Facebook sospende Cambridge Analytica

La società di data mining ha utilizzato dati raccolti da Facebook per alimentare la campagna elettorale di Trump.

di Martin Giles

La notizia: Con un post pubblicato lo scorso 16 marzo sul blog, il vice consigliere generale di Facebook ha annunciato la sospensione di Strategic Communications Laboratories (SCL) e del suo braccio dati, Cambridge Analytica, per violazione delle norme sulla gestione dei dati.

I dettagli: Stando a quanto dichiarato da Facebook, Aleksander Kogan, un professore di psicologia dell’Università di Cambridge (UK), aveva raccolto diverse serie di informazioni personali utilizzando una app che, attraverso il social network, era stata scaricata approssimativamente da 270.000 persone. Etichettata come uno strumento di ricerca per psicologi, l’app chiedeva agli utenti di condividere informazioni quali i contenuti apprezzati e la città inserita nella propria biografia su Facebook.

Il social network sostiene che Kogan abbia trasmesso queste informazioni a SCL/Cambridge Analytica e a Christopher Wylie di Eunoia Technologies in piena violazione del regolamento. Una volta scoperta questa violazione, Facebook aveva rimosso l’app e richiesto a Kogan, SCL/Cambridge Analytica e Wylie di accertarsi che i dati così raccolti venissero distrutti.

Tutte le parti avrebbero risposto di aver provveduto alla cancellazione dei dati. Eppure, stando al post pubblicato settimana scorsa, Facebook avrebbe recentemente ricevuto rapporti sulla mancata cancellazione di almeno una parte delle informazioni.

E non è finita: In un articolo correlato, il New York Times riporta che Cambridge Analytica ha raccolto senza permesso le informazioni private di oltre 50 milioni di utenti di Facebook, in quella che descrive “uno dei più grandi furti di dati nella storia dei social network”. L’articolo cita documenti ed ex dipendenti, incluse dichiarazioni registrate di Wylie.

Perché conta: L’uso di piattaforme di social media per indirizzare messaggi politici durante le elezioni del 2016 ha scatenato non poche polemiche. La mossa di Facebook verrà vista come una seria considerazione verso le accuse di strumentalizzazione al fine di manipolare l’opinione pubblica; sorge però spontaneo domandarsi se le nostre informazioni private non sono state trafugate senza che il social network ne fosse consapevole.

(MO)

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