Nathan Copeland, uno dei primi volontari a sottoporsi a un impianto cerebrale, parla della sua interfaccia cervello-computer e del perché è un “seguace” di Elon Musk.
di Antonio Regalado
- Sui progetti di Musk: “Quando ho sentito che stava lavorando a un’interfaccia neurale, ho detto che sarei volato da lui”.
- Sui pericoli: “A confronto delle protesi cerebrali, le matrici di microelettrodi sono meno pericolose”.
- Sugli impianti volontari: “Onestamente, ne avrei voluto uno prima del mio infortunio”.
Neuralink, un’azienda finanziata dal miliardario Elon Musk, ha svelato un nuovo design per un’interfaccia cervello-computer che ha sperimentato sugli animali. Nathan Copeland è uno dei pochi esseri umani che ha già un’interfaccia funzionante. Ha subito delle lesioni gravissime alla schiena in un incidente d’auto ed è paralizzato dal petto in giù.
Il prototipo di Neuralink si connette al cervello attraverso dozzine di fili sottili, è abbastanza piccolo da trovare spazio all’interno del cranio e trasmette in modalità wireless. L’impianto di Copeland, invece, è costituito da quattro blocchi di elettrodi di silicio appuntiti all’interno del suo cervello (chiamati Utah arrays), collegati al mondo esterno attraverso prese elettriche sulla sua testa, che gli permettono di controllare robot e computer e di ricevere un feedback delle sensazioni nel suo cervello.
Dal 2014 Copeland partecipa a un progetto di ricerca presso l’Università di Pittsburgh guidato dai ricercatori Michael Boninger e Andrew Schwartz. “MIT Technology Review” lo ha intervistato per parlare di Neuralink.
Cosa ne pensa dei progetti di Elon Musk per creare un’interfaccia cervello-computer?
Direi che è un’ottima idea. Sembra che alla fine si otterrà il risultato sperato, ma a oggi ancora non funziona come voluto. Un paio di anni fa, quando ho sentito che stava lavorando con un’interfaccia neurale, ho detto che sarei volato immediatamente dove si trovava.
Era per dire, ma non posso fare a meno di pensare a cosa farò quando verrà il momento dell’espianto. Sono quasi passati cinque anni e la FDA mi ricorda che i miei impianti vanno sostituiti. Neuralink ha parlato della longevità del suo sistema e anche di un gran numero di elettrodi. Ho sempre detto che avrei voluto più elettrodi nelle mie protesi cerebrali.
Perché desidera che inseriscano più elettrodi?
Più elettrodi si hanno, più alto è il numero di neuroni monitorati, quindi si dovrebbero svolgere più facilmente azioni complesse. Io esercito il controllo solo sul braccio e la mano destra. Non sarebbe male estendere questo controllo. Potrei giocare ad altri videogiochi.
Qual era il suo lavoro prima dell’incidente?
Frequentavo la Penn State Fayette. Mi occupavo della produzione di materiali in nanoscala.
Avere un impianto cerebrale è diventato una specie di lavoro?
A dire il vero, sì. Vorrei che la pensasse così anche il governo. Ma è un discorso complesso che rientra nel problema più generale della disabilità e di come viene considerata. Trascorro 12 ore alla settimana in laboratorio per fare esperimenti e ogni volta devo compiere un tragitto di un’ora in macchina. Ricevo un compenso mensile, oltre al rimborso per la benzina e i pedaggi.
Qual è il suo titolo professionale?
Non saprei. Partecipante alla ricerca? “Pioniere di BCI [interfaccia cervello-computer]” è come mi chiama Blackrock, l’azienda che produce i miei quattro Utah arrays.
Come ci si sente ad essere in grado di controllare le cose con la mente?
E’ una sensazione fantastica. Quando si ha un incidente come il mio e si è limitati nell’azione e nell’interazione, fare qualcosa di simile è molto gratificante, anche se non ci sono benefici diretti per la salute.
Qual è la cosa che preferisce fare con l’interfaccia?
Mi piace giocare ai videogiochi. Il mio preferito è Sonic Hedgehog 2, ma vorrei giocare a Final Fantasy XIV. Ho anche giocato a Pac-Man Championship Edition DX. Di solito, però, mi limito ad eseguire quello che mi chiedono di fare in laboratorio.
Cosa farebbe se avesse l’impianto cerebrale di Elon Musk?
Vorrei giocare ai videogiochi. Onestamente, è quello che vorrei fare. Non riesco più a farlo allo stesso livello di prima dell’incidente.
Ha impianti che trasmettono il feedback sensoriale del tatto al cervello. Come le sembra?
Ho due impianti nella corteccia somatosensoriale. Le sensazioni si provano alla base delle dita, vicino ai palmi delle mani o alla nocca, e sono di diverso tipo: pressione, formicolio, calore, vibrazioni.
Le sembrano reali?
