Chi dice sì, o quasi, ai MOOC

Il rettore della Duke University, Sally Kornbluth, non nutre dubbi sulla ricaduta positiva per gli studenti dell’apprendimento on-line. La nostra inchiesta sullo stato attuale dei MOOC si può leggere nell’ultimo fascicolo (6/15) di MIT Technology Review Italia.

di MIT Technology Review

Tra tutte le università americane che offrono corsi on-line aperti a tutto il mondo, la Duke University, a Durham, in North Carolina, è la più attiva. I suoi professori hanno reso operativa la piattaforma per l’apprendimento a distanza di Coursera in oltre 30 corsi, che spaziano dall’astronomia alla etologia animale. Dal 2013, l’università ha creato una figura che si dedica esclusivamente alle iniziative educative digitali e on-line. «Qualche anno fa, la domanda era: “Dobbiamo introdurre l’insegnamento on-line o no?”», ricorda Sally Kornbluth, rettore della Duke University, genetista di formazione. «Oggi la discussione è incentrata su quali siano le attività innovative da proporre».

Le università si sono affidate fin dal XV secolo a libri, lezioni e seminari. L’apprendimento on-line rappresenta un quarto canale, alternativo ai precedenti?

Io direi aggiuntivo. Non ha sostituito le lezioni tenute dall’insegnante di persona o i libri. Ma non c’è dubbio che gli studenti abbiano ora a disposizione un nuovo modo per trovare le informazioni che cercano. In genere, si tratta di attività integrate al sistema tradizionale. L’apprendimento on-line arricchisce le esperienze personali degli studenti.

Quali sono i risultati dell’apprendimento misto, che associa strumenti on-line alle normali classi e che viene adottato alla Duke?

Abbiamo numerose flipped classroom, in cui viene proposta questa forma di apprendimento ibrido. Non è distribuito uniformemente in tutta l’università, ma è facile vedere studenti che fanno esercizi on-line o guardano video al di fuori delle classi. Inoltre, gli insegnanti possono utilizzare l’orario di classe per proporre apprendimenti esperienziali o discussioni, invece della classica lezione. Gli studenti curano particolarmente le interazioni personali tra loro e con i professori. Preferiamo creare  situazioni sociali in cui interfacciarsi con le tecnologie, più che una tecnologia del tutto indipendente.

Quali tecniche dell’educazione on-line sembrano più promettenti?

Seguo con particolare interesse le proposte educative “mordi e fuggi”. I primi MOOC erano sostanzialmente repliche delle tradizionali esperienze educative basate sul semestre. Oggi, i professori offrono moduli della durata di 15 minuti o corsi di tre settimane. Gli studenti stanno sperimentando una varietà di formati che rompono gli schemi consueti.

Qual è l’impatto dei MOOC sul modo di insegnare dei docenti?

Alla Duke, si è rivitalizzata la nozione di innovazione pedagogica, con una ricaduta positiva sulle classi normali. Si può tenere un corso base, aggiungere alcuni contenuti e riorganizzarlo per la formazione di ex alunni o dirigenti. É possibile interagire direttamente con persone di tutto il mondo. O, per esempio, di fronte al problema di leggere 400mila componimenti, si può chiedere agli studenti di leggere ognuno il testo dell’altro. Esistono una serie di potenzialità inesplorate che vanno approfondite.

Quali sono alcuni problemi legati all’apprendimento on-line, che ancora non avete risolto?

Non abbiamo ancora ben capito come collegare l’insegnamento on-line a passaggi fondamentali come la promozione e il ruolo dell’insegnante, che a oggi svolge una funzione complementare. Inoltre, nelle scuole superiori, non offriamo corsi on-line autonomi che diano diritto a un credito. In questo caso sarebbe necessario un serio confronto tra tutte le componenti universitarie per arrivare a una soluzione positiva. A oggi, non ho risposte.

Se uno studente si iscrive alla Duke, il completamento dei MOOC viene considerato un elemento importante dall’Ufficio Ammissioni per valutare i candidati?

Non abbiamo ancora dati aggregati, ma la questione riveste un grande interesse. Abbiamo seguito attentamente ragazzi autodidatti che hanno frequentato un paio delle nostre classi on-line per capire se potevano affrontare gli studi alla Duke. Chi ha insegnato nei MOOC ha preso contatto con i migliori studenti a livello internazionale e li ha incoraggiati a iscriversi alla Duke. É indubbio che i MOOC abbiano un’influenza sulle nostre modalità di reclutamento.

Come si fa a valutare quanto appreso dagli studenti nei corsi MOOC?

Abbiamo dei meccanismi sperimentati per la valutazione dei risultati e un gruppo di esperti si dedica esclusivamente a questa attività.

Chi fornisce i servizi educativi on-line sta ancora mettendo a punto i modelli commerciali. Quale le sembra quello finora più avanzato?

Difficile a dirsi. Molte delle motivazioni originali per la creazione dei MOOC sono di tipo altruistico, nel senso che intendono offrire l’opportunità di collegamenti on-line a persone di ogni parte del mondo, le quali altrimenti non potrebbero avere accesso a insegnamenti del livello della Duke. Credo che la massima parte dei professori siano animati da questa volontà e non dalla ricerca del profitto. Una quota di accreditamento sembra una proposta ragionevole, ma prevedendo sempre forme di esonero dal pagamento.

Ha mai partecipato, in forma anonima, a qualche corso MOOC?

Ho provato una volta, ma quando ho capito che le mie conoscenze matematiche erano approssimative, ho abbandonato per frequentare un corso base. Al momento non ho tempo per riprovare, ma mi riprometto di farlo quando andrò in pensione.

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