CRISPR ingeribili potrebbero sostituirsi agli antibiotici

Ricercatori stanno sviluppando un prodotto probiotico capace di provocare l’autodistruzione dei batteri causa di malattia.

di Emily Mullin

Con l’accrescersi della resistenza agli antibiotici, ricercatori stanno cercando nuovi modi di combattere germi come il Clostridium difficile, un battere capace di provocare infezioni fatali in ospedali e case di cura.

In corso di studio, una “pillola CRISPR” che ordina ai batteri dannosi di autodistruggersi. Il sistema CRISPR è una tecnica di gene-editing già protagonista di numerosi studi su come manipolare il genoma umano per curare malattie ( “Can CRISPR Save Ben Dupree?”), ma la versatilità della tecnica è tale da permettere innumerevoli applicazioni.
Ora gli scienziati vogliono ricavarne trattamenti antimicrobici ultra precisi per “eliminare i batteri prescelti,” racconta lo scienziato nutrizionista Jan-Peter Van Pijkeren della University of Wisconsin-Madison.

Per quanto ignoto ai più, il Clostridium difficile è in cima alla lista delle minacce urgenti per gli U.S. Centers for Disease Control and Prevention.

Secondo uno studio del 2015, il battere sarebbe stato responsabile di almeno mezzo milione di infezioni tra i soli pazienti americani, 15.000 dei quali deceduti. Il CRISPR venne scoperto nei batteri, una loro forma di difesa immunitaria contro virus batteriofagi. I batteri raccolgono e conservano memoria del DNA del virus nel proprio genoma sotto forma di ‘brevi ripetizioni palindrome raggruppate ad intervalli regolari’ , ovvero CRISPR. Fanno uso di queste memorie e di un enzima per tagliare il DNA, chiamato Cas, per riconoscere e affettare i geni dei batteriofagi. Secondo Van Pijkeren, si potrebbero usare questi virus per inviare un falso ordine ai C. difficile, che li costringa a tagliare il proprio DNA.

A questo fine, il laboratorio di Van Pijkeren sta studiando un virus batteriofago che si faccia portatore di un messaggio CRISPR personalizzato. Per evitare che i virus vengano sciolti negli acidi gastrici, Van Pijkeren pensa di inserirli in un cocktail di batteri innocui, o probiotici, da assumere in forma di pillola o liquido. Le ricerche sono appena all’inizio, il probiotico testato solo su animali.

Già altri studi hanno però dimostrato che l’utilizzo del CRISPR può essere efficace contro i batteri e forse persino contro la Shigella sonnei, un’infezione intestinale comuni nei paesi invia di sviluppo. Alcune società come la Eligo Bioscience di Parigi e la Locus Biosciences, nata in seno alla North Carolina State University, hanno già cominciato a perseguire antibiotici CRISPR a livello commerciale.

Il vantaggio di simili prodotti sarebbe nella loro capacità di uccidere con precisione i batteri dannosi lasciando intatti quelli benefici, a differenza degli antibiotici, il cui eccessivo utilizzo ha condotto allo sviluppo di una forma di resistenza ad essi. Ecco perché alternative quali quella studiata da Van Pijkeren sono così necessarie. Ciononostante, secondo Peter Fineran, microbiologo della University of Otago in Nuova Zelanda, una difficoltà presentata da questo genere di approccio starà nell’individuare virus batteriofagi adatti, poiché ciascun tipo tende a infettare solo determinati batteri. Fineran crede che il CRISPR diverrà “uno strumento complementare nell’arsenale contro gli emergenti batteri patogeni resistenti agli antibiotici.”

(LO)

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