Sì e no. Alcune, come la pressione e il tocco, sono abbastanza vicine a quelle naturali. Il formicolio è molto meno simili al tipo di sensazione che provavo prima del mio incidente. Ma ora è come avere una seconda natura e fanno parte di me.
Si considera un cyborg?
In senso lato, sì, ma solo perché mi sento quasi un nerd. Ho una playlist di YouTube chiamata My Cyborg Adventure.
Con quale frequenza utilizza l’impianto e per fare cosa?
Da quando ho gli impianti sensoriali, ci sono cinque o sei persone che progettano attività e raccolgono dati. Faccio anche compiti che prevedono solo l’utilizzo del robot. In questo periodo, sto cercando di raggiungere degli oggetti.
Poi ci sono compiti che coinvolgono esclusivamente il piano sensoriale: stimolano un elettrodo alla volta a 60 microampere e io dico loro come ci si sente. Infine si effettuano molte consegne virtuali, in cui mi si chiede di prendere le cose e usare diversi livelli di forza, in modo da definire più accuratamente l’atto di afferrare.
Che tipo di robot controlla?
Un robot di assemblaggio KUKA LBR. Finora è il mio robot preferito. È fondamentalmente il tipo di robot che costruisce auto. All’inizio ho utilizzato il braccio APL, poi il braccio Luke di DEKA; entrambi hanno dei limiti perché sono pensati con finalità anatomiche: replicano il modo di funzionare del braccio. Il Kuka invece ha molte articolazioni. Può sollevarsi e mantenere il braccio parallelo al suolo. È molto più veloce. Mi piace.
Cosa puo fare con il robot? Può afferrare una palla?
Sono sicuramente in grado di prendere una palla da tennis. Ha una pinza. Raccolgo e muovo le cose su un tavolo tutte le volte che posso in due minuti. Ho infranto il mio record. Lo controllo perfettamente.
Utilizza l’interfaccia cerebrale a casa?
Non ancora, ma stanno ottenendo l’approvazione per utilizzarla a casa con un tablet per uso medico, che però non è potente come vorrei che fosse. Non è l’ultimo modello e non ha molta potenza di elaborazione. Ma sarebbe divertente giocarci da solo nei miei giorni liberi.
Si offrirebbe volontario per sperimentare l’impianto di Elon?
Non è semplice rispondere. Sì e no allo stesso tempo. Dovrei confrontarmi con lui o il suo team per capire bene di che si tratta. So che è facile presentare un prodotto come qualcosa che risolve i problemi.
Sono stato il primo essere umano a ricevere impianti nella corteccia sensoriale, ma non sono stato il primo con l’Utah array; era già stato sperimentato. Finora è stato impiantato su circa 20 persone, credo.
Cosa motiva le persone a unirsi a uno studio per avere un impianto cerebrale sperimentale?
Nel caso mio, il motivo è stato spingere la tecnologia ad aiutare davvero le persone, in modo che non sopportino quello che ho passato io. La depressione e la sensazione di non poter più fare nulla e di non poter contribuire in alcun modo alla società. In una sola parola: disperazione.
Partecipare a questo studio ha dato un senso alla mia vita. Qualcuno deve farlo, e non mi sento di certo un eroe. Spero che si arrivi al punto in cui se si ha un infortunio, l’assicurazione paghi per le terapie di recupero.
Che rischi pensa si corrano con l’interfaccia cervello-computer?
Con Neuralink, sicuramente maggiori rispetto all’Utah arrays. Ora devo mantenere sempre pulita la struttura che ho in testa e fare attenzione alle infezioni cutanee. Un sistema wireless sarebbe meno rischioso da questo punto di vista. Ma gli elettrodi di Neuralink, della grandezza di un capello, sono molti e se fosse necessario espiantarli potrebbe essere davvero complicato.
Cosa pensa di Elon Musk?
Le cose che sta facendo sono decisamente interessanti. Vorrei andare nello spazio e vorrei avere un furgone Tesla attrezzato per l’accesso con le sedie a rotelle.
Musk sostiene che le persone dovrebbero avere impianti cerebrali su base volontaria. Cosa ne pensa?
Onestamente, ne avrei voluto uno prima del mio infortunio. Sono dell’idea che, in questa fase, le persone paralizzate siano come i piloti collaudatori. La FDA è contraria alla sperimentazione sulle persone sane, perché gli elettrodi di disturbo nella corteccia motoria potrebbero interferire con altre funzioni. Quindi il punto di partenza sono persone con una disabilità funzionale. È una tecnologia che potrebbe essere di grande aiuto in situazioni diverse e che potrebbe aprire nuove strade.
Cosa l’ha colpita di più durante la presentazione di Neuralink?
Lì per lì ho invidiato la persona che avrà questi impianti e, ammesso che funzioni, potrà fare nuove scoperte e essere al centro dell’attenzione mondiale. Se tutto andrà a buon fine, cambierà sicuramente il mondo e il modo in cui pensiamo a queste cose.
Immagine: Nathan Copeland University Of Pittsburgh Medical Center
(rp)