Facebook non vuole concedere l’accesso ai messaggi crittografati

Il procuratore generale degli Stati Uniti William Barr, insieme alle controparti del Regno Unito e dell’ Australia, ha pubblicato una lettera aperta a Mark Zuckerberg per chiedergli di ritardare i piani per implementare la crittografia end-to-end sulle piattaforme di messaggistica di Facebook. 

di Charlotte Jee

I politici affermano di essere preoccupati che la maggiore privacy renderà più difficile per le forze dell’ordine scovare attività illegali condotte su Facebook, come il terrorismo o lo sfruttamento sessuale dei minori.

Barr ha sollevato questo problema in un discorso a luglio e i funzionari di Facebook hanno risposto nel seguente modo: “Crediamo che le persone abbiano il diritto di avere una conversazione privata online, ovunque si trovino nel mondo. Siamo decisamente contrari ai tentativi del governo di costruire “porte di servizio” per accedere a questi dati perché minerebbero la privacy e la sicurezza delle persone”.

L’azienda è nel giusto. Se inizi a indebolire la crittografia creando backdoor, la sicurezza peggiora per tutti, indipendentemente dal fatto che ci siano motivi validi per farlo. Una volta creato un metodo per aggirare le difese del sistema esiste il rischio che venga utilizzato dagli stessi criminali che i politici stanno cercando di fermare. 

Questa situazione si è già verificata quando Microsoft ha collaborato con la NSA per creare backdoor nei suoi prodotti. La decisione ha portato a attacchi ransomware paralizzanti e costosi come WannaCry

Non solo, ma nel mondo i manifestanti e gli attivisti usano messaggi crittografati per organizzarsi contro i regimi repressivi. Costruire backdoor a cui il governo può accedere renderebbe inutile il loro impegno.

Ciononostante, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti sta lottando contro la crittografia da oltre un decennio, affermando che questo sistema consente ai criminali di “agire nell’ombra” e la lettera aperta inviata da Barr a Facebook ne è un’ulteriore conferma. 

La pressione è venuta aumentando ora perché Facebook, che già fornisce la crittografia end-to-end per l’impostazione predefinita in WhatsApp, ha promesso di estenderla ad altre piattaforme, come Facebook Messenger e la messaggistica su Instagram. 

L’azienda sostiene che è sua intenzione diventare una “piattaforma di comunicazione incentrata sulla privacy”. In realtà, sembra piuttosto un tentativo di integrare più strettamente le sue diverse unità, rendendo così più difficile per gli enti di controllo fare uno “spezzatino” dell’azienda (alcune indiscrezioni trapelate indicano che Zuckerberg è molto preoccupato da questa prospettiva).

Foto: Il Procuratore Generale, William Barr, AP

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