Città, non basta essere smart per essere intelligenti

L’attenzione esasperata all’high tech rischia di privilegiare l’implementazione della tecnologia e mancare un obiettivo fondamentale: il tessuto delle relazioni umane

Riad Meddeb e Calum Handforth

Il termine “città intelligenti” è nato come strategia di marketing per i grandi fornitori di IT. Oggi è diventato sinonimo di usi urbani di tecnologie particolarmente avanzate ed emergenti. Ma le città non sono solo 5G, big data, veicoli senza conducente e intelligenza artificiale, ma mettono insieme opportunità, prosperità e progresso. Ospitano chi fugge dalla guerre e crisi e generano l’80% del PIL mondiale. Più del 68% della popolazione mondiale vivrà nelle città entro il 2050: 2,5 miliardi di persone in più rispetto a oggi. E con oltre il 90% delle aree urbane situate sulle coste, le città sono in prima linea nel cambiamento climatico.

Il focus sulla costruzione di “città intelligenti” rischia di trasformare le città in progetti tecnologici che guardano più agli “utenti” che alle persone. Questa impostazione favorisce anche un approccio transazionale e limitante al miglioramento della città, concentrandosi sui ritorni immediati sull’investimento o sui risultati che possono essere distillati in KPI, vale a dire indici di prestazione. Le città veramente intelligenti sono guidate da risultati che vanno oltre l’implementazione di “soluzioni” e sono definite da talenti, relazioni e senso di appartenenza dei loro residenti, non dalla tecnologia utilizzata

Questo concetto allargato di cosa sia una città intelligente comprende un’ampia gamma di innovazioni urbane. Singapore, che sta esplorando approcci high-tech come le consegne con droni e la modellazione della realtà virtuale, è un esempio di città intelligente. Curitiba, in Brasile, pioniere del sistema di trasporto rapido degli autobus, è un’altra. Harare, la capitale dello Zimbabwe, con il suo centro commerciale raffreddato passivamente risalente al 1996, è una città intelligente, così come le “città spugnose” in tutta la Cina che utilizzano eco soluzioni per gestire le precipitazioni e le inondazioni.

Laddove la tecnologia può svolgere un ruolo, deve essere applicata in modo ponderato e olistico, tenendo conto dei bisogni, delle realtà e delle aspirazioni dei residenti della città. Città del Guatemala, in collaborazione con il team dell’ufficio nazionale dell’Un Development Programme, sta utilizzando questo approccio per migliorare la gestione delle infrastrutture cittadine, compresi i parchi e l’illuminazione. La città sta standardizzando materiali e progetti per ridurre i costi e la manodopera e ottimizzando i processi di approvazione e assegnazione per aumentare la velocità e la qualità dei sistemi di manutenzione. Anche altrove in America Latina, le città stanno andando oltre le variabili quantitative per tenere conto del benessere dei cittadini

Nel suo libro del 1961 The Death and Life of Great American Cities, Jane Jacobs, la scrittrice americana le cui teorie hanno influito profondamente sui modelli di sviluppo urbano delle città nordamericane, ha parlato del “balletto del marciapiede”: un modo poetico per definire l’importanza del muoversi a piedi attraverso la città per favorire gli incontri inattesi e le diverse forme di interazione sociale. 

Tuttavia, troppo spesso vediamo che le “città intelligenti” si concentrano su implementazioni discrete della tecnologia piuttosto che su questo tessuto connettivo. Si finisce per classificare le città sotto forma di “casi d’uso” o “piattaforme”. In questo modo, la possibilità di una città incentrata sulla tecnologia diventa concettualmente, finanziariamente e logisticamente improponibile per molti luoghi. Ciò può portare funzionari e innovatori a non cogliere il potenziale reale e sostanziale della città per ridurre la povertà, pur intervenendo al tempo stesso per migliorare inclusione e sostenibilità.

Nella nostra collaborazione all’UN Development Programme, mettiamo al centro l’interazione tra le diverse componenti di una città veramente intelligente: la comunità, il governo locale e il settore privato. Prendiamo anche in considerazione le diverse risorse rese disponibili non solo per le innovazioni high-tech, ma anche per quelle a basso costo, low-tech e rispettose dell’ambiente. Da una parte big data, casi d’uso, programmi pilota, dall’altra relazioni umane e “marciapiedi”.

Continuiamo a esplorare in che modo la tecnologia digitale potrebbe migliorare le città: per esempio, stiamo collaborando con le principali piattaforme di e-commerce in tutta l’Africa che stanno trasformando la fornitura di servizi urbani. Ma stiamo anche dando forma a un kit di strumenti più ampio per affrontare gli impatti urbani del cambiamento climatico, della perdita di biodiversità e dell’inquinamento. 

L’ iniziativa UrbanShift, guidata dall’UN Environment Programme in partenariato con UNDP e molti altri, promuove soluzioni rispettose dell’ambiente, trasporti pubblici a basse emissioni di carbonio, zone con accesso vietato a veicoli inquinanti, gestione integrata dei rifiuti e altro ancora. Questo approccio non si limita alle implementazioni, ma si affida a politiche e linee guida. Il manuale UNDP Smart Urban Innovation ha lo scopo di aiutare i responsabili politici e gli innovatori urbani a esplorare come potrebbero incorporare l'”intelligenza” in qualsiasi città.

Il nostro lavoro alle Nazioni Unite è guidato dai Sustainable Development Goals, vale a dire 17 obiettivi globali essenziali, ambiziosi e urgenti che mirano a plasmare un mondo migliore entro il 2030. Le città veramente intelligenti giocherebbero un ruolo nel raggiungimento di tutti i 17 SDG, dalla lotta alla povertà e disuguaglianza alla tutela e al miglioramento della biodiversità. 

Coordinare e implementare i complessi sforzi necessari per raggiungere questi obiettivi è molto più difficile che implementare l’ultima app o installare un altro pezzo di arredo urbano intelligente. E’ nostro compito esplorare come le nostre città possono essere vere piattaforme, non solo tecnologiche, per uno sviluppo inclusivo e sostenibile. Da questo dipende il benessere dei miliardi di persone che chiamano casa le città del mondo.

Riad Meddeb è direttore ad interim del Centro globale UNDP per la tecnologia, l’innovazione e lo sviluppo sostenibile. Calum Handforth è un consulente per la digitalizzazione, la salute digitale e le città intelligenti presso l’UNDP Global Center.

Immagine: Getty

Didascalia: Terminal per l’autobus biarticolato a Curitiba, in Brasile.

(rp)

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