Skip to main content

In America, le app per monitorare il ciclo mestruale sono largamente diffuse. Ora, con la nuova sentenza della Corte Suprema, in molti stati difendere la privacy dei propri dati personali è una garanzia contro le leggi restrittive

Tanya Basu

Non appena la sentenza Roe v. Wade è stata ribaltata, sui social media sono apparsi inviti alle donne a chiudere le loro app di monitoraggio del ciclo. Queste app raccolgono dati estremamente personali che permettono di capire se c’è stata un’interruzione del periodo mestruale. Il timore è che nelle mani delle forze dell’ordine, questi dati possano essere utilizzati per rafforzare un procedimento penale contro chi tenta di abortire in uno stato in cui è vietato o ci sono forti limitazioni.

Comprensibilmente, molte donne sono spaventate e confuse. Di seguito, l’articolo fornisce alcuni dati essenziali su queste app di monitoraggio, con informazioni sulle loro politiche sulla privacy spesso oscure e suggerisce metodi per evitare che qualcuno possa accedere alle registrazioni delle date del ciclo mestruale.

Perché usare un tracker mestruale?

Lo stress o i cambiamenti nella dieta, tra gli altri fattori, possono rendere i cicli irregolari e imprevedibili. Il loro monitoraggio può aiutare a mettere in luce problemi di salute sottostanti, come i fibromi, che sono escrescenze uterine non cancerose. Può anche aiutare le persone a individuare stati d’animo e flusso d’energia, che spesso possono essere influenzati dall’ovulazione. Le donne che cercano di rimanere incinte usano spesso i dati del ciclo per capire quando sono più fertili. 

Qual è la preoccupazione?


Il ribaltamento della Roe v. Wade negli Stati Uniti ha innescato leggi che hanno reso illegale l’aborto in 13 stati, ed è probabile che altri stati facciano altrettanto nei prossimi mesi. Dove è in vigore questo divieto, le donne potrebbero ora essere perseguite se si presume che abbiano interrotto la gravidanza. La preoccupazione è che la loro impronta di dati digitali possa essere utilizzata per dimostrare che si è verificato un aborto. La mancanza del ciclo non è un crimine, ma le prove potrebbero essere citate in giudizio e utilizzate per sostenere un caso contro chi è sospettata di aver interrotto la gravidanza. 

Cosa hanno da dire le aziende che producono app per il monitoraggio del ciclo?


Ho contattato alcune delle principali app di monitoraggio del ciclo – Flo, Clue e SpotOn (un’app di Planned Parenthood) – per commentare le loro impostazioni sulla privacy e se avrebbero consegnato le informazioni alle autorità negli stati in cui l’aborto è illegale. Clue e SpotOn non hanno risposto, anche se Clue ha dichiarato su Twitter che, poiché ha sede nell’Unione Europea, non le è consentito condividere dati con le autorità negli Stati Uniti: 

“Avremmo il dovere legale primario ai sensi del diritto europeo di non divulgare alcun dato sanitario privato. Ripetiamo: non risponderemo a nessuna richiesta di divulgazione o tentativo di citazione in giudizio dei dati sanitari dei nostri utenti da parte delle autorità statunitensi. Denunceremmo subito ogni tentitivo di obbligarci a farlo.

Né Flo né SpotOn hanno detto come agiranno di fronte alle richieste delle autorità. Un’altra app chiamata Stardust, che è salita alle stelle nella classifica dei download dell’App Store lo scorso fine settimana grazie ai video virali pubblicati dall’azienda sulle garanzie di privacy, in realtà afferma nella sua informativa che consegnerà i dati alle autorità, se richiesti. La morale della storia? Attenzione a leggere le clausole in piccolo. 

Tutto ciò significa che i rischi del monitoraggio del ciclo mestruale tramite un’app possono superare i benefici e, se si vive in uno stato che ha vietato l’aborto o lo farà a breve, sembra ragionevole decidere che la soluzione più sicura è smettere di usare la tecnologia. Ma prima di farlo, ci sono alcune cose a cui pensare:

Agire su più livelli. L’attenzione maggiore andrebbe posta alle altre tracce digitali che si possono lasciare. Secondo Cooper Quintin, esperto di sicurezza della Electronic Frontier Foundation, i post sui social media, i messaggi di testo e la cronologia delle ricerche di Google rappresentano la priorità per le autorità che cercano di trovare prove online di un aborto. 

Salvare le informazioni prima di eliminare l’app. Aliza Aufrichtig ha creato un modello di foglio di calcolo per il monitoraggio dei cicli in modo da salvare dati che potrebbero essere preziosi. 

Dopo aver eliminato l’app, chiedere al provider dell’app di cancellare i dati personali. Solo perché si è rimossa l’app dal telefono non significa che l’azienda si sia sbarazzata delle registrazioni. In effetti, la California è l’unico stato in cui questa procedura viene seguita abitualmente. 

Il “Washington Post”ha pubblicato una semplice guida in 4 punti su come monitorare in sicurezza il ciclo senza un’app:

Il foglio di calcolo. È relativamente facile ricreare le funzioni di un tracker del ciclo in un foglio di calcolo elencando le date e calcolando la durata media. Ci si può rivolgere a uno dei tanti modelli già disponibili online, come il calendario del ciclo mestruale creato da Aufrichtig e i sistemi di monitoraggio del ciclo creati da Laura Cutler. Volendo, i modelli offrono la possibilità di inviare promemoria sui periodi mestruali imminenti, registrare i sintomi e monitorare il flusso sanguigno.

Il calendario digitale. Alexa Mohsenzadeh, una studentessa della Emory University, ha realizzato un video su Tik Tok per mostrare come fare. “Posso adattarlo alle mie esigenze e aggiungere note su come mi sento e vedere se c’è qualche rapporto con il mio ciclo”, dice. “E’ sufficiente inserire il calendario solo la prima volta”.
 
Un taccuino o un’agenda cartacea. Il modo più sicuro per impedire che i dati mestruali siano accessibili ad altri è portarli offline. Se si vuole un modello semplice, si può provare il Diario del ciclo mestruale gratuito e stampabile disponibile presso il Center for Mestrual Cycle and Ovulation Research della University of British Columbia.

Un’app per il monitoraggio sicura. Sarà cruciale sceglierne uno che abbia impostazioni di privacy chiare e abbia pubblicamente promesso di non condividere i dati degli utenti con le autorità. Quintin afferma che Clue è una buona opzione perché è vincolata alle leggi sulla privacy dell’UE e ha promesso di non condividere le informazioni con le autorità. 

Immagine: Getty

(rp)