È tempo di introdurre una tassa sulla carne?

Questo è il dilemma: Sappiamo bene che il consumo di carne è dannoso per il pianeta, ma come possiamo resistere al suo gusto?

di Jamie Condliffe

La maggior parte di noi non si fa ancora scrupoli. Stando al Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti d’America, l’americano medio avrebbe consumato 95 Kg di carne nel corso del 2015, e dovrebbe superare i 100 Kg annui entro il 2025. Si tratta di un dato alquanto allarmante se consideriamo che, secondo le Nazioni Unite, gli allevamenti di bestiame nel mondo ammonterebbero al 14.5 percento delle emissioni antropogeniche di gas serra. Se riuscissimo ad abbattere queste emissioni nella giusta maniera, faremmo al pianeta e a noi stessi un grande favore.

È difficile vincere le tentazioni. Sulla base dell’iniziativa Farm Animal Investment Risk and Return (FAIRR), promossa dalla società londinese di private equity Coller Capital, il nostro appetito potrebbe presto scontrarsi con dei vincoli. Il gruppo considera “sempre più probabile” l’introduzione di tasse sulle carni – simili a quelle poste su tabacco, carbonio e zucchero in diversi paesi – al fine di contribuire al raggiungimento dei traguardi fissati sotto gli accordi climatici di Parigi.

Una tassa sulla carne incentiverebbe certamente l’assunzione di proteine vegetali e, secondo la FAIRR, porterebbe delle entrate da investire, ad esempio, nel trattamento di disturbi legati al consumo eccessivo di carne, quali obesità, diabete e cancro.

È bene precisare i fini della FAIRR, allestita per evidenziare “i rischi e le opportunità di investimento associate all’allevamento intensivo di bestiame e ai ridotti standard di benessere degli animali”. È ben lontana dall’essere la sola a incentivare l’introduzione di una tassa sulla carne: il governo della Danimarca, ad esempio, ha già considerato una tassa del genere, mentre il think tank inglese Chatham House ha invitato il governo britannico a fare la stessa cosa. 

Non è chiaro a quanto ammonterebbe una simile tassa, ma la Danimarca suggeriva un importo intorno ai $2.40 al chilo – che aumenterebbe di circa $250 la spesa annuale del consumatore americano medio. Il politico che dovesse promuovere una simile riforma dovrebbe essere alquanto particolare (e coraggioso).

Nonostante tutto, le alternative vegetali alle proteine animali sono sempre più sorprendenti. (l’hamburger senza carne della Impossible Foods è particolarmente buono – ho assaggiato le “polpette di carne”, che poi carne non è, e le ho trovate deliziose). Come precisato da Bloomberg, startup del genere stanno conquistando sempre più attenzioni e fondi da parte di miliardari ambientalisti come Bill Gates e Leonardo DiCaprio. Con il diffondersi di pietanze prive di carne ma con il gusto della carne, una tassa sulla carne potrebbe rivelarsi più facile da mandar giù.

(MO)

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