Gli smart contract via blockchain cominciano a funzionare

Una startup ritiene di aver risolto il problema che impediva agli smart contract di operare correttamente.

di Mike Orcutt

Potreste aver sentito dire che la tecnologia blockchain e gli “smart contract” rivoluzioneranno le nostre vite. Eppure, c’è un problema con questa affermazione. Prima che gli smart contract possano fare qualcosa di realmente utile, sarà necessario sviluppare una soluzione che consenta di associarli a eventi nel mondo reale; requisito che, finora, è risultato impossibile.

La questione è meglio conosciuta come il “problema di Oracle”, una sfida tecnologica che sta ostacolando qualunque possibilità della blockchain di fare il suo ingresso nella nostra vita di tutti i giorni; finora, almeno.

Una startup di nome Chainlink sta combinando il suo software con un Town Crier, un affidabile sistema hardware sviluppato da uno dei principali gruppi accademici di ricerca nel campo delle criptovalute. Insieme, le due tecnologie potrebbero riuscire a risolvere questo problema.

Gli smart contract sono dei particolari programmi che operano all’interno di una blockchain e permettono di automatizzare l’incessante scambio di token crittografici fra utenti secondo condizioni prestabilite. Gli “Oracle” sono dati forniti in tempo reale e riguardanti aspetti quali informazioni climatiche, tassi di scambio delle valute, informazioni di volo per le compagnie aeree, statistiche sportive.

I due sistemi, lavorando assieme, consentirebbero ai servizi blockchain di interagire con gli eventi nel mondo reale in maniera molto più affidabile di quanto non sia attualmente possibile attraverso servizi oracle. In caso di cancellazione di un volo coperto da assicurazione, ad esempio, uno smart contract potrebbe istantaneamente sbloccare il rimborso non appena ricevuta l’informazione utile da una fonte affidabile.

Qual è il problema, quindi? Secondo il CEO di Chainlink, Sergey Nazarov, i servizi oracle ad oggi disponibili non permetterebbero di sfruttare una blockchian in primo luogo. Nel caso di Ethereum, ad esempio, tutti i nodi che entrano a far parte della rete elaborano ciascuno smart contract, rendendo pressoché impossibile da sospendere il programma. I servizi di oggi, però, sono troppo centralizzati; rappresentano dei bersagli unici, facili da prendere di mira e colpire.

Gli smart contract, dunque, non disporrebbero di un accesso affidabile ai dati del mondo reale, senza i quali sono “come città senza elettricità”, commenta Ari Juels, un professore di scienza informatica della Cornell University. “Non esistono molte cose interessanti da fare, così”.

Juels e colleghi della Initiative for Cryptocurrencies and Contracts hanno sviluppato il Town Crier (PDF) perché fungesse da “ponte sicuro” fra la blockchain di Ethereum e le fonti di dati online su HTTPS. La componente chiave del sistema è un programma che opera all’interno di una parte isolata e sicura dell’hardware, conosciuta come “Secure Enclave”.

La funzione dell’enclave è proteggere il programma dagli attacchi ed assicurare la riservatezza delle operazioni. Il sistema riceve i comandi dagli smart contract – nel caso del volo cancellato, ad esempio, il contratto dell’assicurazione sul volo potrà richiedere la verifica dello stato del volo – e recupera le risposte dai siti web prestabiliti per inoltrarle alla blockchain. Attraverso la crittografia, confidando nella sicurezza del sistema hardware, è possibile ottenere la prova che le informazioni relative la cancellazione del volo provengono realmente da Town Crier e non sono state manipolate.

Town Crier potrà risultare più credibile di altre fonti, ma non garantisce lo stesso livello di affidabilità dei sistemi decentralizzati. È proprio qui che Chainlink gioca il suo ruolo. Il software della startup organizza reti decentralizzate di oracle per attingere informazioni da molteplici fonti per permettere agli smart contract di operare in sicurezza.

Il servizio di Chainlink fornisce alla blockchain la conferma di veridicità dei dati trasmessi. I clienti possono pagare per ottenere vari livelli di decentralizzazione, e i nodi possono guadagnare sulla trasmissione di dati. Nazarov sostiene che la combinazione fra il software di Chainlink e il sistema Town Crier rappresenti “la prima rete oracle decentralizzata sicura e dimostrata”.

Chainlink sta collaborando a diversi progetti di smart contract per dimostrare la sua rete oracle. Fra questi, il progetto OpenLaw sta sviluppando accordi legali su smart contract per determinare i tassi di cambio fra ether e dollari. “Non so se il problema oracle sia stato risolto interamente”, dice Aaron Wright, cofondatore di OpenLaw. Secondo lui, però, Chainlink e Town Crier rappresenterebbero “un primo, valido tentativo.

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