Nel 2015, un ignoto ricercatore cinese modificò il DNA di embrioni umani. Fu li primo passo sull’inesorabile strada che porterà ai bambini di design.
di Antonio Regalado
Nel 2015, Junjiu Huang, un ricercatore specializzato in cellule staminali della cinese Sun Yat-Sen University, fu il primo a condurre esperimenti di gene-editing con il CRISPR su embrioni umani. La sua ricerca venne rifiutata dalle principali testate scientifiche occidentali secondo cui non sarebbe stata condotta rispettando criteri né etici, né scientifici, ma venne pubblicata da una testata in lingua inglese di Beijing.
Huang aveva condotto un semplice esperimento di laboratorio in cui cercava di correggere la variazione genetica responsabile di malattia ematica. Le sue cavie erano embrioni anormali in vitro che vennero distrutti velocemente, senza alcun tentativo di arrivare alla creazione di un neonato. Ciononostante, l’alterazione del DNA di cellule cosiddette germinali, capaci di avere un’influenza sull’ereditarietà, generò una veloce reazione viscerale e globale all’idea che gli esseri umani possano essere geneticamente manipolati.
Questo novembre He Jiankui, della Southern University of Science and Technology a Shenzhen, ha annunciato la nascita di due gemelline dal DNA modificato in vitro per renderle geneticamente più resistenti al virus HIV. Ancora una volta, le testate scientifiche occidentali hanno rifiutato la ricerca condotta e gli scienziati occidentali ne hanno attaccato il contenuto. La comunità scientifica è indecisa su come applicare una tecnologia capace di alterare il patrimonio genetico umano. Si coltiva il sogno di generazioni future libere dalla malattia grazie a prevenzioni genetiche e si teme l’incubo di bambini manipolati in maniera superficiale, al solo fine di vincere una competizione scientifica internazionale. Esiste la possibilità che il governo cinese metta fine a questi esperimenti, He è infatti ora indagato.
Il congresso statunitense ha proibito nel 2015 l’utilizzo in gravidanza di embrioni geneticamente modificati e la Cina è ora meta di molti ricercatori americani interessati a condurre lì gli studi a cui non hanno accesso a casa.
Ho intervistato Huang in una casa del tè di Guangzhou poco prima della notizia di novembre. Huang si è dichiarato pronto a parlare dopo 3 anni passati nell’ombra perchè gli studi sugli embrioni umani sono ora accettati, seppure entro limiti precisi. L’idea di utilizzare la tecnica a scopi terapeutici sta prendendo piede. Huang rimane convinto che la manipolazione del genoma umano sia una necessità storica, ma non sembrava essere a conoscenza degli studi di He.
Il suo interesse per gli embrioni risale all’infanzia. Seguì da vicino la scoperta del CRISPR, la nascita, nel 2013 al MIT, dei primi mammiferi modificati con il CRISPR. L’aspirazione della Cina di emergere in ogni ambito tecnologico ne ha fatto poi il luogo d’elezione per ogni successiva nascita, dai topi alle scimmie. Junjiu Huang introdusse il CRISPR in embrioni umani non più di 3 mesi dopo la pubblicazione dello studio sulle scimmie geneticamente modificate.
Prese di mira un gene con effetti sulla beta talassemia, una malattia ematica che colpisce il 10% della popolazione locale, con l’intenzione di testare solo la possibilità di manipolare il genoma umano. L’esperimento rese evidente l’inefficienza e le possibilità d’errore insite nel CRISPR. “Non è ancora ora,” dichiara Zheng-Yi Chen, della Harvard University, che studia l’applicazione del CRISPR sui maiali in Cina. “Non conosciamo le conseguenze dello sviluppo di un intero essere umano, una minima differenza potrebbe essere moltiplicata milioni o trilioni di volte.”
I risultati presentati da Huang a fine 2014 vennero descritti come superficiali e rifiutati sia dalla rivista Science che da Nature, ma in realtà gli esperti erano scioccati dai progressi cinesi. Rappresentanti biotech americani promossero una moratoria su ogni editing di embrioni umani con un articolo su Nature. All’articolo rispose un gruppo più ampio di ricercatori, tra cui Jennifer Doudna, una delle co-scopritrici del CRISPR, promuovendo la ricerca, seppure con cautela, ed aprendo il dialogo sulle possibili applicazioni della tecnica. Nel 2017, la US National Academy of Sciences pubblicò delle raccomandazioni dettagliate su come progredire nella ricerca, fintanto che lo scopo fosse terapeutico.
