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Nicholas NegroponteVenerdì 15 ottobre 2010 il Media Lab ha aperto le porte a docenti e studenti del passato, oltre che a ricercatori e personaggi di rilievo nel panorama dell’innovazione tecnologica, per festeggiare un quarto di secolo di attività creativa, unica nel suo genere.

di Matteo Ovi

Da sempre, infatti, il Media Lab si è distinto per le caratteristiche uniche grazie alle quali sono nate al suo interno innumerevoli forme di innovazione.

Come lo stesso fondatore Nicholas Negroponte ha affermato, i 25 anni di attività del Laboratorio costituiscono una sorta di Bar Mitzvah, un passaggio alla maggiore età, ma allo stesso tempo marcano solo il primo quarto di un secolo per molti versi rivoluzionario.

Dando inizio al dibattito, Frank Moss, attuale direttore del Media Lab nonché docente a capo del gruppo New Media Medicine, ha sottolineato come il 1985 sia stato un anno importante in quanto marcò l’evoluzione dei computer da oggetti di studio a strumenti di creatività e apprendimento. Per riuscire a rappresentare al meglio questa crescita all’interno del Laboratorio, hanno parlato studenti del passato, del presente e del futuro.

Margaret Minsky, oggi ricercatrice di fama mondiale nel campo delle interfacce interattive, ha descritto i primi anni di vita del Laboratorio come marcati da una profonda e intensa attività di ricerca: «Il Laboratorio era come un alveare in costante fermento perché ricopriva un nuovo ruolo nello studio dell’arte presso il MIT, esplorando l’interazione tra gli umani e i computer nel creare nuovi ambienti».

Eran Egozy, CEO della Harmonix Music Systems (i creatori della consolle di gioco Guitar Hero), ha illustrato come all’interno del Laboratorio sia possibile dare vita a innovazioni partendo da tecnologie già esistenti, ma reinterpretate per offrire soluzioni a problemi differenti: «è sorprendente pensare a come alcune tecnologie concepite 20 anni fa abbiano incominciato a diffondersi solo adesso».

Come ben sottolineato da Michael Hawley, una delle caratteristiche vincenti del Media Lab è da sempre stata l’incredibile varietà d’interessi e studi che si sviluppavano al suo interno e la capacità di attribuire un senso di «gioco» alla ricerca. L’interazione tra bambini e tecnologia ha da sempre affascinato i ricercatori del Media Lab, che si sono potuti avvalere della importante collaborazione della Lego Company nello studio di giochi con applicazioni tecnologiche per i più giovani.

Fernanda B. Viegas, computational designer famosa per i suoi studi sulle comunità on line e sugli aspetti artistici delle visualizzazioni informatiche, ha parlato della sua attività condotta presso il Media Lab e ha sottolineato la bizzarra natura del Laboratorio, talmente unico da risultare inimitabile.

Lo stesso Negroponte ha sottolineato l’importanza di alcune caratteristiche, come la trasparenza delle aule, visibili da più piani e direzioni grazie alle pareti interne completamente in vetro. Questa caratteristica è evidente nella nuova ala del Laboratorio, mentre nell’ala originale è il risultato di una graduale evoluzione degli spazi: «Questa trasparenza ha reso possibile la collaborazione tra gruppi diversi e la condivisione dei materiali di ricerca. è grazie a questa trasparenza che docenti e studenti del Media Lab sono diventati una famiglia. Ma il vero tesoro del Media Lab sono i suoi studenti».

«La facile interazione tra corsi e gruppi all’interno del Media Lab ha tirato fuori da ciascuno studente quanto serviva a esprimere le proprie idee»: come accennato più volte da Negroponte nel corso della cerimonia, infatti, la natura del Media Lab è paragonabile a quella dei Salons des refusés francesi, in cui venivano esposte le opere d’arte rifiutate dai Salons ufficiali.

«Ciò che manca in talento può essere compensato dai traguardi. Grazie alla libertà che abbiamo dato ai nostri studenti e alla loro costante stimolazione attraverso i docenti e gli sponsor in visita, è stato possibile creare tanta innovazione», ha proseguito Negroponte. «Gli studenti del Media Lab elaborano soluzioni senza che venga posto loro un problema, e grazie a questa libertà attirano l’attenzione di enti e aziende esterne al Laboratorio, che scoprono nelle loro ipotesi di lavoro soluzioni possibili ai loro problemi».

Anche Andrew Lippman, associate director del Media Lab, ha sottolineato i meriti degli studenti che si sono susseguiti e senza i quali non sarebbe stato possibile dimostrare la fattibilità di progetti e idee che altri non avrebbero saputo concepire.

Per dare dimostrazione dell’importanza dell’informazione e della interazione tra persone e culture, Negroponte ha invitato a parlare Eric Schmidt, CEO di Google. Nel suo discorso, Schmidt ha evidenziato l’importanza di una comunicazione trasparente, facendo riferimento alle controversie che possono avvenire nel momento in cui due culture differenti si scontrano (come nel caso di Google in Cina). Riconoscendo l’importanza della tecnologia e della comunicazione, Schmidt ha concluso affermando di attendere con ansia il momento in cui ogni persona nel mondo otterrà gli strumenti necessari ad apprendere.

Dopo avere parlato del passato e del presente, si è quindi parlato di futuro, in merito al quale sono intervenuti i docenti a capo dei cinque nuovi gruppi di ricerca all’interno del Media Lab.

Ed Boyden, docente del gruppo Synthetic Neurology, ha illustrato nuove forme d’intervento sulle cellule cerebrali attraverso segnali luminosi.

Ramesh Raskar, docente del gruppo Camera Culture, ha descritto le potenzialità di nuove forme di utilizzo delle immagini visive tramite l’intercettazione di singoli fotoni.

Leah Buechley, a capo del gruppo High-Low Tech, ha parlato dei benefici derivati dall’introduzione della tecnologia in nuovi aspetti della vita, per fare sì che tutti possano acquisire una maggiore confidenza con la tecnologia stessa.

Cesar A. Hidalgo ha illustrato le potenzialità dei dati convertiti in conoscenza comune, argomento affrontato dal gruppo Macro Connections.

Neri Oxman, docente di riferimento per il gruppo Mediated Matter, ha presentato una serie di studi condotti sulla materia, rielaborata ispirandosi alle forme presenti in natura per rivoluzionare il design e la realizzazione di oggetti, edifici e sistemi.

Parlando di tecnologia, è importante menzionare l’intervento di Hugh Herr, docente a capo del gruppo di ricerca Biomechatronics, che ha saputo conquistare gli astanti parlando delle possibilità di accrescere la natura umana oltre le sue limitazioni fisiche e dando diretta dimostrazione di questo concetto facendo vedere il paio di protesi sintetiche che gli permettono di camminare, correre e saltare.

Nel corso della cerimonia si è quindi parlato di tecnologia, culture, innovazione, ma soprattutto d’interazione. è proprio questo probabilmente il più importante merito del Media Lab: quello di avere saputo combinare ed equilibrare con maestria tutti gli aspetti economici, sociali, culturali e tecnologici senza i quali non sarebbe stato possibile concretizzare una interazione tanto efficiente quanto delicata tra studenti, ricercatori e traguardi.

Negroponte sostiene che «quanti hanno cercato di competere o imitare il Media Lab non sono mai riusciti a risolvere questi problemi, perché soltanto presso il MIT si sono create le circostanze favorevoli». Concludendo che «il futuro del Media Lab risiede in una nuova forma di pensiero volta a trovare soluzioni non solo tecnologiche, ma culturali».