i tassi di interesse e facilitare la transizione.
Tuttavia, le voci contrarie puntano speso il dito contro il caso della Solyndra, un’azienda californiana produttrice di energia solare che non riuscì a ripagare un prestito federale di 535 milioni di dollari garantito dai piani di stimolo dell’amministrazione Obama. Dal fallimento della compagnia emerse una “reazione contraria al sostegno federale dei progetti per l’energia pulita”.
È innegabile, il governo degli Stati Uniti sostenne un’azienda fallimentare. Ciò non significa che il governo debba astenersi dalla politica industriale e permettere quindi alla mano invisibile del mercato di scegliere vincitori e vinti. Servono piuttosto sempre più casi Solyndra.
Il prezzo dell’inazione è astronomico. Oltre un miliardo di persone potrebbero trovarsi sfollate a causa dei cambiamenti climatici. Intere città e nazioni rischiano di cadere e sono previsti inasprimenti dei conflitti armati.
Agire, però, esige una modifica sostanziale dell’economia. Per evitare livelli catastrofici di riscaldamento globale, dobbiamo apportare “cambiamenti di vasta portata e senza precedenti in tutti gli aspetti della società”, secondo l’Intergovernmental Panel on Climate Change. Ciò significa investire in progetti solari sui tetti e grandi progetti di energia pulita su larga scala, decarbonizzare gli edifici del continente, revisionare il sistema di trasporto e supportare le startup e le industrie nascenti che svilupperanno nuove tecnologie per facilitare la transizione.
Le stime sugli investimenti necessari a costruire un’economia a emissioni zero si aggirano, ad esempio negli USA, tra il 2 ed il 5% del PIL annuale; si tratta di una cifra che varia tra i $400 miliardi il trilione all’anno per i prossimi 10 anni. I $2 trilioni proposti dal piano del neoeletto Biden non rappresenterebbero che un acconto. Questi investimenti richiederanno inizialmente i supporto di ingenti fondi pubblici e la creazione di milioni di posti di lavoro nell’immediato futuro non porterebbe comunque a guadagni immediati.
Non è necessario che tutti i finanziamenti per la transizione verde debbano essere pubblici, ovviamente. Tuttavia, il settore privato ha sistematicamente sottoinvestito nell’energia verde, principalmente a causa del considerevole impegno economico necessario, della natura pubblica di molti dei vantaggi e al rischio di tali investimenti. L’industria finanziaria preferisce indirizzare il proprio sostegno verso progetti a basso rischio e alti, rapidi profitti. I benefici della transizione energetica sono per lo più riservati al pubblico ed alle generazioni future.
A dispetto della grande attenzione portata dai media al caso Solyndra, si è trattato di un solo fallimento di due totali. Le altre 22 società sovvenzionate dal governo statunitense hanno rimborsato i prestiti ricevuti, rendendo il programma governativo complessivamente redditizio e contribuendo all’accelerazione della transizione energetica negli Stati Uniti. Un caso di successo degno di nota è la una casa automobilistica elettrica Tesla.
Il processo di sviluppo industriale richiede tempo. Ci saranno vincitori, come la Tesla, e perdenti, come Solyndra. Anche le idee migliori possono fallire per svariati motivi.
Sappiamo che i costi economici e ambientali del continuo utilizzo di combustibili fossili sarebbero devastanti. Il sostegno governativo alla tecnologia verde può aiutare il settore a superare gli ostacoli dei primi fallimenti del mercato e gli inevitabili ostacoli dovuti all’introduzione di nuovi prodotti e modi di fare. Per troppo tempo la finanza ha alimentato la disuguaglianza e la distruzione planetaria. È tempo di sfruttare la finanza e indirizzarla alla conservazione del nostro pianeta.
Foto: Tubi di vetro utilizzati nella tecnologia solare sviluppata dalla Solyndra. JAR, FLICKR