Il progetto di He prese vita poco dopo, e somiglia più ad un tentativo di potenziare l’essere umano che prevenire la malattia. He condusse i propri esperimenti su più di 300 embrioni umani, nonché innumerevoli cellule di topi e scimmie. Per quanto la ricerca sia stata descritta come segreta, He fece uso di brevetti occidentali, contattò la comunità scientifica con domande etiche e scientifiche. Non venne dissuaso dai suoi obbiettivi né dai pareri dei colleghi espressi in simposi etici, né dall’evidenza dei propri dati. Si convinse del fatto che la possibilità di incorrere in modifiche indesiderate fosse minima, ma non poté controllare gli effetti del mosaicismo, dovuto al fatto che il CRISPR non dà la certezza di modificare ogni singola cellula dell’embrione. La maggior parte degli embrioni da lui prodotti risultò un mosaico.
Le ambizioni tecnologiche della Cina fanno sì che il governo si sia concentrato in particolare su cellule staminali e gene editing. “Nel campo della ricerca sulle cellule germinali siamo già all’avanguardia,” spiegava mesi fa Liu Jian-Qiao, secondo cui la ricerca dovrebbe essere condotta nel rispetto delle indicazioni prescritte nel 2015, ma che la Cina “dovrebbe cercare di far sentire anche la propria voce ed avere più autorità nell’intraprendere iniziative cliniche.”
Gli scienziati cinesi sono meno riluttanti di quelli occidentali nel prendere in considerazione i benefici della tecnologia. Nessuno degli studenti con cui ho parlato, però, credeva che esperimenti come quello di He potessero già essere in corso. I più si muovono nel rispetto delle linee guida emesse dal governo nel 2003, contrarie all’utilizzo di embrioni manipolati per una gravidanza. Non è chiaro quali autorità abbiano dato il via libera agli esperimenti di He.
He ha rilasciato la notizia della nascita delle bambine poco prima del Second International Summit on Human Genome Editing di Hong Kong, in novembre, dove la comunità scientifica internazionale si prefiggeva proprio di discutere la prospettiva di creare bambini geneticamente modificati. He era uno dei 70 relatori. Le gemelline si chiamano Lulu e Nana.
La cura e la prevenzione dell’HIV è possibile con metodi più semplici e il virus non colpisce lo 0.1% della popolazione cinese. Come David Liu, biologo di Harvard, ha chiesto ad He in Hong Kong: “Dov’è la necessità medica non corrisposta?” che giustificherebbe un intervento medico rischioso, inaccettabile nel caso di individui altrimenti sani. Gli embrioni manipolati da He erano normali. La lettura del genoma delle gemelline sembra essere un mosaico di cellule portatrici di modifiche diverse. Uno dei timori sollevati dai risultati di He è che la nascita di due bambine, da embrioni danneggiati, possa scatenare l’opinione pubblica e provocare reazioni governative in forma di nuove restrizioni.
Ciononostante, George Daley, della Harvard Medical School, ha definito le ricerche di He nulla più di un errore, senza condannarle. Daley si è invece espresso a favore dell’utilizzo del CRISPR nelle cliniche per la fertilizzazione in vitro, bypassando la questione dell’etica per arrivare direttamente al problema di come condurre simili ricerche correttamente. Il summit di Hong Kong non ha raggiunto un consenso sull’argomento. He rimane in Cina, a disposizione delle autorità. Huang stesso continua con le proprie ricerche. Prima di venire a conoscenza della nascita gli avevo chiesto se rimpiangeva la sua scelta di elaborare un embrione umano con il CRISPR: “Lo rifarei,” ha risposto. “Lo sviluppo della scienza e della tecnologia è inevitabile.”
Immagine: Junjiu Huang, della Sun Yat-Sen University spiega come ‘non avesse idea di quale sarebbe stata la reazione’ alle sue ricerche. Xue Xun
(lo)