Firma cardiaca

Il laser Jetson, una tecnologia sviluppata dal Pentagono, può identificare una persona a 200 metri di distanza analizzando il suo battito cardiaco.

di David Hambling

Ognuno di noi ha un cuore diverso dagli altri. Come l’iride o l’impronta digitale, la nostra “firma” cardiaca può essere utilizzata come un modo per riconoscere una persona, anche a distanza.

Le Special Forces statunitensi sono molto interessate a questa nuova tecnica, che affianca un altro sistema biometrico a lungo raggio per individuare qualcuno dal modo in cui cammina. Lo studio dell’andatura è stato presumibilmente utilizzato per identificare un famigerato terrorista dell’ISIS prima di colpirlo con un drone.

Ma le andature, come i volti, non garantiscono al 100 per cento il riconoscimento. La firma cardiaca di un individuo è invece unica e, al contrario dei volti o dell’andatura, rimane costante e non può essere alterata o mascherata.

Un nuovo dispositivo, sviluppato per il Pentagono dopo che le forze speciali statunitensi lo hanno richiesto, può identificare le persone senza vederne il volto, ma registrando il battito cardiaco con un laser a infrarossi. Al momento funziona a una distanza di 200 metri ma, secondo Stewart Remaly, del Combatting Terrorism Technical Support Office, con un laser migliore i margini di miglioramento sono considerevoli.

I sensori a infrarossi a contatto vengono spesso utilizzati per registrare automaticamente il battito cardiaco di un paziente. Funzionano rilevando i cambiamenti nella riflessione della luce infrarossa causata dal flusso sanguigno. Al contrario, il nuovo dispositivo, chiamato Jetson, utilizza una tecnica nota come vibrometria laser per rilevare il movimento superficiale causato dal battito cardiaco. Funziona anche se si indossano una camicia e una giacca.

Il modo più comune di eseguire l’identificazione biometrica a distanza è il riconoscimento facciale, che necessita però di una buona visione frontale del viso, difficile da ottenere specialmente da un drone. Il riconoscimento del volto può anche essere ostacolato da barba, occhiali da sole o foulard.

Il monitoraggio del battito cardiaco è già utilizzate per l’identificazione nel settore della sicurezza. L’azienda canadese Nymi ha sviluppato un sensore per le pulsazioni da polso come alternativa all’identificazione con le impronte digitali. La tecnologia è stata sperimentata dalla britannica Halifax, un’azienda che opera nel settore degli arredamenti.

Jetson ha adottato questa filosofia, prendendo le mosse da un dispositivo standard che viene solitamente utilizzato per controllare le vibrazioni a distanza in strutture come le turbine eoliche. Per la nuova tecnologia è stato aggiunto uno speciale giunto cardanico in modo che un punto laser invisibile, di dimensioni quadrate, potesse essere puntato su un bersaglio. Ci vogliono circa 30 secondi per ottenere un chiaro segnale di ritorno, quindi al momento il dispositivo è efficace solo quando il soggetto è seduto o in piedi.

Il team di Remaly ha sviluppato gli algoritmi in grado di estrarre la firma cardiaca dai segnali laser. A suo parere, Jetson può arrivare a livelli di precisione superiori al 95 per cento in condizioni ideali, e non esclude ulteriori margini di miglioramento. In pratica, l’ipotesi più probabile è che questa tecnologia venga usata insieme al riconoscimento facciale o ad altri metodi di identificazione.

Wenyao Xu della State University di New York, a Buffalo, ha ideato un sensore cardiaco remoto, che funziona solo fino a 20 metri di distanza e utilizza il radar. Il ricercatore ritiene che il monitoraggio del battito cardiaco sia molto più efficace del riconoscimento facciale. “Rispetto al viso, la biometria cardiaca è più stabile e può raggiungere un’accuratezza superiore al 98 per cento”, afferma Xu.

Un limite evidente è la necessità di un database di firme cardiache, ma anche senza questi dati il sistema ha alcuni possibili utilizzi. Per esempio, un terrorista che indossa un ordigno esplosivo potrebbe essere identificato con successo grazie all’analisi del suo battito cardiaco, anche se il suo nome e il suo volto sono sconosciuti. I dati biometrici vengono regolarmente raccolti dalle forze armate statunitensi in Iraq e in Afghanistan e non ci sarebbero problemi ad aggiungere anche quelli relativi al battito cardiaco.

Gli esperti ritengono che nel lungo periodo questa tecnologia potrebbe trovare molti altri campi d’azione. Per esempio, un medico potrebbe eseguire a distanza la scansione di aritmie e altre condizioni patologiche, oppure gli ospedali potrebbero monitorare lo stato di salute dei pazienti senza doverli collegare alle macchine.

Immagine: Ms. Tech

(rp)

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